L’auto che tira di più in Italia? Quella usata. E il parco circolante è in costante crescita dal 2021. E non è una buona notizia come sottolinea Gian Primo Quagliano, direttore del Centro studi Promotor: «Dal 2021 calano le rottamazioni di auto usate. E' un fenomeno legato probabilmente alle carenze nell'offerta di una parte delle auto nuove, carenze che inducono a rinviare la sostituzione delle auto già in esercizio e determinano un aumento della domanda di auto usate anche per vetture che in tempi normali venivano rottamate. Il parco circolante quindi sta crescendo. Nel 2022 ha superato ampiamente la soglia dei 40 milioni e quest’anno continua a crescere. Nel 2024 arriveremo a toccare i 42 milioni. In sintesi in Italia abbiamo sempre più auto e sempre più vecchie». E non è una buona notizia secondo il direttore del Centro Promotor per tre ragioni, come ha riassunto ai microfoni di Radio24:«Innanzitutto per l’ambiente. Sono mezzi vecchi e dunque più inquinanti. Per il mercato, perché rallenta le vendite di modelli nuovi. E ultimo ma non meno importante per la sicurezza».

In realtà proprio il mercato contribuisce a questo rilancio dell’usato “poco garantito”. La mancanza di componenti che si era fatta molto critica subito dopo la pandemia non è ancora del tutto risolta e le case automobilistiche hanno deciso di puntare sui modelli élite o medie – che garantiscono ritorni migliori – riducendo la produzione delle utilitarie. Così la gente cerca l’auto tra i modelli di seconda o terza mano. In media le auto italiane hanno 12 anni e due mesi, rispetto ai 10 anni e 5 mesi della Francia e i 10 anni e un mese della Germania.

 Il mercato delle quattro ruote in Italia, seppur in miglioramento (con Stellantis che fa meglio del mercato), è ancora indietro rispetto ai livelli pre Covid cioè al 2019: la differenza dei primi nove mesi accusa ancora un calo vicino al 20%. Ecco la lettura di Promotor:  «Mentre il prodotto interno lordo italiano ha già raggiunto e superato i livelli ante-crisi, il ritorno alla normalità del mercato è ancora ostacolato dalle ripercussioni della pandemia e della guerra in Ucraina e, in particolare, dai forti incrementi dei prezzi delle auto e dal permanere di carenza di auto da consegnare. Il volume di immatricolazioni di settembre e, più in generale, dei primi nove mesi dell’anno è dovuto in misura non trascurabile alle autoimmatricolazioni, cioè alle immatricolazioni ai concessionari di auto nuove da destinare al mercato dell'usato con chilometri zero: a settembre sono 17.200, nel periodo gennaio-settembre 99.286».

Il quadro è quindi tutt'altro che rassicurante. Se il tasso di crescita dei 9 mesi rimanesse questo fino a fine anno si raggiungerebbe quota 1.587.943, una quota assai distante dai due milioni di immatricolazioni necessarie per contenere l'invecchiamento del parco circolante. Dal sondaggio tra i concessionari di Promotor emerge che il 61% prevede che la situazione non migliorerà nei prossimi tre/quattro mesi e il 24% prevede che peggiorerà, mentre il 28% si attende nuovi aumenti dei prezzi. E l’auto elettrica non contribuisce a cambi are questo quadro. In Italia il mercato resta fermo attorno al 4% mentre cresce in altri Paesi dell’Ue tanto da raggiungere il 15%. Anzi, a settembre è andata anche peggio. Le auto elettriche pure (Bev) si fermano al 3,6% dopo gli incoraggiunati numeri di agosto. Aggiungendo le ibride si arriva a una quota del 7,6%. Quagliano punta il dito sugli incentivi: non funzionano.  Opinione condivisa dal presidente dell'Unrae, Michele Crisci,  che dice: «é sempre più urgente un piano del governo per chiarire il percorso che l'Italia intende seguire nell'ottica della transizione green, rivedendo l'attuale sistema di incentivi per renderli più fruibili, maggiormente indirizzati ai target europei, utili ad un accelerato rinnovo del parco, destinati a tutte le imprese, rivedendo le regole e recuperando i residui del 2022 e quelli ormai quasi consolidati del 2023».