Gli ultimi anni sono stati turbolenti per la Georgia, con proteste frequenti che hanno coinvolto la capitale e, in alcuni casi, il resto del paese. Sebbene instabilità simili non siano rare in altre parti del mondo, la situazione sembra avvicinarsi a un punto di svolta per questo stato del Caucaso. Si profilano all'orizzonte due direzioni principali: una Georgia euroasiatica o un riavvio del ciclo locale. Sorge inevitabilmente una domanda: come ha fatto la Georgia a trovarsi a un tale bivio?
L'illusoria figura di Bidzina Ivanishvili
Gli ultimi anni del governo di Mikheil Saakashvili (Presidente fino al 2013) hanno rappresentato un netto contrasto rispetto all'ideale liberale della Rivoluzione delle Rose del 2003. La retorica filoccidentale e i buoni rapporti con l'UE e gli Stati Uniti, così come la riduzione della corruzione di basso livello e il miglioramento delle infrastrutture statali, mascheravano in realtà un crescente autoritarismo: corruzione ai vertici e clientelismo economico, restrizioni politiche e frodi elettorali, una libertà di stampa e di assemblea sempre più ridotta, impunità del sistema giudiziario e tortura dei prigionieri, nonché una campagna militare fallimentare. Molti georgiani avevano raggiunto il limite della sopportazione, e Ivanishvili ha colto la sua occasione.
Bidzina Ivanishvili, figura enigmatica e controversa, è spesso descritto come l’éminence grise della politica georgiana. Nato nel 1956 nel piccolo villaggio di Chorvila, a metà degli anni Ottanta era già ricercatore senior presso l’Università Statale di Ingegneria Ferroviaria di Mosca, dove stava conseguendo un dottorato in economia. Le riforme di Gorbaciov, che introdussero maggiori libertà economiche, gli offrirono nuove opportunità. Ivanishvili si orientò verso il capitalismo e, sfruttando le sue connessioni e i fondi derivanti dalla vendita di vari dispositivi elettronici, riuscì ad acquisire una fabbrica in Cina che produceva telefoni e registratori a nastro, che poi vendeva in Russia. Con la ricchezza accumulata, fondò la banca Rossisky Kredit, un'operazione di grande successo. In seguito, trasse vantaggio dal processo di privatizzazione, acquisendo a basso costo impianti minerari e di lavorazione che, con le fluttuazioni del mercato, si rivelarono altamente redditizi. Tuttavia, con l’ascesa di Vladimir Putin, consapevole della sua intolleranza verso gli oligarchi indisciplinati, Ivanishvili ridusse gradualmente le sue attività in Russia. Dopo un breve soggiorno in Francia – seconda casa della famiglia ancora oggi – nel 2004 si trasferì definitivamente in Georgia con i suoi cari.
Le sue attività imprenditoriali non si interruppero mai completamente: attraverso società offshore come Aqua Space, Ivanishvili ha mantenuto legami economici con la Russia fino ai giorni nostri. In Georgia, divenne un filantropo, finanziando la costruzione e la ristrutturazione di scuole, ospedali, chiese e persino interi villaggi. Oltre a pagare gli stipendi di molti lavoratori in questi settori, sostenne finanziariamente anche l’esercito e le forze di polizia, guadagnandosi una reputazione di salvatore della patria agli occhi di molti georgiani.
Sebbene avesse inizialmente stabilito contatti con Saakashvili e supportato finanziariamente il suo governo, il rapporto con il regime si incrinò, portandolo a ritenere necessario un intervento. Ivanishvili finanziò e unì l’opposizione contro Saakashvili e, pur ricoprendo brevemente il ruolo di primo ministro, ha sempre preferito governare nell’ombra. Nel novembre del 2013 si dimise, mantenendo un profilo relativamente basso fino al 2018, quando assunse la carica di presidente del partito Sogno Georgiano (GD), tornando così a una maggiore visibilità sulla scena politica.

