In un palcoscenico di tensioni globali e narrative belliche in continuo aggiornamento, si potrebbe provare a esaminare da vicino l'aggressione russa in Ucraina, cioè dal punto di vista dell’Europa. Una domanda in particolare avvolge il dibattito europeo, e non solo: l'aggressione russa in Ucraina può essere considerata un caso di terrorismo sponsorizzato dallo stato (state sponsored terrorism)?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo innanzitutto fare chiarezza sul concetto di "terrorismo". Il significato stesso di terrorismo è oggetto di una contesa concettuale più che secolare, tuttora in corso, con dissidi che non si limitano ai cosiddetti addetti ai lavori (della teoria), ma permeano anche le sfere decisionali della politica e delle istituzioni governative. Questa mancanza di chiarezza aggiunge ulteriori complicazioni nella comprensione e nella gestione delle risposte a questa intricata problematica.

Esplorando oltre un centinaio di definizioni di terrorismo, Alex P. Schmid - esperto nel campo degli studi sul terrorismo -, ha portato alla luce schemi ricorrenti e idee condivise (cfr. tabella 1), che convergono in una definizione che cerca di catturare gli aspetti chiave su cui la comunità accademica concorda ampiamente da tempo: al centro della rappresentazione del terrorismo si trova l'idea fondamentale che i suoi esecutori mirino deliberatamente a individui innocenti, cercando non solo vittime e distruzione fisica, ma un impatto psicologico profondo su larga scala, che spesso supera l'attenzione rivolta a perdite di vite o danni materiali. Inoltre, le attività terroristiche coinvolgono uccisioni intenzionali, ferimenti e distruzioni, riconosciuti universalmente come reati nei sistemi legali delle nazioni civilizzate.

Fonte: A. Schmid, Terrorism: the Definitional Problem

In un contesto globale intricato, il terrorismo si dipana attraverso molteplici sfaccettature: esiste un terrorismo ideologico, separatista, nazionalista, cyber, narco e religioso. Nel mirino di questa analisi emerge la delicata e scivolosa questione del terrorismo sponsorizzato dallo stato, un elemento cruciale che vede nazioni adoperare il terrorismo come un'arma occulta per perseguire obiettivi politici o ideologici. Le dichiarazioni della Russia riguardo al presunto sostegno a movimenti separatisti in Ucraina alimentano interrogativi sull'eventuale coinvolgimento diretto di uno stato in atti terroristici, e vanno a tessere una trama ancor più intricata in questo complesso scenario globale. Attualmente, anche il terrorismo religioso guida le cronache, con il conflitto tra Israele e Palestina che si estende anche ai paesi circostanti nel Medio Oriente. Gruppi estremisti religiosi, come Hamas, non fanno in tal senso che esacerbare le tensioni a livello globale.

Scacchi geopolitici: la cronaca di un conflitto millenario tra Russia e Ucraina

È il 24 febbraio 2022: come sappiamo, la Russia lancia “un’operazione militare speciale” in Ucraina per la denazificazione del paese. Le preoccupazioni russe riguardo all'espansione della NATO nell'Europa orientale hanno alimentato questa escalation, ma il conflitto ha origini ben più profonde che abbracciano secoli di storia condivisa e identità politiche divergenti.

La storia di questa rivalità vede la Russia annettere l'Ucraina nel 1783, prendendone il controllo e sopprimendo la cultura ucraina attraverso innumerevoli politiche coercitive. Nel XX secolo, l'Ucraina ha brevemente assaporato l'indipendenza, ma è stata successivamente inglobata nell'Unione Sovietica. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, l'Ucraina ha riguadagnato l'indipendenza e ha intrapreso un percorso pro-occidentale, cercando a più riprese collaborazioni con la NATO.

La tensione è cresciuta nel 2014 quando la Russia ha annesso la Crimea e sostenuto movimenti separatisti nell'est dell'Ucraina. Nel febbraio 2022, il presidente russo Vladimir Putin ha giustificato una piena invasione dell'Ucraina, affermando l'intento di proteggere gli etnici russi, ostacolare l'adesione dell'Ucraina alla NATO e mantenerla nell'orbita russa.

