Arnaud Montebourg è il no global del governo francese, il ministro economico che più si batte per la salvaguardia del made in France – l’unica immagine che conta è quella sulla copertina del Parisienn (1), il ministro del Rinnovo industriale con maglia a righe e Moulinex in casa, quintessenza di un mondo francocentrico orgoglioso e supponente – anche a costo di gettare il proprio paese sul lastrico.

 

Perché è questo che sta accadendo alla Francia: sta finendo male. E se la Grecia ci può lasciare lì per anni a pontificare su rigore e solidarietà, la Francia no, la Francia è troppo grande da salvare e troppo grande da abbandonare, è il punto in cui il progetto europeo si sfracella davvero.

 

Montebourg vuole fare il salvatore della Francia, e per questo litiga con tutti (oltre a essersi appena lasciato con la fidanzata, la direttrice di Inrocks, Audrey Pulvar, “emmerdeuse” come si autodefinisce, che in un’intervista a GQ ha spiegato che quella relazione le impediva di fare bene il suo mestiere (2)). Sull’ultimo numero del Nouvel Observateur (3) vengono raccontati tutti i pettegolezzi di palazzo: le liti a Bercy, sede del ministero dell’Economia, con il ministro Moscovici e con il segretario Ramirez; gli scontri con il governo, le dimissioni rifiutate dal presidente, François Hollande dopo lo scandalo di Florange, perché un rappresentate della sinistra del partito ci vuole sempre.

 

Florange è emblematico: è il sito di un’acciaieria di Acelor-Mittal, che l’azienda madre indiana voleva chiudere e che Montebourg voleva, piuttosto che chiuderla, nazionalizzare. Soltanto che il signor Mittal, uno degli uomini più potenti del mondo, non era stato nemmeno consultato, cosicché è volato a Parigi per discutere la faccenda direttamente con i politici francesi. Appena arrivato, il governo ha sconfessato Montebourg, s’è messo a trattare con Mittal, ha raggiunto un accordo per quello stabilimento che, secondo tutti gli esperti, Mittal non onorerà.

 

Nonostante lo scorno, Montebourg è disposto a fare la stessa cosa con Rio Tinto, perché salvare il sistema Francia, pur che le sue grandi falle, è la priorità del ministro. Il quale ha una visione piuttosto personale delle nazionalizzazioni: per lui si tratta di un salvataggio tout court di aziende in crisi, non prevede alcun tipo di razionalizzazione o di ristrutturazione. Basta salvare i posti di lavoro in un paese in cui la disoccupazione continua a crescere, nonostate le politiche a favore del lavoro adottate dal governo.

 

Il ministro è convinto di fare il bene della Francia – e dell’Europa, che altrimenti è costretta a rimanere quella che è, “l’idiota del villaggio globale” (4) – e pretende di ignorare una realtà piuttosto evidente: mantenere a tutti i costi l’inefficienza rischia di espandere altra inefficienza, non certo di contenerla. Un conto è l’emergenza, un conto è il rinnovo industriale del paese. Montebourg tende a pensare che ci sia sempre emergenza, che è come accontentarsi di non aumentare oggi lo scontento sociale, sapendo che domani scoppierà tutto assieme.

 

  1. http://www.leparisien.fr/economie/pourquoi-arnaud-montebourg-pose-en-mariniere-dans-le-parisien-magazine-18-10-2012-2244551.php

  2. http://www.gqmagazine.fr/pop-culture/medias/articles/audrey-pulvar-je-suis-une-emmerdeuse/16653

  3. http://tempsreel.nouvelobs.com/

  4. http://www.lemonde.fr/economie/article/2012/12/11/montebourg-nous-sommes-les-idiots-du-village-global_1804438_3234.html