In media 450 incidenti, 8 morti e 602 feriti ogni giorno nel primo semestre del 2022. E l’Aci calcola che il costo sociale degli incidenti stradali nel 2021 sia stato pari a 16,4 miliardi di euro: lo 0,9% del Pil nazionale. Un vero bollettino di guerra in cui l’arma non sono i cannoni ma gli automezzi e chi tiene il volante in mano (cioè la pistola) è sempre più spesso giovane, che ha abusato di alcool o che posta sui social mentre guida. E così, torna ad aumentare in maniera significativa la mortalità stradale in Italia.
Le stime Aci-Istat relative ai primi sei mesi del 2022 evidenziano, rispetto allo stesso periodo del 2021, un incremento, di incidenti con lesioni (+24,7%), vittime (+15,3%) e feriti (+25,7%). Dal 1° gennaio al 30 giugno scorso, 81.437 incidenti hanno causato 1.450 morti e 108.996 feriti: l’aumento delle vittime del 2022 si è registrato, in modo particolare, su strade extraurbane (+20%) mentre è stato più contenuto su strade urbane (+11%) e autostrade (+10%). Il tutto a fronte di un analogo andamento delle percorrenze medie dei veicoli. Nel periodo gennaio – giugno 2022, infatti, le percorrenze medie autostradali sono aumentate del 25,6% (più per i veicoli leggeri come le autovetture, meno per i veicoli pesanti, +7%) mentre sulla rete extraurbana gli incrementi sono arrivati al 30%.
A tutto questo, che già basterebbe, si aggiunge il fatto, messo in luce nei giorni scorsi da una ricerca di Dekra - società tedesca fondata nel 1925 che si occupa di testing, ispezione e certificazione nel settore dei trasporti - che a livello mondiale, e l’Italia non fa eccezione, gli incidenti stradali rappresentato la prima causa di decesso dei giovani tra i 15-24 anni. Nell’Ue, poi, gli incidenti nella fascia d’età tra 18 e 24 anni causano nel 64% dei casi la morte del guidatore o del passeggero al suo fianco, rispetto al 44% nella popolazione complessiva.
Secondo Dekra, le cause di tutto questo possono essere trovate innanzitutto nell'uso dello smartphone. Per non dire degli orari di utilizzo dell'auto da parte degli appartenenti a questa fascia d'età, che solitamente si trovano a guidare di notte soprattutto durante il venerdì e il sabato sera, magari di ritorno da qualche locale o serata, dopo aver abusato di alcool o droghe. Si tratta di due aspetti direttamente conseguenti che spesso concordano a creare situazioni di grave pericolo, complice anche la normale stanchezza. L'abuso di droghe si verifica in maniera sensibilmente inferiore rispetto "al bere", spesso in maniera esagerata da parte di chi apparitene a questa fascia d'età, che quindi ne abusa e si sente sicuro e in grado di poter guidare anche dopo qualche bicchiere di troppo. Un tema questo sottolineato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che, proprio in occasione della conferenza stampa di presentazione del Rapporto Dekra, ha annunciato la creazione di un tavolo per l'aggiornamento del Codice della Strada.
E, “nell'ambito della revisione del codice della strada, effettueremo un approfondimento sulla possibilità di realizzare una proporzionalità tra sanzioni e reddito". È questa l'ipotesi lanciata da Galeazzo Bignami, viceministro delle infrastrutture e trasporti, che ha ammesso come sia “da valutare se corrisponda a logiche di congruità equità sociale la situazione in cui una persona di reddito molto elevato venga afflitta con una sanzione di 130 euro come una persona che per quella sanzione viene 'toccata' per il 10% del proprio reddito". Secondo il ministro Salvini si deve “intervenire sulle sanzioni, non tanto economiche e penali, ma in termini temporali. Diverse associazioni di vittime della strada chiedono la revoca a vita della patente nei casi più gravi. Chi si mette alla guida ubriaco o drogato deve sapere che è un potenziale assassino. Quindi la sospensione della patente per due o tre anni o la revoca a vita va fatta”.
