Continua la corsa, a tratti sorprendente, dei distretti italiani che dall’oreficeria di Valenza al tessile di Biella, mettono a segno un anno record. Nel 2022, infatti, secondo la quindicesima edizione del Rapporto annuale sull’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali di IntesaSanpaolo, le imprese distrettuali mostrano una dinamica positiva del fatturato (+16,7%) rispetto al complesso del manifatturiero (+15,2%) nel contesto di un anno record per le esportazioni che hanno toccato i 153 miliardi euro (+20%  rispetto al 2019). Rilevante il balzo verso Stati Uniti (+3,4 miliardi, +25,2%), Francia (+2,7 miliardi, +18%), Germania (+2,1 miliardi, +11,9%) e Turchia (+0,6 miliardi, +30,3%). E per il 2023-24 IntesaSanpaolo prevede una crescita nominale ancora superiore al manifatturiero (+3,3% contro +0,9%), in un contesto di prezzi alla produzione pressoché invariati. E chi adotta politiche di welfare aziendale fa volare la produttività per addetto anche se non aumenta la quota di under 40 nei board.

Chi sale sul podio

Quest’anno ai primi tre posti della classifica dei migliori distretti italiani per crescita, export, profitti e solidità finanziaria, si posizionano la Gomma del Sebino Bergamasco, il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene e i Vini e distillati del Friuli.In ogni caso, l’analisi dei bilanci di più di 90mila imprese evidenzia il recupero post-pandemico di 22.302 imprese appartenenti a 159 distretti industriali. Complessivamente, emerge una migliore dinamica delle imprese distrettuali che in termini mediani già nel 2021 hanno registrato un fatturato del 5,2% superiore ai livelli del 2019, due punti percentuali in più rispetto alle aree non distrettuali. Anche la redditività si è rafforzata e l’Ebitda nei distretti è salito al 7,7% (0,3% in più rispetto al 2019) e si è spinto al 9,9% per le imprese distrettuali con brevetti.

Esportazioni dei distretti industriali in milioni
Esportazioni dei distretti industriali in milioni

Export volàno della crescita

La spinta decisiva alla corsa dei distretti nel 2022 arriva, ancora una volta, dall’export che ha toccato la cifra record di 153 miliardi di euro, 25 miliardi in più rispetto al 2019 (+19,9% a prezzi correnti), mentre il fatturato, secondo le stime di IntesaSanpaolo, ha registrato un aumento mediano del 16,7%, mostrando una dinamica migliore rispetto al complesso manifatturiero (+15,2%). Il forte aumento dei costi, in parte traslato sui prezzi, ha condizionato la marginalità unitaria che, tuttavia, grazie a efficientamento dei processi, autoconsumo, sostegni governativi, ha subito una riduzione contenuta, inferiore al punto percentuale. Solo alle utilities energetiche, le imprese distrettuali hanno pagato bollette in aumento medio del 57% a cui hanno risposto per la gran parte con l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile.

L’innovazione, carta vincente

Le imprese distrettuali continuano a mostrare un forte impegno sul fronte dell’innovazione (circa 75 brevetti ogni 100 imprese contro i 51 nelle aree non distrettuali), che ne rafforza strutturalmente la competitività, così come nell’adozione di tecnologie 4.0. Secondo le indagini che la Direzione Studi e Ricerche di IntesaSanpaolo i vantaggi della tecnologia sono evidenti in termini di redditività e produttività. Da un’analisi su 423 imprese localizzate nel Triveneto, in Emilia-Romagna e nelle Marche, in gran parte attive in settori ad alta intensità distrettuale come Meccanica, Agro-alimentare e Legno-arredo, tra le imprese 4.0 emerge la miglior dinamica dell’Ebitda che si è rafforzato tra il 2019 e il 2021. Nel 2021 le imprese 4.0 hanno registrato un Ebitda pari al 14%; il resto delle micro imprese si è fermato all’8%.

Capitale umano e welfare aziendale

I ritorni della tecnologia dipendono fortemente dalla qualità del capitale umano inserito in azienda. Non a caso, negli ultimi anni, è aumentata significativamente la ricerca di figure e tecnici Ict. Una quota consistente di queste nuove posizioni, circa la metà, è di difficile reperimento, spesso per mancanza di candidati. Le imprese, con l’obiettivo di attirare e trattenere competenze, possono adottare mirate politiche di welfare aziendale, che possono contribuire anche a risolvere, almeno parzialmente, le difficoltà incontrate dalle donne con figli in età scolare nel conciliare lavoro e famiglia. L’analisi di un campione di circa 2.000 imprese evidenzia come nei distretti vi sia un’intensità lievemente superiore (2% che diventa il 10% per le micro imprese) nell’adozione di misure di welfare. I ritorni dall’adozione di politiche di welfare sono evidenti: nei distretti le imprese che hanno adottato misure di welfare nel 2021 hanno raggiunto livelli di produttività per addetto pari a 69.400 euro, con una differenza dalle altre imprese che è salita a oltre 18.000 euro, il doppio rispetto al divario del 2019. Far star bene i propri dipendenti riduce l’assenteismo e aumenta il legame e la fidelizzazione con l’impresa, con ritorni significativi anche in termini di produttività.

Governance senza giovani

La capacità delle imprese di rinnovare e potenziare le proprie competenze e aprirsi con più facilità alla transizione tecnologica e green può anche passare attraverso il passaggio generazionale. L’analisi dell’evoluzione del board per classe d’età evidenzia che nell’ultimo quadriennio si è verificato un invecchiamento degli amministratori: nel 2022 nei distretti è salita al 12,6% la quota di imprese guidata solo da persone con almeno 65 anni, circa il 2% in più rispetto al 2019. Al contempo, è scesa al 19,9% (era al 23,4% solo tre anni prima) l’incidenza delle imprese distrettuali con almeno un under quarantenne nel board. È dunque necessario accelerare i processi di ringiovanimento del board, anche perché i risultati si vedono: le imprese con almeno un under 40 nel board sono cresciute di più in termini di fatturato nell’ultimo triennio e risultano più innovative e attente agli aspetti ambientali (il 25,1% ha certificati ambientali contro il 9,7% delle imprese con il board composto solo da over sessantacinquenni).

Una doppia resistenza

Osserva Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo: «Dal rapporto emerge un quadro di rimbalzo. Queste imprese hanno dimostrato di essere capaci di andare oltre la pandemia e di sopravvivere anche a questa guerra che ha causato uno sconvolgimento dei flussi di rifornimento, un improvviso aumento del costo dell'energia e di altre elementi fondamentali per la produzione».