Tra le sfumature del conflitto tra Russia e Ucraina emerge il ruolo centrale svolto dalla propaganda, in grado di tessere intricate narrative che plasmano da ormai un biennio le percezioni di entrambe le nazioni coinvolte. Da un lato, la macchina propagandistica russa dipinge un quadro di timori e ansie tra le comunità etnicamente russe in Ucraina, avvertendo dei possibili danni alla cooperazione economica in caso di avvicinamento all'Unione Europea. Dall'altro, la controparte ucraina presenta il conflitto come una lotta per la sovranità e i valori democratici, sottolineando l'impegno verso gli ideali occidentali di pace, libertà e virtù umanitarie. La propaganda diventa così il tessuto narrativo che avvolge questa complessa contesa, che riflette la lotta più ampia per la sovranità e i valori democratici nella regione.

La Tempesta di Fuoco Russo-Ucraina: l’Arte della Guerra

Le forze armate ucraine, schierate contro la maestosa potenza militare russa, si trovano in uno scontro impari nel teatro dell'invasione russa dell'Ucraina nel 2022, il conflitto più esteso in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, a oggi. La Russia ha impiegato un intero arsenale militare, compiendo attacchi aerei precisi che hanno provocato una devastazione su vasti territori ucraini. Razzi e artiglieria si sono uniti, scatenando distruzione e causando numerose vittime. Il calcolo militare a favore della Russia ha reso la competizione profondamente squilibrata, con la fazione russa che gode di un vantaggio decisivo grazie alla superiorità numerica e di fuoco. Le potenze occidentali, riconoscendo la precaria situazione dell'Ucraina, hanno inviato rinforzi, ma la loro efficacia diventa settimana dopo settimana sempre più incerta. I danni collaterali sono evidenti, ed evidenziano la complessità delle strategie militari nelle zone a maggior densità abitativa.

I sistemi di lancio multiplo Grad, Smerch e Uragan hanno contribuito alla strategia russa, causando vittime umane e danni alle infrastrutture civili, accentuando la visione della Russia come stato terrorista da parte della comunità internazionale. Il Gruppo Wagner, fondato nel 2014 da Yevgeny Prigozhin per sostenere gli sforzi separatisti russi, ha notevolmente accresciuto la sua visibilità attraverso attività pubbliche e sui social media e il distacco di Prigozhin dalle gerarchie militari russe. Dopo un focus in Africa, il gruppo ha spostato le sue attività verso il conflitto ucraino, intensificando la violenza nel primo trimestre del 2023. Putin ha dichiarato che il Gruppo Wagner e l'impresa di Prigozhin hanno accumulato 2 miliardi di dollari, evidenziando relazioni complesse con il governo russo.

Yevgeny Prigozhin

Le attività del Gruppo Wagner in Ucraina prima dell'invasione del 2022 sono oscure, ma segnalazioni indicano basi in Lugansk e arresti di combattenti in Bielorussia nel 2020. Dopo l'invasione, il gruppo ha operato con le forze russe, intensificando la presenza in Ucraina. Le gravi accuse di violenze contro i civili suscitano profonde preoccupazioni e orientano l'attenzione della comunità internazionale verso la considerazione della Russia come uno stato che potrebbe essere implicato in atti di terrorismo. Nel frattempo, la presenza mutevole del Gruppo Wagner in diverse regioni dell'Ucraina alimenta ulteriori interrogativi sul ruolo e l'impatto delle sue attività. Inoltre, l'ampliamento della definizione di stato terrorista avrebbe un impatto espansivo, aumentando notevolmente le transazioni finanziarie e i conti soggetti a blocco su scala globale, conformemente alle normative contro il riciclaggio di denaro (anti- money-laundering). Ciò suscita interrogativi sul futuro delle operazioni finanziarie internazionali legate alla Russia e sulla sua capacità di mantenere una presenza economica significativa nel panorama globale.

Il Parlamento Europeo Rompe il Silenzio: l'UE Dichiara la Russia Stato Terrorista

Nel novembre 2022, il Parlamento europeo ha compiuto una mossa audace, imputando ufficialmente la Russia come uno "sponsor di terrorismo e uno stato che ricorre a mezzi terroristici”, approvando la Risoluzione del 23 novembre 2022 sul riconoscimento della Federazione Russa come uno sponsor statale del terrorismo con 498 voti a favore, 58 contrari e 44 astensioni,  (2022/2896(RSP)).

