Il pasticciaccio brutto dello stop agli Euro 5 diesel in Piemonte da metà settembre alla fine quasi sicuramente sarà evitato. Ci tiene Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e leader della Lega che sin da subito ha puntato il dito contro l’Europa, bollando la misura come «l'ennesima forzatura di Bruxelles sui temi green». E ci tiene anche il ministro dell’Ambiente, il piemontese Gilberto Pichetto, che ha messo al lavoro i suoi tecnici con quelli di Salvini e Fitto per trovare una soluzione che eviti un autentico psicodramma.

Perché se per qualche ragione il provvedimento che la giunta di centrodestra ha rispolverato dai cassetti per rispondere con un atto concreto alle procedure di infrazione avviate da Bruxelles contro l’Italia dovesse entrare in vigore sarebbero più di seicentomila in tutto i veicoli che venerdì 15 settembre si fermerebbero nella regione, che vanta il poco invidiabile primato degli sforamenti rispetto ai livelli di legge delle Pm10, le polvere sottili: 140 l’anno scorso. Artigiani, commercianti e imprenditori si sono riuniti attorno a un tavolo nel grattacielo della Regione per spiegare che questa mina vagante va disinnescata, per il bene dell’economia, che deve già affrontare tanti problemi, non ultimo quello di trovarsi con quasi tutti i valichi con la Francia inutilizzabili per una ragione o per un’altra.

Un test in vista del 2025

Ma in ogni caso il pasticciaccio brutto dello stop agli Euro 5 diesel resta un test importante per le altre regioni della Pianura Padana che in base a un protocollo sottoscritto proprio con Bruxelles fermeranno gli Euro 5 tra due anni durante la stagione più brutta, quella dove l’inquinamento si più sentire di  più, complice anche l’orografia dell’area. Malcontati sono circa tre milioni di veicoli che dal primo ottobre 2025 in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna dovranno rimanere nei garage. Come già accade per i diesel più vecchi e alcune categorie dei motori a benzina. Dunque il Piemonte si gioca in queste ore una partita con il futuro. C’è chi come Milano ha già deciso di anticiparla, fermando gli Euro 5 per la prima volta l’autunno scorso. Niente ingresso nell’area B che è la zona a traffico limitato più grande d’Italia. Ma d’altronde la giunta guidata da Beppe Sala punta a fare da apripista sui temi ambientali, come dimostra il nuovo provvedimento che scatterà a fine ottobre nell’area C, il centro storico di Milano: l’ingresso costerà sette euro e mezzo rispetto ai cinque attuali. Un rincaro del 50 per cento.

Il grafico è stato presentato da Legambiente

La Lombardia, invece, ha messo per ora nel mirino solo gli Euro 4 e così il Veneto e l’Emilia Romagna anche se in tutte le regioni e previsto uno stop agli Euro 5 diesel quando scatta il rosso del cosiddetto semaforo padano: lo sforamento dei livelli di Pm10 per tre giorni di fila.

Uno stop lungo sette mesi

Ma come il Piemonte - il cui "Piano qualità dell'aria" risale al 2019 ed è stato aggiornato nel 2021 - potrebbe evitare al fotofinish di fermare per sette mesi le 285 mila vetture e i 130 mila veicoli commerciali euro 5 diesel immatricolati nella regione? L’idea del presidente Alberto Cirio e dell’assessore all’Ambiente Matteo Marnati (ironia della sorte, leghista come Salvini) è di giocare due carte, confidando sull’aiuto finanziario del governo. La prima punta a dimostrare i progressi fatti negli ultimi due anni con una serie di interventi. Da quelli legati al superbonus che hanno migliorato l’efficienza energetica di molti edifici agli oltre 700 bus inquinanti rottamati e sostituiti con mezzi a basso impatto. Poi c’è l’altra carta: il piano messo a punto con Arpa Piemonte, l’agenzia per la protezione ambientale: una campagna di rottamazione a fondo perduto per le partite Iva, altri sconti in fattura per chi cambia veicolo, un voucher per l’acquisto dell’abbonamento annuale del treno o del bus, per favorire la mobilità sostenibile. E, soprattutto, il move-in – l’apparecchio che consente di circolare per un numero prefissato di chilometri anche con un veicolo inquinante – gratis per tutti. E ancora: incentivi per chi sostituirà le vecchie caldaie e per gli agricoltori che si impegnano a ridurre le emissioni di ammoniaca.

Ecco un modello di move-in l'apparecchio che consente di circolare ai veicoli inquinanti per un numero limitato di chilometri

La speranza di Cirio

«Soluzioni tecniche che rispettino le indicazioni di Bruxelles e tutelino l’ambiente e la salute dei piemontesi, scongiurando però il blocco degli Euro 5 diesel» ha detto Cirio, non senza rimarcare la sensibilità del governo per arrivare «a una rapida soluzione». Cioè il rinvio dello stop agli Euro 5 di due anni, all’ottobre 2025. Insieme con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Basterà a convincere Bruxelles che sull'inquinamento c'è una nuova strategia? E a zittire le opposizioni che non hanno perso l'occasione per sottolineare la guerra fratricida: il governo contro una giunta del suo stesso colore? Ma quel che più conta nel grattacielo della Regione è scongiurare nuove mosse della magistratura torinese – l’unica per la verità finora a indagare sulla questione ambientale – che ha già messo sotto inchiesta precedenti amministratori cittadini e regionali (Chiamparino e Appendino i nomi di spicco) per non aver fatto abbastanza nella lotta contro lo smog.