Ieri il capogruppo al Senato del PdL, Renato Schifani, invece di intervenire sulla dichiarazione di voto, ha lasciato la parola a Silvio Berlusconi, che, a sopresa, ha dichiarato che il PdL avrebbe votato a favore del Governo. In effetti, il PdL era spaccato in tre: i governativi, gli astenuti e i falchi. Per questa ragione, se Berlusconi avesse dichiarato che il PdL avrebbe votato contro, si sarebbe trovato con solo una parte dei suoi senatori.
E ne ha preso atto, preferendo una clamorosa retromarcia. Si ha così una maggioranza di governo composta dal PD, da Scelta Civica, dagli ex-berlusconiani, e una “maggior-maggioranza” con dentro i berlusconiani. Questi ultimi sono nella maggioranza per non finire isolati, ma non sono più necessari.
La vicenda è clamorosa: 1) Si ha una maggioranza a guida neo-democristiana (Enrico Letta, Angelino Alfano) che ha il voto post comunista (ma nel PD vi sono dei post democristiani come Matteo Renzi) e delle correnti neo-democristiane (gli ex berlusconiani); 2) Il PdL non è più solo un partito patrimoniale guidato senza contrappesi dal fondatore, perché ora esprime una qualche dialettica interna. Si ha una convergenza “moderata”, che riduce il peso delle “estreme” – il radicalismo vecchia maniera del PdL e le tentazioni “di sinistra” del PD.
Il programma esposto da Letta quando ha chiesto la fiducia è chiaro: 1) il quadro politico ed economico per combattere la crisi è quello europeo; 2) vanno fatte le riforme per il rilancio – giustizia, fiscalità, liberalizzazioni, privatizzazioni. Insomma, quanto già messo in moto da Monti nella seconda parte del suo governo: “Cresci Italia”, dopo “Salva Italia”. Un programma in linea con quello Partito Popolare Europeo.
Quanto accaduto è un bene o un male dal punto di vista dei mercati finanziari? E’ un bene, ma quello che farebbe davvero migliorare le cose – dei rendimenti che in un futuro non troppo prossimo vedono ridotto lo spread fino 100 punti base con la borsa italiana che sale perché le banche sono diventate toniche - è lo sviluppo economico. Lo sviluppo è anche figlio delle riforme del mercato del lavoro, dei prodotti, e della Pubblica Amministrazione che non possono più essere rinviate. Il giudizio dei mercati molto probabilmente ruoterà intorno a queste cose.
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