La svolta del Sogno Georgiano
Nel 2012, una coalizione composta da sei partiti guidati dal Sogno Georgiano (GD) riuscì a prevalere contro il Movimento Nazionale Unito (UNM) di Saakashvili. Il processo non fu privo di difficoltà: gli attivisti del GD furono spesso molestati, a volte arrestati, le loro attrezzature confiscate e l’organizzazione multata. L’UNM, inoltre, fu accusato di frode elettorale, per aver gonfiato le liste con circa ottocentomila nomi di georgiani non presenti nel paese. Tuttavia, quando un canale televisivo associato a Ivanishvili rivelò uno scandalo riguardante trattamenti inumani inflitti ai prigionieri, ciò bastò per spostare l’equilibrio verso l’opposizione. Fondamentalmente, la coalizione guidata dal GD era un’alleanza di protesta, priva di un’ideologia unificante e ciò portò a un governo instabile, con frequenti cambiamenti tra i ministri. Di conseguenza, i successi effettivi nella gestione del paese furono limitati. Tra i risultati positivi, spicca l’introduzione di un programma di salute universale, che rese l’assistenza medica molto più accessibile. Le restrizioni politiche vennero allentate e la libertà dei media parzialmente ristabilita.
Sul piano internazionale, i risultati furono contrastanti. Oltre a intensificare la cooperazione con l’UE e la NATO, la Georgia normalizzò le relazioni con la Russia, con il benestare dell’Occidente. Tuttavia, i risultati di questo approccio furono limitati: la cooperazione economica aumentò, le sanzioni furono revocate e i voli tra i due paesi ripresero, ma la Russia continuò a consolidare il suo controllo sulle regioni separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud e iniziò a diffondere la sua propaganda pro-Cremlino.
A livello politico, non mancarono azioni discutibili. Furono avviati vari processi contro i precedenti leader dell’UNM, funzionari locali furono rimossi e sostituiti, e la Chiesa Ortodossa Georgiana acquisì un’influenza crescente. Nonostante queste carenze, la Georgia visse in questo periodo il governo più “occidentale” della sua storia. La transizione del potere avvenne in modo pacifico – la prima nella storia del paese – e il GD consolidò progressivamente il suo ruolo, fino a ottenere una super-maggioranza alle elezioni parlamentari del 2016. Questo risultato consentì al parlamento di avviare modifiche costituzionali, completando il passaggio a un sistema parlamentare. Il sistema elettorale misto fu sostituito con uno proporzionale, con la clausola che l’attuazione sarebbe avvenuta entro il 2024. Inoltre, le riforme del sistema giudiziario proseguirono, conferendo al parlamento un’influenza molto maggiore sul settore. Teoricamente, l’obiettivo era la depoliticizzazione del sistema giudiziario; in pratica, però, il GD acquisì un controllo ancora più marcato. Le riforme permisero di rimuovere i giudici non allineati, mentre quelli fedeli furono ricompensati materialmente. La recente decisione della Corte Suprema di convalidare i risultati fraudolenti delle elezioni del 2024 dimostra l'importanza di queste riforme per il GD.
Dopo le elezioni, il Sogno Georgiano iniziò a utilizzare una retorica sempre più conservatrice e, successivamente, di estrema destra per attirare il consenso della popolazione georgiana, in gran parte tradizionalista. Ad esempio, nel 2011 oltre l’80% dei georgiani riteneva che l’omosessualità fosse inaccettabile, mentre nel 2016 quasi il 70% giudicava inammissibili i rapporti prematrimoniali per le donne. Nel 2017, circa il 70% dei cittadini dichiarava di fidarsi della Chiesa Ortodossa Georgiana, rendendola l’istituzione più rispettata del paese. La Georgia aveva già assistito a mobilitazioni contro le minoranze sessuali nel 2014, e in generale contro l’Occidente percepito come "degenerato", mobilitazioni che furono in parte incoraggiate dal clero stesso. Una mossa chiave per consolidare il sostegno popolare fu l’emendamento costituzionale che definiva il matrimonio come “un’unione tra un uomo e una donna finalizzata alla creazione di una famiglia”. Sebbene queste tendenze abbiano subito cambiamenti nel corso degli anni (e probabilmente continueranno a farlo, soprattutto in merito alla Chiesa e alle minoranze sessuali), il GD disponeva di una solida base su cui fare leva. Inoltre, altri gruppi marginali adottarono la retorica dell’estrema destra, ispirandosi a Orban e ai movimenti radicali in Europa e negli Stati Uniti., e il GD trovò modo di trarre vantaggio dalla loro esistenza.
