Immaginate i 266 milioni di merci che ogni anno entrano e escono dall’Italia come un’unica grande torta. Ora tagliate un po’ meno di due terzi (il 60% per la precisione) e avrete un’idea immediata di quel che perde l’export-import con il caos trafori che ha travolto le Alpi in questo scorcio da agosto. In pratica sono 170 milioni di tonnellate di merci che non sanno più che strada (o ferrovia) prendere. Dei sette valichi che da Ventimiglia a Tarvisio permettono a Tir e vagoni di raggiungere i mercati dell’Europa solo i due estremi di questo arco disegnato tra le montagne funzionano a pieno ritmo mentre si rincorrono telefonate tra i ministri dei vari Paesi per trovare una soluzione, sollecitando anche l’intervento di Bruxelles per esempio per convincere l’Austria a rivedere la politica di limitazioni di passaggi di Tir al Brennero, confermata anche per il prossimo anno, tra l’ira degli autotrasportatori, che invocano una procedura di infrazione contro Vienna. Ma andiamo con ordine.
A Nord Ovest è il caos
Il caso maggiore è a Nord Ovest. Un passaggio destinato a ridursi di fatto al solo Frejus dal 4 settembre per la chiusura per più di cento giorni del traforo del Monte Bianco per i lavori di manutenzione che andranno avanti per 17 anni, ora si trova dover fare i conti con un imprevisto. Una frana caduta domenica in territorio francese, nella valle della Maurienne, alta Savoia, che ha bloccato il traffico ferroviario tra Modane e Chambery (si parla di almeno due settimane di stop, ma c’è il concreto timore che possano essere di più una volta accertati i reali danni nella galleria di Saint André) e limitato quello stradale. Dal Frejus possono transitare solo camion di peso inferiore alle 3,5 tonnellate perché in territorio francese il traffico dall’autostrada viene dirottato su una strada statale. Sarà così almeno fino al weekend quando si completeranno gli accertamenti dei tecnici. Il primo effetto è stata la Valle d’Aosta paralizzata dai Tir che non potendo passare dal Frejus hanno dirottato sul Bianco. Per questo Antonio Tajani e la collega francese Chaterine Colonna si vedranno giovedì a Toledo per trovare una soluzione. L’ipotesi più probabile è posticipare di alcuni giorni, forse una settimana, la chiusura del traforo del Monte Bianco. Ma c'è chi ipotizza un rinvio a 'primavera. Dai due trafori messi insieme transitano ogni anno 20,8 milioni di tonnellate, più o meno la stessa cifra che transita da Ventimiglia (19,5).
San Gottardo, treni contingentati
A settentrione il nodo più grosso riguarda la linea ferroviaria del San Gottardo, interrotta dal 10 agosto per il deragliamento di un treno. Solo da lunedì la galleria di base è stata parzialmente aperta e limitatamente al traffico merci. Cento convogli al giorno. Per il ritorno dei passeggeri invece si ipotizzano mesi. E da lunedì mattina per più di 24 ore è rimasta chiusa al transito anche la linea ferroviaria del Brennero – da dove transitano ogni anno quasi 14 milioni di tonnellate di merci – per una serie di smottamenti in territorio austriaco.
I timori delle aziende
Insomma un intoppo dietro l’altro che ha spinto Lorenzo Zunino, presidente del Forum italiano dell’export a lanciare l’allarme: «Le gravi limitazioni alla circolazione delle merci attraverso trafori alpini costituiscono un pericolo molto serio per le aziende esportatrici italiane. Le difficoltà nella movimentazione delle merci legate alle infrastrutture sono un costo inaccettabile. Chiediamo al ministro Salvini un piano d'urgenza mirato alle esigenze dell'export e basato sul potenziamento del trasporto ferroviario su merci, che in Italia con il 10% ha una media nettamente inferiore a quella europea che si attesta al 18%, e sulla modernizzazione del sistema porti, un settore strategico che muove 500 milioni di tonnellate di merce ogni anno, per oltre 200 miliardi di valore».
Il grande buco per la Tav
Per puro caso il grande caos nei trafori alpini avviene coincide con un passo decisivo per uno dei futuri corridoi europei per merci e passeggeri: la Torino-Lione. Telt svela in queste ore i nomi delle aziende che dovranno costruire il tunnel di base della Tav sul lato italiano – una commessa che supera il miliardo – per garantire collegamenti ferroviari veloci tra Italia e Francia. Dal 2032. Adesso, anche quelli lenti zoppicano.
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