Come prevedibile, nell’ultimo aggiornamento ufficiale del 12 marzo comunicato dall'ISS, l’indice Rt al 23 febbraio si attesta a 1,16 (range 1,02 - 1,24) a livello nazionale e a 1,31 (CI: 1,12 - 1,47) per il Piemonte. Nel frattempo, il nostro valore dell'indice Rt aggiornato realmente a venerdì 12 marzo risulta pari a 1,13 (intervallo 1.06 - 1.18) a livello nazionale, e 1,35 (intervallo 1.21 - 1.50) per il Piemonte.

I numeri sembrano simili? Sì ma solo perché il dato ufficiale è in controfase di quasi tre settimane: tra quello che ci hanno comunicato e quello reale, il numero ha fatto tempo a salire e poi rallentare, confermando la sua discesa sia a livello nazionale, sia a livello piemontese.

Sfasati i colori delle regioni italiane

Dai grafici è evidente: i colori delle regioni che stiamo vedendo oggi sono completamente sfasati, con misure che dovevano essere prese un mese fa, mentre adesso si sarebbero allentate.

Il tema del ritardo è ormai di dominio pubblico: ne hanno parlato la settimana scorsa il Corriere della Sera, la Repubblica e Radio 24. Noi ne parliamo da novembre, ma meglio tardi che mai.

E adesso?

Bene, adesso che tutti sanno che l’Rt è troppo in ritardo per prendere decisioni efficaci, che cosa succederà? Sentiamo, sgomenti, che si fa strada l’idea di regredire all’uso dei nuovi positivi come indice per le decisioni. Viene chiamato incidenza, ma la sostanza non cambia, perché l’incidenza altro non è che il totale dei nuovi positivi a 7 giorni, rapportato al totale degli abitanti di una regione.

La soluzione è peggio del problema

L'incidenza, infatti, non è confrontabile nel tempo perché dipende da quante “misure” vengono fatte in un certo periodo; confrontando le curve tra oggi e un anno fa potremmo concludere che allora la situazione era migliore di oggi.

Non siamo soli nel condividere questa preoccupazione: il gruppo Pillole di ottimismo svolge un incredibile lavoro di analisi dei dati producendo report e grafici che vengono quotidianamente aggiornati su questa dashboard. In particolare, scorrendo fino alla scheda 9, il gruppo propone un indice chiamato “variazione percentuale”, simile al “growth rate” utilizzato ufficialmente insieme all’Rt nel Regno Unito. Si può vede dai grafici come l’andamento della variazione percentuale, calcolata sui nuovi positivi per data notifica, preceda sistematicamente l’indice Rt ufficiale, se si tralascia il valore assoluto della scala.

Come è possibile, se la letteratura dice che dobbiamo utilizzare la data inizio sintomi? Perché, esattamente come succede per il nostro metodo di calcolo di Rt, la “variazione percentuale” rimuove le oscillazioni improvvise di nuovi positivi legate a modifiche dei metodi di rilevazione o pressione sul sistema sanitario.

La tempestività necessaria

Noi proponiamo un metodo di calcolo di Rt tempestivo, basato sui nuovi positivi per data notifica. Altri indici confermano la validità del nostro calcolo. Davvero vogliamo tornare alla misura secca dei nuovi positivi, solo perché la letteratura dice che serve la data inizio sintomi? Crediamo che si possa fare meglio di così. E non siamo i soli.

Fonte: elaborazione di Stefano Terna per Mondo Economico su dati Protezione civile e ISS