Un giro di vite
Oltre a fare appello alla base elettorale più conservatrice, il GD ha adottato misure per consolidare ulteriormente il proprio potere. Una di queste è stata la costruzione di meccanismi per la manipolazione elettorale creativa, impiegati anche nelle elezioni del 2024. Ad esempio, dato che i georgiani residenti all’estero tendono a essere critici nei confronti del GD, il governo ha reso il voto dall’estero più difficile e meno accurato. Sul piano domestico, l'acquisto di voti e il reclutamento di elettori puntano su gruppi vulnerabili: poveri, abitanti delle aree rurali, elettori inattivi, anziani e minoranze etniche. Le tecniche comunemente utilizzate includono pagamenti in contanti (circa 5-8 euro) e l’uso di reti informali di assistenza, con coordinatori che si occupano della consegna di pacchi alimentari o della risoluzione di problemi sociali e sanitari. Inoltre, è comune l’uso di strumenti di controllo (come l’obbligo di fotografare il proprio voto) e la confisca di documenti d’identità tramite individui legati alla criminalità. Sebbene il regime di Saakashvili avesse già impiegato metodi simili, le tecniche del GD sono meglio finanziate e organizzate. L’attività filantropica di Ivanishvili, ormai in gran parte conclusa dal 2012, ha segnato il passaggio a un rapporto più pragmatico e basato sul do ut des.
Un altro metodo adottato è stato quello di allinearsi a gruppi pro-Russia ed estremisti di destra, oltre all’uso di "troll farm", pagine di supporto false e piattaforme di disinformazione pro-governative e anti-occidentali, efficaci nel contesto di una libertà di stampa sempre più ridotta e nella diffusione della propaganda filo-sovietica.
Queste attività hanno causato naturalmente malcontento e proteste tra i georgiani, in particolare fra i giovani, fin dal 2018, spesso represse con violenza dalle forze dell’ordine e da contro-manifestanti (zonderebic).

Tra Europa e Russia: una strategia di equilibrio
Sebbene il GD abbia vinto le elezioni del 2020, l'opposizione denunciò numerose anomalie. Lo stallo si risolse temporaneamente nell’aprile 2021, grazie a un accordo mediato dal Consiglio Europeo. Tuttavia, quando il Sogno Georgiano si ritirò dall’accordo tre mesi dopo, la Georgia entrò in uno stato di scontro civile permanente aggravato dalla posizione piuttosto neutrale del GD nei confronti della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina: diversi esponenti del GD sostennero che, qualora l’opposizione li avesse sostituiti, la Georgia sarebbe stata trascinata in guerra con la Russia su pressione dell’Occidente.
Ciò ha portato a un inasprimento delle relazioni con l’UE, criticata apertamente come responsabile di numerosi problemi. Un’altra svolta significativa fu la cosiddetta “legge sugli agenti stranieri”, che mirava a designare le ONG finanziate dall’Occidente come “agenti di influenza straniera”, permettendo così al governo di controllarle. La legge, simile a quella approvata in Russia, suscitò grandi proteste, ma fu infine ribattezzata e adottata nel 2024. In Russia, questa normativa è stata utilizzata dal 2012 per eliminare gradualmente e controllare quasi tutta la società civile. A causa di queste problematiche, la Georgia ottenne lo status di candidato all’adesione all’UE solo nel dicembre 2023 (condizionato all’attuazione di riforme rilevanti), nonostante avesse presentato domanda già nel marzo 2022.
Sognando l’Europa
Molti degli eventi e delle tendenze precedentemente descritti si scontrano con l’agenda più liberale dell’UE. Tuttavia, il sostegno all’UE è rimasto elevato tra la popolazione georgiana: negli ultimi dieci anni non è mai sceso sotto il 70%.
Un sostegno così diffuso potrebbe sembrare strano considerando la natura tradizionalista della società georgiana. Tuttavia, nel popolo georgiano è forte la convinzione che l’UE sia non solo una forza stabilizzatrice e che offra vantaggi economici, ma soprattutto che incarni l’appartenenza a un progetto e il desiderio di camminare fianco a fianco con le altre nazioni europee. È una questione di identità e di riconoscimento come europei – qualcosa che si allinea perfettamente con la forte identità georgiana – mentre vi è poca conoscenza del funzionamento effettivo dell’Unione come istituzione, il che crea aspettative spesso esagerate. In altre parole, la distanza e la natura impenetrabile dell’UE permettono di costruire un’immagine idealizzata di essa.
Due percorsi possibili
Con il GD che si è dichiarato vincitore delle elezioni del 2024, assicurandosi 89 seggi su 150, proteste di massa hanno scosso il paese dall’ottobre scorso. Tuttavia, il fattore che ha maggiormente alimentato l’escalation è stata proprio la decisione di posticipare i negoziati per l’adesione all’UE fino al 2028, dopo che il Parlamento Europeo ha stabilito che il GD aveva commesso frodi elettorali. Considerando il vasto supporto popolare per l’Unione, l’indignazione della popolazione non è sorprendente. La presidente Salome Zourabichvili (ex diplomatica francese naturalizzata georgiana), la voce critica più prominente all’interno delle istituzioni, è stata alla fine sostituita il 15 dicembre 2024 da Mikheil Kavelashvili, candidato unico alle elezioni con il GD. E adesso?
