Aumentano nel 2022 i ricavi delle società di capitali, facendo registrare un incremento pari al 31,5%, superando il 25,5% del 2021. I servizi corrono più dell’industria mentre svettano le costruzioni, anche sulla spinta del Superbonus, mentre la regione con la crescita più forte è il Lazio e quella meno dinamica il Piemonte. E le società che hanno chiuso il bilancio in utile sono passate dal 65,9% del 2020 al 75,7% del 2021.
I dati emergono dall’Osservatorio sui bilanci 2021-2022 della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, che ha analizzato i dati di oltre un milione di bilanci e dai quale emerge la necessità di politiche di sostegno mirate sui diversi settori nonché una tempistica più dilatata pe5r quel che riguarda i versamenti fiscali. Depurato dalla crescita dell’inflazione, l’aumento dei ricavi 2022 è pari al 20,9%, mentre nel 2023 è stimato al +4,2%, dato che segnala un forte rallentamento della dinamica dei ricavi (+10,5% nominale e +4,2% reale) rispetto ai due anni precedenti e che, alla luce delle tendenze macroeconomiche in atto, potrebbe trasformarsi in una contrazione secca per il 2024. Le società che chiuderanno il bilancio in utile, di conseguenza, potrebbero subire un calo importante.
Un allarme all'orizzonte
I commercialisti segnalano pertanto un probabile incremento dell’indebitamento e, soprattutto, del costo del debito che peserà in parte sui margini, invitando a prestare la massima prudenza nelle politiche di bilancio a partire da quest’anno nell’ambito delle regole in tema di assetti organizzativi, amministrativi e contabili. «I dati dell’Osservatorio Bilanci della nostra Fondazione mostrano una tenuta dei ricavi delle imprese per l’anno in corso che scontano, però, un forte rallentamento a causa della contrazione della produzione industriale nella prima parte dell’anno», spiega Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti. Che aggiunge: «La spinta al Pil più che positiva del primo trimestre 2023 è controbilanciata dalla contrazione del secondo trimestre, mentre sembra più che probabile il raggiungimento degli obiettivi di crescita formulati dal governo nel Def di aprile».
Fatturati, il predominio delle Pmi
Dai dati dei bilanci 2021-2022 emerge che a realizzare la maggior parte del fatturato totale sono le Pmi (47,8%), che rappresentano il 16% delle imprese e coprono il 47,8% dei dipendenti, seguite dalle grandi imprese (37,1%) che sono lo 0,4% e occupano il 35,5% dei dipendenti. In fondo si trovano le microimprese (15,1%), che rappresentano l’83,6% di tutte le società e occupano il 16,6% di tutti i dipendenti.
La ristorazione fa +50%
Con riferimento ai settori di attività, nel 2022, i ricavi crescono in maniera più sostenuta nei servizi rispetto all’industria. In particolare, le imprese operanti nei settori alloggio e ristorazione presentano una crescita del fatturato superiore al 50%, mentre tra le imprese industriali si registra un tasso di crescita al di sotto del 20%. Tra le imprese dei servizi, da segnalare anche la crescita più bassa dei ricavi delle imprese del commercio (+15,2%). Nel 2021, invece, l’aumento generalizzato dei ricavi ha riguardato, in particolare, il settore energia, acqua e rifiuti (+54,7%), seguito dall’industria estrattiva (47,2%) e, al terzo posto, da ristoranti e alberghi (+37,7%). Anche il settore delle costruzioni evidenzia un’ottima performance (+33,4%), mentre l’industria manifatturiera mostra una crescita del 25,7%. Il settore con l’incremento più contenuto è editoria, cinema e telecomunicazioni (+4,1%), mentre arte e cultura fa registrare +36,7%.
Lazio superstar
A livello geografico, le regioni che nel 2021 hanno fatto segnare la crescita più elevata dei ricavi sono Lazio (+39,2%), Friuli-Venezia Giulia (+33,2%) e Sardegna (+31,3%), mentre tra le regioni con la crescita più bassa troviamo Puglia (+20%), Sicilia (+19,5%) e Piemonte (+18,8%). Le province più dinamiche in termini di incremento dei ricavi sono Trieste (+47,2%), Cagliari (+40,7%) e Roma (+40%), mentre in fondo alla classifica si trovano Savona (+10,7%), Siracusa (+8,3%) e Arezzo (+3,6%). Sul fronte dei dipendenti, il biennio ha visto un incremento maggiore degli occupati nel 2022 (+7,2%) rispetto al 2021 (+3,3%). Nel 2021, in particolare, tutte le province meridionali mostrano un tasso di crescita più elevato - in linea con il +6,5% della macroarea Sud - contro il +2,1% del Nord-ovest e il +2,4% del Nord-est. Le province più dinamiche per il tasso di crescita dei dipendenti sono state Campobasso (+24,9%), Potenza (+20,7%) e Siracusa (+20,3%).
Nel complesso, commenta Elbano De Nuccio, «i dati forniscono indicazioni importanti sulle differenti tendenze in atto ed invitano a calibrare al meglio le politiche industriali. Infatti, al buon recupero delle imprese turistiche si associa una evidente difficoltà delle imprese del commercio. Ma la preoccupazione maggiore è per un possibile contraccolpo negativo nel volume dei ricavi e nella redditività per il 2024, come conseguenza anche della revisione al rialzo delle stime di crescita del Pil per il 2023. Raccomandiamo, perciò, la massima prudenza nelle politiche di bilancio da parte delle imprese a partire dall’anno in corso ed invitiamo il governo a rafforzare per quanto possibile l’azione di sostegno nei loro confronti».
E anche le politiche pubbliche devono fare la loro parte. Infatti, per il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili,«oltre alla riforma fiscale, che certamente favorirà la compliance rendendola anche più efficiente e meno onerosa, vi è la necessità di prevedere misure finanziarie in grado di permettere un atterraggio morbido delle imprese. Non solo un rafforzamento delle garanzie pubbliche per il credito alle Pmi, ma anche l’allungamento delle rate per le imprese più in difficoltà con il fisco».
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