Nel giorno in cui l’America festeggia (si fa per dire visto che questo spingerà la Fed a considerare una nuova stretta nei tassi) il boom di occupati (a settembre creati 336 mila posti di lavoro, sopra le attese degli analisti che scommettevano su 170mila, con tasso di disoccupazione fermo al 3,8% perché cresce il numero di chi senza lavoro va alla ricerca di un posto) l’Italia deve fare i conti con segnali non proprio positivi. Il primo riguarda le vendite di agosto. In discesa. Pur spendendo di più. L’Istat registra un calo dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume rispetto al mese precedente. Rispetto a dodici mesi prima, per effetto dell'inflazione, si continua invece a spendere di più per acquistare di meno. Le vendite al dettaglio aumentano così in valore del 2,4%, rispetto ad agosto 2022, e diminuiscono in volume del 4,1%.

Crollo per tv ed elettrodomestici

L'aumento della spesa è dovuto solo agli acquisti alimentari che crescono del 5,6%. Sul resto, si “tira la cinghia”. L’Istat parla di crollo per elettrodomestici e tv, (in calo del 6,9% rispetto a un anno fa). Ma non restano immuni a questa sorta di spending review familiare l'informatica, la telefonia e le comunicazioni. Soffre anche tutto l’arredamento. In controtendenza solo il reparto profumi. E a pagarne il prezzo più alto, secondo l’Istat, sono i piccoli negozi, mentre l’andamento delle vendite va meglio per supermercati e discount. In realtà secondo Coldiretti non è vero che resistono gli acquisti di alimentari come sostiene l’Istat. Secondo la più grande organizzazione degli agricoltori, il caro prezzi taglia del 4,5% le quantità di prodotti acquistate dagli italiani che sono però costretti a spendere comunque il 6,9% in più a causa dei rincari per l'inflazione.  Il risultato? Si tagliano gli acquisti e si va a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nei punti vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni.

Il secondo segnale non proprio ottimistico arriva dalla sottoscrizione del Btp valore che ha comunque raccolto 17,19 miliardi in cinque giorni, mettendo a segno la seconda miglior performance della storia tanto che esponenti del governo si sono subito affrettati a commentare l’exploit come un segnale che gli italiani si fidano della premier Meloni e della sua squadra. In realtà rispetto a giugno la sottoscrizione ha raccolto un miliardo in meno (anche i contratti sono inferiori: 641.881 contro 654.675 di quattro mesi fa) nonostante il titolo di Stato offrisse un rendimento più alto e – altra novità – una cedola trimestrale. Ma probabilmente gli italiani sono diventati più oculati anche nel gestire i risparmi. Nonostante siano una montagna secondo le ultime rilevazioni di Bankitalia.