Il primo possibile percorso è quello definito come Georgia euroasiatica. In breve, Ivanishvili potrebbe cercare di trasformare la Georgia in una nuova Bielorussia o Azerbaigian. Le libertà in ogni ambito della vita verrebbero progressivamente ridotte fino a controllare ogni forma di opposizione e ogni istituzione statale finirà saldamente in mano a Ivanishvili e ai suoi fedelissimi. I casi di Zourabichvili e le proteste di massa indicano che c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere questo obiettivo. Sebbene concessioni temporanee possano essere fatte, il piano generale rimarrà inalterato. Gli attacchi si concentreranno sulla società civile, sulle minoranze sessuali, sulle istituzioni di istruzione superiore – ogni baluardo del pensiero liberale e democratico sarà minacciato. Ciononostante, è probabile che Ivanishvili voglia mantenere il controllo senza sottomettersi completamente alla coercizione russa. Questo potrebbe spiegare l’approccio tiepido del GD verso l’integrazione con l’UE – entrare nell’Unione richiede riforme che smantellerebbero il controllo di Ivanishvili sul paese. Nel frattempo, una cooperazione con la Russia appare ragionevole, ma è improbabile che Ivanishvili voglia rispondere a un’autorità superiore. Se questa strategia sia effettivamente sostenibile è un’altra questione. Anche Lukashenko ha tentato un simile gioco d’equilibrio tra Occidente e Russia, finendo però costretto a schierarsi con la Russia di Putin per mantenere il potere. Meglio essere un signore provinciale che un nobile incarcerato.
Il percorso meno probabile è che le proteste abbiano successo e si tengano elezioni libere. Un nuovo parlamento sarebbe formato e la Georgia intraprenderebbe un processo di riforme. Tuttavia, anche questo scenario presenta numerosi problemi, dato che non sembra esserci una forza dominante unitaria e quindi una coalizione è inevitabile. Inoltre, se Ivanishvili non viene privato della sua influenza, potrebbe semplicemente attendere che la coalizione incontri difficoltà e che il popolo perda fiducia nel processo, per poi ritornare gradualmente sulla scena politica georgiana. Un’altra possibilità è che emerga una forza dominante che intraprenda lentamente il percorso per modellare il sistema politico a proprio favore. Purtroppo, tutti i governanti della Georgia dall’indipendenza in poi hanno seguito questo stesso schema – Gamsakhurdia, Shevardnadze, Saakashvili o Ivanishvili. Essi iniziano come nuove speranze per sollevare il popolo dalla miseria, solo per trasformarsi in leader autoritari che limitano le libertà della società. Probabilmente, il miglior modo per la Georgia di rompere questo ciclo sarebbe un governo di coalizione di almeno due mandati. Questo permetterebbe a nuovi attori di consolidarsi, sufficientemente forti da contestare le aspirazioni di potere reciproche, e darebbe tempo alla società civile di svilupparsi. Con il nuovo sistema elettorale proporzionale c’è qualche speranza.
Conclusione
La realtà politica della Georgia è una storia di difficoltà. Ivanishvili è un uomo pragmatico che probabilmente ha un solo obiettivo: mantenere il potere. Se ritiene di poterlo fare meglio spingendo la Georgia verso posizioni pro-russe e ignorando l’Occidente, si tratta di un rischio calcolato ma elevato.
Gli Stati Uniti, che hanno prontamente risposto ai risultati delle ultime elezioni imponendo sanzioni su Ivanishvili per le sue politiche anti-democratiche, hanno tuttora relazioni bilaterali molto strette con il paese, visto come alleato chiave nell’Europa dell’est, ed è difficile pensare che sospenderanno il loro supporto ormai consolidato e teso a rafforzare anche finanziariamente democrazia e sicurezza (per quanto nulla sia scontato con la nuova amministrazione Trump).
Nel frattempo, i georgiani dovranno subire un altro leader autoritario e una classe dirigente elitaria. Tuttavia, se dovesse accadere l’imprevisto e si presentasse un’opportunità per le riforme, queste si rivelerebbero difficili e la possibilità di fallimento sarebbe costantemente in agguato. Eppure, i georgiani hanno dimostrato la loro forza d’animo fin dall’antichità e continueranno a farlo anche in futuro.
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