La frenata dell'indice Rt, secondo i nostri calcoli, è confermata. Tuttavia, riteniamo utile ragionare sulla tempistica delle nostre istituzioni. L’uscita del bollettino ISS è stata anticipata a giovedì, rispetto all’usuale venerdì: se fosse Natale tutti i venerdì, avremmo già recuperato un giorno sulle tre settimane di ritardo che denunciamo da tempo. Lo ricordiamo, la data del report è sempre di mercoledì, mentre la pubblicazione avviene il venerdì: altri tre giorni per rileggerlo. In effetti, questa settimana, con un giorno in meno, un errore è scappato: a pagina tre si dice che il calcolo dell’indice Rt è riferito al periodo 25 novembre – 8 dicembre 2020, esattamente lo stesso periodo di calcolo riportato nel bollettino precedente, sempre a pagina 3. Per questo sul nostro grafico il valore è riportato in rosso.

Si vede in ogni caso che il trend del valore Rt ISS è perfettamente compatibile con il valore in tempo reale che pubblichiamo da qualche settiamana.

Vogliamo credere il problema di date sia un errore di copia e incolla, e non che sia stato ricalcolato effettivamente l’Rt di cinque settimane fa. Non che la svista sia meno grave, non si può pubblicare il bollettino con questa leggerezza, considerando le attese che tutti riponiamo su questo valore. Dai più fortunati, che questo Natale non faranno ferie perchè hanno un lavoro, agli studenti, che non sanno se a gennaio rientreranno a scuola, alle migliaia di operatori sanitari grazie ai quali disponiamo di tutti i dati di base per poter fare i calcoli.

A proposito dei dati di base, e delle migliaia di operatori che si occupano di eseguire i tamponi, di analizzarli, di registrare i dati e comunicare i risultati compilando innumerevoli moduli cartacei o informatizzati: oltre a dedicare la prima pagina del bollettino per ringraziarli, l’ISS potrebbe anche spiegarci perchè il tempo di raccolta non può essere compresso?

Capiamo tutti benissimo che non si può comprimere il «tempo da sintomi a prima visita» (nota ISS qui, penultima pagina): però ci permettiamo di osservare che dalla prima visita alla notifica passano altri (5-6) preziosissimi e comprimibilissimi giorni. Qualcuno ci può dire cosa succede di tanto importante a quel dato, tanto da doverlo pagare con cinque giornate di attesa?

Ora che i dati ISS sono disponibili, possiamo disegnare un grafico che sovrappone i nuovi casi per data segnalazione, raccolti dal flusso verso l’ISS, e i nuovi casi per data di notifica, raccolti dal flusso verso la protezione civile. Le curve sono ripulite dal rumore con la regolarizzazione di Tikhonov:

 

Si nota chiaramente il ritardo di 5-6 giorni tra quando il caso viene diagnosticato (curva blu) e quando viene notificato alla Protezione Civile (curva arancione). Si nota anche, nelle ultime due settimane, che il flusso verso l’ISS produce dati non ancora consolidati (la curva blu crolla artificialmente, non per una reale diminuzione dei casi).

Perchè i casi diagnosticati non vengono notificati immediatamente alla protezione civile?

A quel punto, essendo la data inizio sintomi disponibile di sicuro in fase di diagnosi, potremmo disporre della data inizio sintomi in tempo reale. Di sicuro non ci mancano le tecnologie per fornire al personale sanitario una pagina web su cui caricare i dati, semplificando loro il lavoro e comprimendo i tempi.

Possiamo dirlo? Sicuramente i Re Magi avrebbero impiegato meno tempo a trasportare i dati sui cammelli.

Fonte: elaborazione di Stefano Terna per Mondo Economico su dati Protezione civile e ISS