La premessa va cercata nell'estate del 2012. Perché è sicuramente un momento storico che verrà studiato, non solo nelle università, ma anche nei libri di scuola dei nostri figli e nipoti. La politica monetaria europea è stata segnata dalle parole dell'ex presidente della Banca Centrale Europea (Bce), Mario Draghi: «Whatever it takes». Questa frase, pronunciata durante un discorso tenuto a Londra il 26 luglio 2012, ha avuto un impatto significativo sui mercati finanziari e ha siglato l'esordio di un nuovo strumento di politica monetaria non convenzionale: le Outright Monetary Transactions (Omt).

Per Omt, infatti, s'intende un programma attraverso il quale la Bce può acquistare titoli di debito dei Paesi membri dell'Eurozona. Ciò significa che la Bce interviene sui mercati finanziari acquistando obbligazioni di governi nazionali al fine di ridurre i rendimenti e sostenere la domanda di quei titoli. L'acquisto di questi titoli avviene in modo illimitato e condizionato al rispetto di determinate condizioni da parte dei Paesi interessati.

Tuttavia, per poter accedere alle Omt, uno Stato membro dell'Eurozona deve seguire un processo specifico che coinvolge il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) e concordare un programma economico. È importante sottolineare che il Mes non ha il potere di decidere quando e se un Paese debba ricevere un aiuto finanziario, ma spetta al Paese richiederlo. Il Mes può fornire assistenza attraverso “prestiti a paesi in crisi” che richiedono programmi di aggiustamento macroeconomico o attraverso “linee di credito precauzionale” che impongono alcune condizionalità sull'utilizzo dei fondi.

Le linee di credito esistenti

Nello specifico le linee di credito sono di due tipi: la linea precauzionale in senso stretto, Pccl (Precautionary Conditioned Credit Line), e la linea rafforzata, Eccl (Enhanced Conditions Credit Line). La Pccl si contraddistingue per una condizionalità meno rigorosa rispetto alla Eccl, pur richiedendo la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding (MoU). Quest’ultimo si basa su alcune condizioni quantitative nei due anni precedenti alla richiesta di assistenza al Mes:

  • Non aver superato il 3% nel rapporto Deficit/PIL
  • Avere registrato un saldo strutturale pari o superiore ad un parametro (specifico per ogni Paese)
  • Aver mantenuto il debito pubblico inferiore al 60% del PIL

È interessante notare che, nella proposta di riforma che era stata approvata in linea di principio dal Consiglio UE nel giugno 2019, non ancora ratificata dall’Italia, la PCCL avrebbe richiesto solamente la sottoscrizione di una lettera di intenti oltre che al rispetto, nei due anni precedenti, di alcune condizioni quantitative in linea con il Patto di Stabilità e di Crescita. Questo cambio di requisiti potrebbe rappresentare una semplificazione significativa per i Paesi interessati.

Se un Paese non rispetta i requisiti quantitativi, potrà accedere unicamente alla linea di credito rafforzata (Eccl). D'altra parte, la Eccl richiede una maggiore condizionalità e, di conseguenza, un Memorandum più impegnativo. Questo strumento è progettato per affrontare situazioni più complesse e richiede ai paesi beneficiari di adottare misure di politica economica più stringenti. Questa maggiore condizionalità può risultare un ostacolo per alcuni Paesi che potrebbero mostrare una certa riluttanza nel richiedere l'assistenza del Mes nonostante si trovino in uno stato di difficoltà finanziaria.

Dunque: Mes sì o no?

Ancora oggi in Italia si discute se abbia senso o meno ratificare la modifica del trattato istitutivo del Mes, proposto in primis da Francia e Germania nel giugno del 2019.

Per comprenderlo una volta per tutte esaminiamo da vicino tre punti chiave di questa riforma.

Innanzitutto, una delle modifiche più importanti riguarda l'accesso alle linee di credito del Mes. Attualmente, queste linee sono disponibili solo in situazioni di crisi. Tuttavia, la proposta di riforma mira a semplificare l'accesso, consentendo agli Stati di ricevere assistenza preventiva prima che si verifichi una situazione di disagio economico conclamato. Questa è certamente una nota positiva che dovrebbe favorire l'adesione alla riforma.

In secondo luogo, la riforma prevede una semplificazione del processo di ristrutturazione del debito pubblico. Attualmente, le regole per tale procedura variano da Paese a Paese, creando una situazione complicata e confusa. Con l'implementazione del Mes, sarebbe sufficiente ottenere una particolare maggioranza dei detentori del debito pubblico per approvare una ristrutturazione. Questa semplificazione potrebbe rivelarsi estremamente utile in caso di grave crisi finanziaria, ma solleva anche la questione di possibili incentivi impropri a ristrutturare il proprio debito. È importante analizzare attentamente questi possibili rischi.

Infine, la riforma del Mes include la creazione di un fondo finanziato dalle istituzioni finanziarie, che interviene nel caso in cui ci sia il rischio di fallimento delle stesse. Questo fondo offrirebbe alle banche la possibilità di salvare se stesse in modo autonomo, un fattore cruciale considerando l'attuale periodo di rialzo dei tassi di interesse imposto dalla Bce, che sta mettendo a dura prova gli operatori bancari. La creazione di questo fondo potrebbe contribuire a rafforzare il sistema finanziario ed evitare eventuali crisi sistemiche.

Spesso nei dibattiti televisivi e sulle riviste meno specializzate circola la teoria secondo cui è preferibile indebitarsi anziché utilizzare il MES.

Questa teoria rappresenta una mancanza di logica e comprensione del ruolo dello strumento finanziario in esame. Il Mes è progettato specificamente per affrontare situazioni di difficoltà legate al debito pubblico, proprio quando le emissioni di nuovi titoli di Stato diventano problematiche.

Pertanto, confrontare l'utilizzo del Mes con la creazione di debito pubblico non ha senso, poiché queste misure servono a scopi diversi e complementari.

Il Mes dovrebbe essere considerato come un'assicurazione per il debito pubblico, un'opzione da utilizzare solo in situazioni di estrema necessità e nel caso d'impossibilità di finanziamento attraverso le tradizionali emissioni di titoli di Stato. Anche perché il Mes rappresenta un efficace deterrente per gli speculatori finanziari. Nessuno si azzarderebbe a scommettere contro un Paese che, nonostante le difficoltà, possa contare sull'acquisto potenzialmente illimitato di titoli di Stato da parte della BCE tramite le OMT e ha a disposizione il supporto del Mes come meccanismo di salvataggio.

Va comunque sottolineato che l'accesso alle Omt è consentito solo ai Paesi che hanno ratificato il Mes. In altre parole, l’adesione a entrambi questi strumenti finanziari è un requisito fondamentale per poter beneficiare delle misure di sostegno. Questa condizione garantisce che gli Stati richiedenti intraprendano un percorso di aggiustamento macroeconomico per evitare di cadere nella stessa crisi e per uscirne più forti e resilienti.

È evidente che queste decisioni e condizioni siano finalizzate a promuovere la stabilità e la sostenibilità finanziaria, offrendo un meccanismo di protezione e incentivando gli Stati a implementare riforme e politiche volte a superare le difficoltà economiche.