Questa classificazione, sancita nel punto 2 della risoluzione parlamentare, rappresenta una pietra miliare nell'affrontare le crescenti preoccupazioni internazionali sulle azioni russe. La decisione è stata scatenata dalle gravi violazioni delle leggi internazionali e umanitarie, manifestate nelle atrocità commesse contro gli ucraini e negli attacchi mirati alle infrastrutture civili. La prima sezione si basa su precedenti risoluzioni del Parlamento europeo, in merito a violazioni dei diritti umani da parte di società militari e di sicurezza private, con particolare enfasi sul Wagner Group. Il documento adottato fa ampio ricorso a diversi strumenti legali internazionali e quadri normativi; tra questi spiccano la Carta delle Nazioni Unite, la Convenzione contro il Genocidio del 9 Dicembre 1948 e le Convenzioni di Ginevra che mirano a proteggere i civili durante i conflitti armati del 12 Agosto 1949. Questo enfatizza il ruolo cruciale del diritto internazionale nel trattare le questioni legate al terrorismo e alle sue manifestazioni.

La seconda parte della risoluzione offre invece uno sguardo più dettagliato sulle azioni della Russia nel conflitto ucraino. Dall'escalation delle ostilità a partire da febbraio 2022, agli atti barbarici contro i civili e le infrastrutture e la crisi umanitaria a Mariupol il Parlamento europeo disegna un quadro allarmante delle azioni russe e dei loro impatti devastanti.

La terza e ultima sezione è un appello diretto all'azione: si richiede un immediato cessate il fuoco, il ritiro completo delle forze russe dall'Ucraina e la fine delle deportazioni forzate. La solidarietà con l'Ucraina è sottolineata, insieme alla richiesta di un quadro giuridico per designare gli Stati sponsor del terrorismo e all'invito all'isolamento internazionale completo della Russia nonché all'inclusione dei gruppi armati russi nell'elenco dei terroristi dell'UE.

La designazione della Russia come stato terrorista ha implicazioni significative in termini diplomatici e politici. Rappresenta una condanna ufficiale e senza mezzi termini delle azioni russe da parte dell'UE, e invia un forte e chiaro messaggio alla comunità internazionale sulla gravità della situazione. La dichiarazione ha ricevuto una risposta positiva dalle autorità ucraine, che da tempo sollecitavano l'UE e i membri della NATO a classificare formalmente la Russia come uno stato terrorista. Questa convergenza di interessi sottolinea la serietà della situazione e la crescente preoccupazione della comunità internazionale nei confronti delle azioni russe nella crisi ucraina in corso.

Di diverso avviso è stata la Corte internazionale di giustizia dell'Onu, che il 31 gennaio scorso ha respinto con un verdetto definitivo quasi tutte le istanze avanzate dall'Ucraina contro la Russia per la guerra in Donbass e l'occupazione della Crimea nel 2014.
Di fronte all’accusa di Kiev, presentata nel 2017, di finanziamento  al terrorismo separatista da parte di Mosca, la Corte dell'Aja ha stabilito infatti che solo i trasferimenti di denaro possono essere considerati come finanziamento di gruppi terroristici, ma non la fornitura di armi o l’addestramento.
La  Corte deve peraltro  ancora esprimersi sulla presunta violazione della Convenzione sul genocidio,  denunciata dall’Ucraina il 26 febbraio 2022, due giorni dopo l'invasione russa.

La chiave per sbrogliare questo intricato enigma della definizione della Russia come stato terrorista, giace quindi nella comprensione approfondita delle azioni russe in Ucraina.

La tragica partita a cui assistiamo è ancora aperta, giocata tra le righe della legge internazionale e la complessità di un conflitto che continua a tenere il mondo con il fiato sospeso. In questo caleidoscopio di opinioni, l'unica certezza è che la discussione su questo palcoscenico globale è destinata a persistere, con il destino di due paesi interi appeso a un filo sottile tra condanna e contestazione.