Sono 2.146 le società benefit in Italia nel giugno 2022, ammontare che risulta essere cresciuto esponenzialmente nell’ultimo biennio, tenendo presente che nel 2020 tale cifra era ben più modesta e pari a 511 unità. Secondo una ricerca condotta da InfoCamere e Assobenefi, si tratta per il 97% dei casi di società già costituite, come le S.r.l, le start up e le S.p.A quotate in borsa, un terzo delle quali, residenti in Lombardia. Tra di esse, in particolare, sono le aziende guidate da imprenditori giovani e più sensibili alle tematiche di impegno sociale ed ambientale. Il fenomeno è in crescita, soprattutto, nel settore dei servizi (976), del manifatturiero (254) e del commercio (169). Un forte impulso all’accrescersi della trasformazione in società benefit in Italia è stato determinato anche dagli incentivi garantiti dal Governo e resi possibili in particolar modo dal Pnrr, che hanno permesso la concessione di sgravi fiscali in grado di ammortizzare le spese di avviamento o trasformazione in questo tipo di società. A favorire un ulteriore sviluppo delle suddette società in Italia è anche il comportamento degli stessi investitori: il 65% di questi applica criteri di valutazione Esg e/o di impact investing nel definire le opportunità di investimento.

Cosa c'è dietro un acronimo di tre lettere

L’acronimo Esg si riferisce ai tre fattori “Environmental, Social and Governance” che rappresentano il caposaldo dell’Investimento Sostenibile e Responsabile (Sustainable and Responsible Investing, Sri). In particolare, la dimensione ambientale (Environmental) comprende tutti quei fattori che riguardano il rispetto e la tutela dell’ambiente; la dimensione sociale (Social), invece, riguarda il rispetto dei diritti umani e fondamentali per il lavoratore, la formazione e educazione professionale dei dipendenti dell’azienda, le buone pratiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, in generale, tutto ciò che attiene al rapporto con i propri lavoratori e collaboratori. La dimensione della Governance, infine, considera tutti gli aspetti circa l’organizzazione e struttura della società, l’adozione di un codice etico ex D.lgs 231/2001, la politica di remunerazione dei dipendenti, ove si inserisce il riconoscimento del diritto di voto agli azionisti sulla politica di remunerazione stessa come fattore di trasparenza, l’esistenza di programmi che possano contrastare la corruzione della società e rafforzarne la reputazione e la fiducia nei dipendenti aumentando la loro credibilità nei confronti degli stakeholder.

Le certificate B-Corp fanno da apripista

L’impresa sempre più attenta alle tematiche Esg rappresenta un fenomeno che non appartiene più al futuro, ma in molti casi è già una realtà presente, anche in Italia. Con la diffusione di una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità, non possono che accrescersi le società benefit, ossia quelle società che oltre allo scopo di lucro puntano a massimizzare il proprio impatto positivo verso l’ambiente, le persone e le comunità in cui operano e a creare valore condiviso per tutti gli stakeholder. A seguire questa strada sono in particolare le imprese che hanno ottenuto la certificazione B-Corp, riconoscimento rilasciato dall’ente non profit B Lab alle aziende che operano secondo elevati standard di performance sociale e ambientale. In Italia, secondo l’ultimo rapporto di B lab si contano 140 aziende, in crescita del 26% rispetto al 2020, con un volume d’affari pari a 7,9 miliardi di euro e 15 mila dipendenti.

 

Nuove professioni crescono

L’aumento costante del numero di società benefit ha determinato l’emergere di nuove figure professionali all’interno del mercato del lavoro, in particolare, quella del responsabile di impatto (o responsabile Esg) ossia il soggetto che si assume il compito di garantire il perseguimento da parte dell’azienda di attività di beneficio comune. In questi ultimi anni sono stati avviati una serie di studi per attribuire un corretto inquadramento alla figura del responsabile di impatto oltre che cercare di comprendere le correlate ricadute sulle dinamiche aziendali. Il responsabile di impatto rappresenta quindi una nuova figura di riferimento, complementare all’organo amministrativo, deputata alla promozione trasparente di tutte quelle attività che caratterizzano la società benefit. Tale figura, riconosciuta solamente a partire dal 2016, svolge la fondamentale funzione di raccordo delle imprese che decidono di integrare il loro oggetto sociale introducendo lo “scopo del beneficio comune” al fine di identificarsi come società benefit, a dimostrazione del fatto che è possibile conciliare la crescita economica di un’attività con la capacità di generare valore condiviso per la collettività e l’ambiente.

L’obiettivo perseguito dal responsabile di impatto deve quindi essere quello di rendicontare e rendere di dominio pubblico il perseguimento di specifiche finalità soprattutto a carattere sociale per evitare di incorrere nella violazione di norme vigenti e subire, di conseguenza, le sanzioni che ne derivano. Tale figura deve possedere, preferibilmente, una formazione economico/aziendale, giuridica o tecnica anche se tendenzialmente viene designato tra le maestranze dell’organizzazione aziendale, nella rosa delle figure apicali dell’ente. Per di più, deve possedere approfondite competenze in ambito di sostenibilità, criteri Esg e funzionamento generale delle società benefit; tuttavia, non ha funzioni decisionali e di controllo vere e proprie, ma si vede per lo più coinvolto nei rapporti con la filiera delle attività orientate al beneficio comune, nei processi aziendali strategici e operativi e nella gestione delle relazioni con gli stakeholders.

 

Il beneficio comune come bussola

Per la peculiarità delle funzioni che gli vengono assegnate, è chiamato a riferire direttamente al Consiglio di Amministrazione dell’azienda e a supportare gli amministratori fornendo dati e informazioni in merito al contesto interno ed esterno in cui opera l’impresa, a partecipare alle riunioni di verifica orientate alla realizzazione del “beneficio comune”, alle attività di comunicazione e marketing, agli incontri con le risorse umane oltre che a gestire le relazioni con i diversi responsabili aziendali, con i clienti, con i fornitori, con le istituzioni, con gli enti del terzo settore e con gli operatori finanziari. Pertanto, raccoglie le informazioni e i dati utili alla stesura della valutazione dell’impatto delle attività di beneficio comune, oltre ad affiancare l’organo amministrativo nell’individuazione dello standard ottimale per la misurazione dell’influsso, finalizzata alla stesura e alla pubblicazione del report di impatto da allegare necessariamente al bilancio civilistico. Quindi, i compiti del responsabile d’impatto all’interno della società non sono solo di monitoraggio interno, ma di propulsione rispetto al perseguimento degli obiettivi specifici con cui le finalità di beneficio comune si concretizzano. Le aziende benefit facilitano e promuovono il concetto di sostenibilità aziendale a livello ambientale, sociale ed economico.