Mancano laureati, ci sono tanti laureati a spasso. Non è il solo, ma certamente è uno dei paradossi del mercato del lavoro/formazione che in Italia tanto fatica a funzionare. A partire dalla scuola superiore in cui si nota sempre il distacco tra quel che serve al mondo produttivo e alla società – personale sanitario e tecnico-ingegneristico in primis - e quel che gli studenti scelgono di studiare dopo la terza media. E intanto si perpetua il fenomeno che i figli dei laureati si laureano in media più dei figli dei non laureati.

Peraltro, continua a crescere la domanda di personale laureato da parte delle imprese ma quasi in un caso su due la ricerca risulta particolarmente difficile.

Il punto della situazione

Come mostra il Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, nel 2022 la domanda di laureati ha superato le 780mila unità, arrivando a rappresentare il 15,1% del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare, in aumento dell’1,4% rispetto al 2021. Il 47% di questi profili, però, risulta difficile da trovare, richiedendo alle imprese una ricerca che può impegnare anche 4-5 mesi.

La difficoltà di trovare laureati da parte delle imprese è anche superiore al già elevato dato medio riferito a tutte le entrate programmate. Infatti, a fronte di una crescita significativa delle entrate previste nel 2022 (5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto all’anno prima della pandemia), la difficoltà a fare incontrare domanda e offerta ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, oltre 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019.

In termini assoluti, questo si traduce in quasi due milioni di assunzioni nel 2022 per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà, circa 600mila in più rispetto all’anno scorso, ma quasi il doppio (un milione) di quanto evidenziato prima della pandemia.

Fonte: excelsior.unioncamere.net

 «Il mancato incontro tra domanda e offerta è una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano - sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Anche per questo abbiamo lanciato nei mesi scorsi la piattaforma "Excelsiorienta", con l’obiettivo di aiutare gli studenti a conoscere ed orientarsi meglio nel mondo del lavoro, in modo da scegliere il percorso di studi più adeguato alle proprie attitudini e alle esigenze delle imprese».

Lo “zoccolo duro” dell’occupazione nel settore privato è rimasto comunque quello dei diplomati: 1,5 milioni quelli ricercati durante lo scorso anno, il 29,7%, in calo di quasi 2 punti percentuali rispetto al 2021, quando la loro richiesta ha raggiunto il 32,5%. In questo caso, la difficoltà di reperimento si attesta al 40%. In leggera flessione la ricerca da parte delle imprese di diplomati Its, che nel 2022 ha sfiorato comunque le 52mila unità (1%), con una difficoltà di reperimento che supera la metà delle entrate: 56%.

Lavoratori senza qualifica

Un ragionamento specifico riguarda la domanda di qualifiche professionali e di profili per i quali non è richiesto alcun titolo di studio. Sono infatti numerosi i casi in cui le imprese hanno dichiarato di ricercare profili che abbiano frequentato la sola scuola dell’obbligo, in quanto non riuscivano a trovare la qualifica professionale specifica e con un bagaglio di esperienze adeguato.

Per questa ragione, Excelsior distingue la domanda “esplicita” di qualifiche professionali (nel 2022 pari a oltre 1 milione di ingressi, il 19,4% del totale, con una difficoltà di reperimento pari al 48%) dalla domanda potenziale. Quest’ultima sfiora il milione e 900mila unità, arriva a rappresentare il 36% delle entrate programmate e registra il 43% di difficoltà di reperimento.

Tra i titoli di studio i più difficili da reperire sono stati nel 2022 i laureati in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%), i diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), i qualificati con indirizzo elettrico (57%).

Lauree economiche quelle più cercate dalle imprese

L’indirizzo economico si attesta saldamente in cima alla classifica tra le lauree maggiormente ricercate dalle imprese: quasi 207mila le entrate previste lo scorso anno. Al secondo posto l’indirizzo insegnamento e formazione con 116mila ingressi previsti quindi l’indirizzo sanitario e paramedico (oltre 76mila), l’indirizzo di ingegneria civile ed architettura (57mila) e l’indirizzo di scienze matematiche, fisiche e informatiche (54mila). Tra i diplomi, spicca quello con indirizzo amministrativo, finanza e marketing (quasi 440mila), quello in turismo, enogastronomia e ospitalità (226mila) e quello in meccanica, meccatronica, ed energia (153mila). A seguire, l’indirizzo socio-sanitario (125mila) e trasporti e logistica (108mila).

Tra le qualifiche professionali, infine, ai primi posti per numero di entrate programmate nel 2022 si attesta l’indirizzo ristorazione (256mila), l’indirizzo meccanico (164mila), quello edile (77mila), quello in trasformazione agroalimentare (70mila) e quello relativo ai servizi di vendita (58mila).

