Alamogordo, New Mexico, 16 luglio 1945, ore 5, 29 minuti e 45 secondi.

Sono passati otto secondi dallo scoppio della prima bomba atomica.

Il fisico nucleare Robert Oppenheimer, alla vista dell’esplosione, cita un passo del Bhagavadgita: «Ora sono diventato Morte, il distruttore dei mondi».

Il biopic di Christopher Nolan

L’anteprima di Oppenheimer è stata proiettata il 16 luglio in una saletta del Whitby Hotel di Manhattan, nell’anniversario del Trinity Test, nome in codice della prima detonazione di un’arma nucleare nella storia, condotta in New Mexico il 16 luglio 1945 nell’ambito del Progetto Manhattan: il nuovo biopic di Christopher Nolan sulla storia di Robert J. Oppenheimer, il padre della bomba atomica, interpretato con straordinaria intensità da Cillian Murphy, è arrivato in contemporanea nelle sale cinematografiche di tutto il mondo lo scorso 22 luglio.

La Seconda guerra mondiale

Verso la fine del 1944, la Germania stava perdendo la guerra e la sconfitta si annunciava imminente. Le armate britanniche, americane e sovietiche erano sempre più vicine a Berlino. Una sola ragione faceva pensare ai soldati e ai civili tedeschi che non tutto era ancora perduto; la speranza che i loro scienziati riuscissero a ribaltare le sorti del conflitto con le “armi segrete”: i miracolosi razzi V2, gli aerei a reazione Messerschmitt e… la bomba atomica.

La fissione nucleare era stata scoperta nel 1938 e aveva aperto la strada al programma nucleare tedesco noto come Uranverein o Club dell'Uranio, la Germania disponeva di fisici geniali a cominciare da Werner Heisenberg – premio Nobel nel 1932 per le sue ricerche nel campo della meccanica quantistica – che sarà l’attore principale del programma atomico tedesco, l’occupazione della Cecoslovacchia aveva portato al Reich le miniere d’uranio più ricche d’Europa, l’invasione della Norvegia il controllo della centrale idroelettrica di Vemork e della sua produzione di acqua pesante fondamentale per i reattori nucleari, l’arrivo a Parigi il ciclotrone indispensabile ai fini degli esperimenti sulla missione dell’atomo dell’uranio bombardato con neutroni.

La vicenda di Heisenberg

Ma Heisenberg, tutto fuorché un nazista, non consegnò mai a Hitler il suo ordigno nucleare. Sono molti i tasselli solo in parte conosciuti che conducono al perché: Heisenberg non chiese mai ad Albert Speer – l’architetto del Fuhrer e per gli ultimi anni della guerra ministro per gli armamenti del Reich – tutti i finanziamenti necessari per il progetto, né pretese lo stesso numero di scienziati che gli americani misero poi in campo, né lo stesso numero di lavoratori forzati impiegati, ad esempio, a Peenemunde. La leggenda, che ci piace credere, narra che la sua scelta etica si debba ad un pomeriggio del settembre 1941 passato nel parco di Copenaghen in compagnia del suo maestro Niels Bohr: cosa si siano detti in quelle tre ore non si saprà mai; la loro amicizia terminerà quel giorno ma, forse, con essa anche il programma atomico tedesco.

Hiroshima e Nagasaki

Gli americani, al contrario, con il Progetto Manhattan svilupparono la prima bomba atomica: nel 1942 il generale Leslie Groves affidò al fisico Robert J. Oppenheimer la guida delle ricerche presso un laboratorio segreto a Los Alamos, nel New Mexico; tre anni, 2 miliardi di dollari dell’epoca (39 miliardi di dollari di oggi) e 130.000 persone impiegate dopo, la bomba era pronta.

Nell’estate del 1945 la Germania si era già arresa, ma il Giappone continuava a combattere. Le forze americane erano pronte ad invadere le isole nipponiche. Ma i giapponesi giuravano di poter resistere all’invasione e di combattere, se necessario, fino alla morte: purtroppo, sulla base di ciò che era stato visto sino ad allora nella Battaglia del Pacifico, c’erano tutte le ragioni per credere che ciò si sarebbe avverato.

