E tre. L’Italia ha superato anche l’esame Fitch. L’agenzia di rating americana ha confermato il rating 'Bbb', con outlook stabile. Neanche il tempo di rifiatare che già è cominciato il conto alla rovescia verso l’appuntamento sin da subito indicato come l’ostacolo più difficile e rischioso dell’esame d’autunno per i conti pubblici: il giudizio di Moody’s. Arriverà venerdì 17, ma è inutile fare scongiuri. Sarà una valutazione puramente tecnica e l’insidia è più elevata di tutte quelle affrontate finora – da Stantard & Poor’s a Fitch passando per la canadese Dbrs – perché se Moody’s abbassa anche solo di un gradino il rating l’Italia diventa “"non-investment grade”, insomma un Paese con titoli spazzatura. Moody’s infatti parte da una categoria più bassa rispetto alle altre agenzie di rating  Baa3. Con la retrocessione nella categoria speculativa dei titoli, ci sarebbe una conseguenza immediata: il ritiro dai titoli italiani di tutta una serie di fondi, compresi quelli pensionistici americani, che hanno investito masse importanti di denaro in Bot e Btp. Un brutto colpo per un Paese che deve trovare sul mercato 480 miliardi.

Lo "scherzo" a Biden

Perché c’è da temere Moody’s? Per l’assaggio che ha dato ieri all’America. Sì, proprio così: l’agenzia ha confermato il rating degli Usa con la tripla A, ma ha ridotto l’outlook da stabile a negativo. Tutta colpa del debito crescente dell’amministrazione Biden. Giudicato elevato. Non solo. A rendere tutto più complicato secondo Moody’s concorre la spaccatura nel Congresso che complica un potenziale accordo. Il Tesoro americano – alla cui guida c’è l’ex numero uno della Fed Janet Yellen – ha replicato piccato, dicendosi in disaccordo con la valutazione: «La nostra economia resta forte e i Treasury sono l’asset più sicuro del mondo». Ma tant’è. Ecco perché il deficit altrettanto alto dell’Italia – anzi in crescita come previsto dalla manovra – potrebbe risultare indigesto agli analisti di Moody’s.

Gli atout dell'Italia

Tuttavia tra gli addetti ai lavori in pochi scommettono su una retrocessione del Paese. Perché si ritrovano nel giudizio che dell’Italia ha dato Fitch: «Il rating dell’Italia è sostenuto dalla sua economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza all’eurozona e dalla solidità delle istituzioni rispetto alla mediana del gruppo dei peer». Ecco, riassunti in poche righe, tutti gli atout dell’Italia che, va sottolineato, resta la terza economia europea e la seconda per produzione manifatturiera. Una pagella sufficiente a bilanciare le cose che non vanno e che sempre gli analisti di Fitch hanno messo in risalto: «Fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, con un debito pubblico molto elevato, una politica fiscale relativamente poco rigorosa dopo la pandemia, un potenziale di crescita economica ridotta e un contesto di rendimenti più elevati».

La premier Meloni ha incaricsato il ministro Fitto di riorganizzare il Pnrr

Fitch promuove Fitto

Già la crescita. Fitch prevede un rallentamento della crescita quest’anno (in linea con tutte le altre analisi, non solo delle agenzie di rating) a +0,9%  rispetto al +3,7% del 2022. Prevede una lieve accelerazione al +1,0% nel 2024 e al +1,3% nel 2025, «aiutata da un'accelerazione della spesa dei fondi di NextGenerationUe», cioè il Pnrr. Sul Piano di ripresa e resilienza gli analisti americani non concedono troppi giri di parole: «Quest’anno l’esecuzione del Pnrr è stata nettamente inferiore agli obiettivi, ma prevediamo che sarà sostenuta da una riorganizzazione per razionalizzare i progetti subnazionali e realizzare un maggior numero di progetti attraverso il settore privato». Una promozione, sembra di leggere, della linea portata avanti dal ministro Raffaele Fitto.

Il giudizio su Meloni

E c’è un passaggio della “pagella” di Fitch dedicata al governo Meloni: «Il sostegno pubblico all’esecutivo di centrodestra ha tenuto e la sua maggioranza parlamentare è più stabile di molte precedenti amministrazioni, offrendo una piattaforma per una pianificazione di medio-termine economica e di bilancio. In ogni caso di trova ad affrontare una notevole pressione politica affinché mantenga maggiormente i suoi impegni elettorali, pesando sulle prospettive di un maggiore consolidamento, come evidenziato dalle misure di riforma delle pensioni respinte dalla coalizione».