Le lauree che fanno lavorare…

Nella Sintesi del Rapporto 2022, si legge che tra gli studenti magistrali biennali intervistati a distanza di cinque anni dal conseguimento del titolo (ottenuto, quindi, nel 2016), le lauree più richieste (per gruppo disciplinare) che hanno dimostrato il tasso di occupazione maggiore negli anni successivi, sono state: Informatica e tecnologie ICT con il 95,6% di occupazione a distanza di 5 anni dalla laurea, Ingegneria industriale e dell’informazione (94,8%), Architettura e ingegneria civile (93,6%), Economico (91,6%), Scientifico (89,4%), Agrario-forestale (87,7%), Medico-sanitario (87,7%). Per quanto riguarda lauree magistrali a ciclo unico per gruppo disciplinare, il tasso di occupazione a distanza di 5 anni dal conseguimento del titolo è il seguente: Medico e farmaceutico (92,9%), Architettura e ingegneria civile (92%), Veterinario (91,9%), Giuridico (81,2%).

Sempre prendendo spunto dal Rapporto Alma Laurea 2022, le lauree meno utili (sempre per gruppo disciplinare) – ovvero che hanno dimostrato il tasso di occupazione minore tra gli intervistati a cinque anni di distanza dal conseguimento della loro Laurea Magistrale -, sono: Politico-sociale e comunicazione (84,3%), Letterario-umanistico (82,8%), Arte e design, (81,2%), Educazione e formazione (80,9%).

… e quelle più pagate

Le lauree più pagate in Italia (per gruppo disciplinare, con la cifra da intendere in ottica mensile), sono, in media: Ingegneria industriale e dell’informazione (1.893 euro), Informatica e tecnologie ICT. (1.851 euro), Economico (1.706 euro), Architettura e ingegneria civile (1.680 euro), Scientifico (1.625 euro), Politico-sociale e comunicazione (1.564 euro), Agrario-forestale (1.534 euro), Medico-sanitario (1.489 euro), Linguistico (1.449 euro).

Per quanto riguarda le lauree magistrali a ciclo unico lo stipendio a cinque anni dal conseguimento del titolo è il seguente per gruppo disciplinare sono i medici a svettare con 1.898 euro medi al mese.

L’impatto della famiglia di origine

Infine, il Rapporto AlmaLaurea evidenzia come la probabilità di proseguire gli studi dopo la scuola dell’obbligo fino a completare gli studi universitari dipenda ancora dal contesto socio-culturale di origine. Considerando il complesso della popolazione tra i 45 e i 64 anni, infatti, la quota di laureati è del 14,1% tra gli uomini e del 16,1% tra le donne.

Se concentriamo l’attenzione sui genitori dei laureati, tali quote salgono al 21,1% e al 21,8%. È evidente, dunque, che i laureati provengono da contesti familiari culturalmente più favoriti. Inoltre, negli ultimi dieci anni è aumentata la quota di laureati con almeno un genitore laureato: se nel 2011 era il 26,9%, nel 2021 è il 30,9% (in particolare il 12% ha entrambi i genitori laureati), mentre il 68,0% ha genitori con titoli inferiori alla laurea.

I gruppi disciplinari in cui i genitori hanno un più elevato livello di istruzione sono il giuridico (38,6%) e ingegneria industriale e dell'informazione (37,2%). Al contrario, ai gruppi disciplinari educazione e formazione, linguistico e scienze motorie e sportive accedono più di frequente laureati provenienti da famiglie con un più basso livello di istruzione.

Il fattore ereditario

Mettendo in relazione il percorso di studio dei laureati con quello dei propri genitori, è possibile individuare le aree di studio in cui si riscontra maggiore ereditarietà del titolo di laurea. Il 19,9% dei laureati con almeno un genitore laureato sceglie un corso esattamente dello stesso gruppo disciplinare di uno dei genitori, ma questo dato arriva al 34,6% per i laureati magistrali a ciclo unico, mentre si attesta al 17,4% per i laureati magistrali biennali e al 16,9% per i laureati di primo livello.

Osservando la distribuzione del fenomeno per gruppo disciplinare, emerge che nel gruppo giuridico il 36,3% sceglie il percorso che già uno dei due genitori aveva portato a termine; in quello medico-sanitario e farmaceutico questa percentuale è del 29,4%, mentre nei gruppi economico, architettura e ingegneria civile, letterario-umanistico e ingegneria industriale e dell’informazione la quota supera il 20%.