«L'Italia non è la Svizzera»
Ma la cosa che più fa discutere è l’idea di pagare le multe stradali in base al reddito che per l’Italia sarebbe una novità assoluta. «Credo che oltre a una novità sarebbe una boutade. L’ipotesi è astrattamente corretta e anche concretamente applicata visto che in alcuni Paesi, come la Svizzera, si multa in base al reddito. Ma l’Italia non è la Svizzera – spiega Marco Allena, ordinario di diritto tributario presso la facoltà di Economia e Giurisprudenza alla Cattolica di Piacenza – e da noi impera l’evasione fiscale. Un sistema di contravvenzioni stradali con importi legati al reddito dichiarato finirebbe per favorire ancora una volta gli evasori fiscali che già traggono molti vantaggi, anche esibendo Isee poco veritieri e accedendo a prestazioni sociali a prezzi ridotti se non gratuitamente. Di fatto creerebbe nuove distorsioni in un sistema tributario e sociale che ne vede già molte».
Del resto, già negli anni ’80 la Corte costituzionale si occupò della possibilità di parametrare il costo delle rette ai redditi dichiarati e bocciò l’ipotesi proprio perché alcuni avrebbero, ingiustamente, pagato di meno grazie alla scarsa fedeltà fiscale. «La Svizzera è un Paese in cui se parcheggi fuori dal tuo posto il vicino chiama la Polizia e c’è un senso del rispetto delle norme totalmente diverso da quel che accade in Italia – spiega ancora Allena – e se da loro un sistema sanzionatorio legato al reddito può aver senso in quanto quel reddito è reale, da noi sarebbe assolutamente fuori luogo perché quanto dichiarato troppo spesso non corrisponde al reale stato reddituale della persona».
La strada delle sanzioni legate al reddito, del resto, è già percorsa in molti Paesi d’Europa e in Finlandia addirittura dagli anni Venti. La sanzione proporzionata al portafoglio di chi commette l'infrazione è una realtà anche in Germania, Danimarca, Svezia, Francia, Svizzera, Belgio e Gran Bretagna, ultimo Paese ad aver introdotto il sistema nel 2017. A cambiare è, tuttavia, il metodo di calcolo della multa. In Gran Bretagna, ad esempio, le infrazioni sono suddivise in ordine crescente di gravità e variano tra il 25% e il 175% del reddito settimanale dell'automobilista coinvolto a seconda della serietà della trasgressione, con un tetto massimo di 2.500 sterline per una violazione commessa in autostrada e di mille nella viabilità ordinaria; in Finlandia, invece, l'ammenda può arrivare a un sedicesimo del salario mensile.
Quasi 700 mila euro per il record di velocità
Il record, però, come si legge nel sito "Fleet magazine", è stato registrato in Svizzera nel 2010 quando un turista svedese con la sua auto percorse un tratto della Berna-Losanna a 290 Km all'ora, vale a dire 170 Km/h oltre il limite consentito: la multa, un record, fu di 677.000 euro. Non a caso, secondo l’analisi di Budget Direct, in Europa a guidare la classifica delle multe più alte per eccesso di velocità ci sono Svizzera, Finlandia e Austria. Ma sul "caro multe" non scherza anche l’Italia. Il nostro Paese conquista la quarta posizione nonostante le sanzioni siano fisse e non adeguate al reddito.
Gli importi delle multe per eccesso di velocità non superano invece i 60 euro in Russia ed Ucraina, dove però il reddito medio pro-capite è di gran lunga inferiore in rapporto a noi. Negli Usa, dove le sanzioni variano da Stato a Stato, la sanzione più cara è stata quella di circa 1.770 euro rilasciata nell’Oregon. All’opposto c’è Cuba dove la multa per eccesso di velocità arriva a circa 2,2 euro. In Sud America le sanzioni più pesanti sono in Argentina, dove si può arrivare a pagare fino a 3.270 euro, mentre in Paraguay le multe arrivano al massimo a 12 centesimi di euro.
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