Il Trinity test

I generali americani dissero al presidente Harry S. Truman – l’ex vicepresidente di Franklin Delano Roosevelt morto il 13 aprile – che un’invasione del Giappone sarebbe costata la vita ad un milione di soldati americani e che avrebbe ritardato la conclusione della guerra fino al 1946 inoltrato. Truman, impegnato nella Conferenza di Postdam, comunicò a Churchill che gli Stati Uniti avevano sviluppato una “nuova e potente arma”, e decise di usare la nuova bomba. Due settimane e due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki dopo, il Giappone si arrese senza condizioni, e la guerra ebbe termine.

Il potere dell’autodistruzione

Ma è il 16 luglio del 1945, tre settimane prima dell’olocausto di Hiroshima (avvenuto il 6 agosto 1945), che l’uomo si trova di fronte alla scelta etica forse più determinante della sua Storia.

Ore 5:29, deserto della Jornada del Muerto, 56 km a sud-est di Socorro, New Mexico, USAAF Alamogordo Bombing and Gunnery Range.

Il nome Trinity è stato assegnato da Oppenheimer che si è ispirato ad una poesia di John Donne.

La bomba – informalmente chiamata The Gadget – è stata progettata e realizzata dal Los Alamos Laboratory Project Y: le preoccupazioni sul suo funzionamento hanno portato alla decisione di condurre un test nucleare prima di sganciarla sul Giappone.

L’esplosione – 0,016 secondi dopo la detonazione la “palla di fuoco” è visibile e larga 200 metri – libera un’energia di circa 25 chilotoni (Little Boy su Hiroshima, all’uranio 235, rilascerà 16 chilotoni, Fat Man su Nagasaki, al plutonio 239 come Trinity, 21 chilotoni).

Gli scienziati del Progetto Manhattan si trovano ad affrontare un momento che cambia per sempre il corso degli eventi: la bomba che hanno costruito dà agli esseri umani il potere di autodistruggersi; da quel momento il genere umano ha la capacità non solo di cambiare il corso della storia ma di porvi fine.

E gli americani sanno che, premendo il bottone, c’è una minuscola possibilità di distruggere il mondo, eppure lo premono lo stesso.

L’orologio dell’Apocalisse, che stima il rischio di una catastrofe nucleare e che scandirà tutti gli anni della Guerra Fredda, comincia ad avvicinarsi alla mezzanotte.

È proprio Christopher Nolan, nell’anteprima del film, a guidarci con le sue parole sull’importanza delle scelte etiche, più che di quelle tecnologiche, che come abbiamo visto ragionando di Intelligenza Artificiale, stanno alla base di ogni Innovazione.

Il pulsante di Oppenheimer

La storia di Oppenheimer – ci dice Nolan – è un'idea incredibile, quella di un gruppo di persone che si mettono a fare dei calcoli e stabiliscono che esiste una possibilità molto piccola che possano distruggere il mondo. Eppure, poi, quel pulsante lo premono. È letteralmente il momento più drammatico della storia: realizzammo che l’uomo era in grado di spazzare via l’umanità.

E Christopher Nolan ci dice ancora che, quando parla ai ricercatori che si occupano di Intelligenza Artificiale, essi definiscono il momento attuale esattamente come momento Oppenheimer, ovvero guardano proprio alla sua storia per definire le responsabilità etiche degli scienziati che stanno sviluppando nuove tecnologie con potenziali conseguenze per l’intera umanità.

Il dibattito aperto

Nel prossimo contributo partirò proprio dalle parole di Christopher Nolan sull’Intelligenza Artificiale per avventurarci nello straordinario dibattito che anima l’intero mondo contemporaneo e che ci pare scorrere accanto nella normale quotidianità delle persone quando, al contrario, siamo in un momento che sta scrivendo la Storia.