Il 4 settembre è una data segnata in rosso sulle agende di tutte le imprese della logistica. Quel giorno, alle cinque del pomeriggio chiuderà il traforo del Monte Bianco per più di tre mesi. La riapertura è prevista 105 giorni dopo, la sera del 18 dicembre. Di fatto da settembre il “Passaggio a Nord Ovest” si riduce a due opzioni: il Frejus e il valico di Ventimiglia. Poi, per la verità, restano due statali, quella del Monginevro nel Torinese e del colle della Maddalena nel Cuneese ma sono poco praticabili soprattutto per chi opera in spedizioni internazionali.

Senza contare il rischio neve. Un disguido non da poco - ma gli operatori usano parole più forti - destinato a prolungarsi nel tempo perché i lavori di ammodernamento del traforo del Monte Bianco dopo quasi sessant’anni di servizio sono destinati a prolungarsi per 17 lunghi anni, con un calendario di stop di tre mesi ogni dodici. Cristina Manara, manager di Confindustria Piemonte, l’ha detto di recente a Courmayeur in occasione del convegno “Edilizia, mobilità e sviluppo del Nord Ovest”:«Una prolungata chiusura del Bianco rappresenta un serio problema economico e sociale per i territori, con un impatto negativo per l’intero sistema logistico del Nord Ovest. Per la Valle d’Aosta l’impatto finale sul Pil sfiora il 10%, per l’intero Nord Ovest supera il 5%».

 

Proprio quello che non serve ora che il Piemonte si prepara a diventare lo snodo logistico d’Europa, sogno che il presidente Alberto Cirio insegue da tempo per puntare a un rilancio della locomotiva d’Italia perduta. E che ha in due infrastrutture ferroviarie - il Terzo Valico e la Tav – i pilastri. Ma che per sviluppare come si deve l’obiettivo di polo logistico d’Europa deve confidare anche su una rete stradale all’altezza. Anche perché come ha sottolineato Giancarlo Bertalero, esperto di trasporti, intervenuto pure lui al convegno organizzato a Courmayeur da Ance e Confindustria Valle d’Aosta «I corridoi ferroviari daranno risultati tangibili dal 2035». Più di dieci anni dunque, sempre che i tempi sulla Torino-Lione siano rispettati, visti i tanti slittamenti sulla data di inizio d’esercizio.

La mossa degli imprenditori

Ma c’è di più. Bertolero ha aggiunto che «Sono necessari investimenti per l’ammodernamento e lo sviluppo anche delle infrastrutture stradali». Non con i tempi calcolati per il traforo del Bianco si augurano all’unisono imprenditori e amministratori. Ecco perché Confindustria Aosta spera ancora che la sua carta – quella della seconda canna del Bianco – alla fine risulti vincente. L’obiettivo è questo: 3+2, gli anni necessari per scavare e rendere operativa la nuova galleria. Costo: un miliardo e duecento milioni, che si accollerebbe per intero la società di gestione del Monte Bianco senza che i due stati debbano sborsare un euro. I vantaggi? Si potrebbero congelare i lavori di ammodernamento dell’attuale traforo per realizzarli poi tutti insieme quando sarà pronta la seconda canna. E arrivare nel giro sette forse otto anni un tunnel moderno e efficiente anche sul fronte della sicurezza.

 

Ma c’è un’opposizione da vincere. Quella di Chamonix. I francesi al di là del Bianco non ne vogliono sentire parlare di un raddoppio: «Porterebbe solo più traffico su gomma lungo le nostre vallate, altro che transizione ecologica». La speranza è di superare l’ostacolo a livello di governi attraverso il Comitato di cooperazione transfrontaliera. Il 29 settembre ci sarà un nuovo incontro tra i ministri degli Esteri di Italia e Francia e Antonio Tajani proverà a riproporre con maggior forza la bontà del progetto firmato dagli industriali aostani. D’altronde secondo uno studio europeo una bella fetta dei 230 milioni di tonnellate di merci che ogni anno vengono esportate all’estero attraverso le Alpi continueranno a viaggiare su gomma (12 milioni di mezzi pesanti) anche se il numero di treni è destinato a incrementarsi in modo sensibile (130 mila). E dal 2026 il trasporto ferroviario sarà l’elemento portante della logistica tra il Mediterraneo e il mare del Nord grazie al Terzo Valico.

Si spera nell'asse Tajani-Colonna

L’incontro tra Tajani e Catherine Colonna ci si augura porti benefici anche per il collegamento dimenticato delle Alpi cuneesi: il Colle di Tenda. La nuova galleria doveva essere pronta per dicembre, in tempo per la nuova stagione sciistica sulle montagne di Limone Piemonte e invece poche settimane fa è arrivata la doccia fredda: slitta di almeno sei mesi. Si aprirà a giugno 2024, sempre che tutto vada bene in una provincia dove l’autostrada Cuneo-Asti deve ancora essere completata dopo 30 anni. Di fatto i collegamenti tra i due Paesi sono interrotti dall’autunno 2020 quando l’alluvione si portò via un pezzo di strada in territorio francese e la vecchia galleria del Tenda (funzionante in attesa del nuovo traforo) venne chiusa.

Ma tornando al Monte Bianco l’emergenza è adesso. E per ora non c’è una vera alternativa alla chiusura del traforo della Valle d’Aosta per più di cento giorni. Dal 5 settembre si calcola che ogni 24 ore 11 mila veicoli in più (6500 dei quali Tir) dirotteranno sulla Valsusa e il Frejus per raggiungere la Francia. E' la via più breve anche se per le aziende del trasporto comporterà comunque costi in più. E già c’è chi pronostica che la Tangenziale di Torino andrà in tilt: la senatrice di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio ha presentato un’interrogazione al ministro Salvini perché convochi i gestori dei due trafori per programmare meglio il calendario lavori. Tra tanti allarmi c’è anche una notizia buona. Dal 18 dicembre, il giorno della riapertura del Monte Bianco, il Frejus inaugurerà la seconda canna.