Siate sinceri, ci avete creduto anche voi. Per qualche settimana mia moglie ed io abbiamo pensato che l’Eldorado Edilizio in salsa contiana esistesse davvero. «Ma davvero possiamo ristrutturare la casa di campagna, quella dei nonni, che avrebbe tanto bisogno di essere sistemata, senza spendere un euro?». Erano i primi mesi del Superbonus 110%, quelli in cui la parola “gratis” sgorgava dalla bocca dell’Avvocato del Popolo (e non solo dalla sua, in verità) con una frequenza che sarebbe dovuta risultare subito sospetta.

Invece, in quel verbo elargito a piene mani, anche noi, che siamo pur sempre cittadini del Paese di Bengodi, stavamo per riporre fiducia. Sarebbe stato un errore esiziale. Per fortuna è bastato rivolgerci a un bravo architetto per piegarci a più miti consigli. «Nulla è gratis», ci ha ricordato con fare paterno, e in pochi minuti ci ha spiegato che quella che stava per iniziare era una bolla speculativa con pochi eguali nella storia repubblicana recente.

Una corsa all’oro inesistente che avrebbe lasciato una nutrita scia di cadaveri, soprattutto tra i proprietari di immobili. Non ci era tutto chiaro (“sconto in fattura” e “cessione del credito” sono meccanismi con una loro complessità), ma ci ha spaventato quanto bastava per riporre il sogno nel cassetto. Non hai i soldi per rimettere a posto la casa dei nonni?

Pazienza, meglio attendere tempi migliori o accontentarsi degli sgravi fiscali (che non mancano), piuttosto che credere che gli asini volino.

 

Nel frattempo, stavano già emergendo le prime truffe, i prezzi dei preventivi triplicavano, le nuove imprese edili nascevano senza controllo e la cessione del credito, da sogno si stava rapidamente trasformando in incubo. Poi sono arrivate anche le parole di Mario Draghi che, da Primo Ministro, non perdeva occasione per chiedere al Parlamento di mettere un freno alla follia edilizia. A quel punto abbiamo benedetto l’architetto e il suo provvidenziale consiglio.

Il Superbonus 110%, la geniale idea che avrebbe dovuto permettere agli italiani di migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione senza spendere un euro, anzi guadagnandoci pure qualcosa, è diventato l’emblema dell’inettitudine del Parlamento. Siamo a un passo dal completare il primo quarto del XXI secolo, eppure, la politica è ferma ad Achille Lauro (il sindaco napoletano, non il cantante) che comprava i voti consegnando una scarpa nuova prima delle elezioni e la seconda solo a vittoria elettorale conclamata.

Nonostante mi ritenga persona mediamente avveduta, ci stavo cascando anch’io (mia moglie meno, devo ammetterlo).

Qualche strumento per avere dubbi sull’esistenza di Babbo Natale, credo di averlo. Invece mi sono fatto ammaliare da quella parolina che titilla ogni coscienza, anche quella più solida: gratis.
Tra l’altro, a pensare e scrivere la legge che ha istituito il Superbonus 110%, sono stati gli stessi che qualche anno fa, affacciati da un balcone di Palazzo Chigi, avevano detto, brindando come a Capodanno, di avere abolito la povertà “per decreto”. Voglio dire: se uno nasce tondo …

Il problema allora, devo dirlo con franchezza, sono davvero loro o, piuttosto, sono io?

Il caso del Superbonus, che sta mettendo a rischio i già fragili conti dello Stato, e sta creando nuovi ulteriori problemi ai miei figli e a quei nipoti che ancora non ho, perchè saranno loro a dover pagare il conto dell’insipienza odierna, è intollerabile. Eticamente intollerabile. Ho sempre votato, ho sempre seguito la politica con passione, mi sono fatto coinvolgere più volte in prima persona, ho creduto con sincerità al primato della politica. Oggi meno, molto meno.

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Se andando a votare ho contribuito in qualche modo a portare in Parlamento gente che crede che la parola “gratis” sia spendibile in questo modo o che sia sufficiente un brindisi su un balcone romano per dire addio alla povertà, significa che il meccanismo della rappresentanza si è inceppato. Per non parlare di quello legato alla qualità delle candidature.

Loro sono colpevoli, ma forse io non sono del tutto innocente.

Per tornare alle urne, la prossima volta, dovranno impegnarsi moltissimo perchè, alla luce di quanto scritto sopra, non credo sarò più disposto a credere alle favolette da campagna elettorale.