Nel 2021 erano 18,2 milioni le famiglie (70,8% del totale) proprietarie dell’abitazione in cui vivono, mentre 5,2 milioni (20,5%) vivono in affitto e 2,2 milioni (8,7%) dispongono dell’abitazione in usufrutto o a titolo gratuito. I dati Istat, comunicati al ministero del Lavoro a settembre 2022, fotografano la realtà dell’abitare in Italia un patrimonio immobiliare che vale una cifra vicina ai 6.000 miliardi di euro. Un patrimonio rilevante quello posseduto dai proprietari di casa, che non ha pari in Europa, ma che costa piuttosto caro quanto a manutenzione e gestione sia secondo una rilevazione Eu-Silc sia per i calcoli effettuati dal Codacons.

Secondo i dati Eu-Silc (Statistics on Income and Living Conditions) - una delle principali fonti di dati per i rapporti periodici dell’Unione Europea sulla situazione sociale e sulla diffusione della povertà nei paesi membri - una famiglia italiana spende una parte considerevole del proprio reddito (2.734 euro in media nel 2020)  per la gestione della casa, sia essa di proprietà o in affitto. Infatti, le famiglie in affitto spendono mediamente 579 euro al mese, mentre quelle proprietarie vedono più che dimezzare l’importo, a 263 euro. Se poi si considera tra gli oneri relativi all’abitazione anche la restituzione della quota in conto capitale compresa nella rata di mutuo, la spesa sale di molto, arrivando a 749 euro. Le famiglie che abitano case in usufrutto spendono, invece, un ammontare decisamente inferiore (172 euro).

Chi è in affitto paga di più

L’incidenza delle spese per l’abitazione è ovviamente più alta per le famiglie in affitto, arrivando a quasi un terzo del loro reddito (27,9%). Inoltre,  la spesa media per l’abitazione varia (ma non più di tanto) in funzione del reddito disponibile delle famiglie: si va dai 288 euro per le famiglie meno abbienti ai 363 euro per le famiglie più benestanti;  quindi l’incidenza delle spese per l’abitazione passa dal 32,3% per le famiglie più povere al 6,6% per quelle più abbienti. L’incidenza delle spese per la casa sul reddito risulta dunque, per le famiglie del primo quinto, circa 5 volte superiore rispetto a quelle dell’ultimo. Resta il fatto che quasi 2,5 milioni di famiglie (9,9% del totale) devono affrontare una quota di spese per l’abitazione sul reddito disponibile uguale o superiore al 40%.

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Cifre ancora più elevate secondo la rilevazione del Codacons. L’associazione dei consumatori individua un picco di 951 euro mensili, fra condominio, tasse, bollette e mutui per un appartamento di 100 metri quadrati. Senza mutuo, la spesa scende a 406 euro. Si tratta di stime del Codacons che ha messo in fila tutte le voci di cui tenere conto. “Dall’acquisto all’utilizzo degli immobili i cittadini devono sostenere una serie di spese che gravano in modo pesante sui bilanci familiari  – spiega il Codacons –  e per una casa di 100 mq ubicata in un capoluogo di provincia la spesa media ammonta a circa 951 euro a famiglia tra utenze (luce, gas, acqua), rata del mutuo, tassa rifiuti (per una media di 307 euro l’anno), spese condominiali, le manutenzioni; in totale fanno oltre 11.400 euro all’anno. Solo per il mutuo le famiglie pagano una rata mensile pari in media a 545 euro”.

Salasso Imu se è seconda casa

Se poi la casa non è quella di residenza va aggiunta l’Imu che presenta un costo medio pari a 1.070 euro l’anno. Per non dire dell’ammontare delle tasse da versare al momento dell’acquisto dell’immobile che cambia a seconda che l’immobile sia stato messo sul mercato dal proprietario precedente oppure da un’azienda o dal costruttore. Se il venditore è un privato, l’acquirente dovrà pagare l’imposta di registro proporzionale del 9% sulla seconda casa, 2% sulla prima casa; l’imposta ipotecaria fissa di 50 euro e quella catastale fissa di 50 euro. Se, invece, il venditore è un costruttore o una società, oltre alle imposte di registro, ipotecaria e catastale, si dovrà pagare l’Iva pari al 4% del valore del bene in caso di prima abitazione, che arriva fino al 22% per gli immobili di lusso.