È da parecchi mesi che sui giornali italiani non si sente parlare della Grecia. Solo larresto, pochi giorni fa, di Nikos Michaloliakos, il leader del partito di estrema destra Alba Dorata, ha riportato la Grecia sotto i riflettori, seppur timidamente. Ma cosa sta succedendo in questi giorni nel paese più in difficoltà dellUnione Europea? E quale rilevanza hanno le vicende elleniche per il nostro paese?

1. Dopo mesi di relativa tranquillità, la Grecia sta attraversando di nuovo un periodo di tensioni. Ormai non si contano più gli scioperi contro un nuovo piano di salvataggio per l’economia del paese, il terzo di questo genere. Due settimane fa sono scesi in piazza i lavoratori pubblici, che hanno indetto uno sciopero di quarantotto ore contro il taglio di migliaia di posti di lavoro in tutti i settori pubblici. Per capire la difficoltà della situazione basta pensare al comunicato rilasciato dall’Università di Atene, in cui il rettore spiega la necessità di sospendere ogni attività didattica data l’impossibilità economica di garantire le normali funzioni amministrative.

Le tensioni greche, però, non finiscono qui. Negli ultimi giorni, infatti, ad Atene e in altre città della Grecia si sono susseguite manifestazioni di protesta contro il partito di estrema destra Alba Dorata. L’episodio che ha scatenato questo nuovo ciclo di proteste riguarda l’uccisione, nella notte di martedì 17 settembre, di Pavlos Fyssas, un cantante hip hop conosciuto con il nome d’arte “Killah P” ed esponente del partito di sinistra Antarsya. Fin dalle prime ricostruzioni è apparsa chiara la matrice politica di questo omicidio e, nonostante i dirigenti di Alba Dorata abbiano subito escluso un legame tra il loro partito e la morte di Fyssas, un militante di Alba Dorata ha confessato di essere l’assassino ed è stato arrestato.

L’omicidio di Fyssas è in realtà la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le dure proteste della settimana scorsa, in cui si sono verificati anche episodi violenti, si sono rivolte contro Alba Dorata nel suo complesso. Infatti, il partito che ha ottenuto un risultato clamoroso alle ultime elezioni con il 7% dei voti, non è nuovo all'uso della violenza per imporre la propria visione politica. Nel corso degli ultimi due anni, gli esponenti di Alba Dorata hanno non solo perseguitato, minacciato e spesso picchiato gli immigrati che vivono sul suolo greco, ma anche intimidito avversari politici, grazie alla connivenza con le forze dell’ordine.

Il degenerare della situazione negli ultimi giorni ha fatto sì che il vice primo ministro greco abbia sostenuto che Alba Dorata è un’organizzazione criminale e che il ministro dell’ordine pubblico abbia stigmatizzato il carattere neo-nazista ed eversivo del partito di estrema destra. Nonostante Alba Dorata abbia sempre negato di essere un’organizzazione neonazista, le dichiarazioni di ammirazione nei confronti di Hitler da parte di alcuni suoi esponenti e i simboli utilizzati durante le manifestazioni sembrano essere molto eloquenti sul vero carattere del partito. In questi giorni si è quindi avuta la svolta: è stata lanciata una vasta operazione da parte delle autorità giudiziarie greche, che sostiene di avere solide evidenze sulla natura criminale di Alba Dorata. E in questo contesto il leader del partito, Nikos Mihaloliakos, è stato arrestato insieme ad altri alti dirigenti di partito la mattina del 28 settembre.

2. Per certi versi, potrebbe sembrare che l’esplosione greca provocata da Alba Dorata sia stata fermata. L’arresto di Mihaloliakos potrebbe apparire come il primo passo per contrastare e mettere fuori gioco un partito il cui comportamento violento non può che renderlo anti-democratico. Le cose, però, non sono così semplici. È vero, come scrive Roger Cohen sul New York Times, che il fatto che la Grecia faccia parte del club delle democrazia europee la rende meno vulnerabile all’autoritarismo della Germania della Repubblica di Weimar dopo l’umiliazione della prima guerra mondiale. È vero però anche che la situazione economica e sociale della Grecia rimane disastrosa e, per questo, pericolosa. La crisi, infatti, ha fatto esplodere la scelleratezza con cui la Grecia ha condotto le proprie finanze, dando lavoro a tutti i suoi cittadini tramite l’impiego pubblico e aumentando pensioni e salari senza avere non solo le risorse per farlo, ma anche un sistema vero di controllo fiscale. In questa situazione, la reazione dell’Europa è stata molto dura e le ultime politiche di risanamento dettate dalla Troika prevedono la riduzione di quindicimila dipendenti pubblici in tutti i settori entro la fine del 2014, di cui quattromila entro la fine del 2013. Anche il problema della disoccupazione non può fare altro che allarmare: secondo i dati Elstat, l’istituto di statistica ellenico, a febbraio 2013 il 27% dei greci era senza lavoro e, tra i giovani di età compresa tra i quindici e i ventiquattro anni, la percentuale arriva al 64,2. Infine, è un fatto che la società greca sia segnata anche da un flusso migratorio di individui extracomunitari che cercano di entrare in Europa attraverso il confine con la Turchia. Il problema è talmente esplosivo che nel 2011 la Grecia ha progettato e costruito un muro di dodici chilometri e mezzo sul confine di Evros proprio allo scopo di prevenire e ostacolare l’arrivo di immigrati clandestini.

Sono queste le condizioni che hanno permesso ad Alba Dorata di prosperare e sembra difficile che le cose possano cambiare in questo momento. In altre parole, è possibile che gli arresti e l’azione giudiziaria nei confronti di Alba Dorata possano ridurre l’influenza del partito, in particolare in parlamento. Allo stesso tempo, però, la delusione sorta con la crisi economica e che ha rafforzato Alba Dorata non è finita, ed è destinata a rimanere nella mente dei greci ancora per parecchio tempo. Al di là di Alba Dorata, infatti, sembra ragionevole pensare che nei prossimi anni i greci saranno sempre più inclini ad aderire a movimenti estremisti e anti-sistema a causa della crisi economica.

Per capire la volatilità della situazione greca può essere utile ricordare l’avvertimento di Hanna Arendt circa l’estrema complessità della relazione tra bisogni e libertà. Nel marcare la necessità di una contrapposizione fortissima tra natura e politica, Arendt mostra come la sfera dei bisogni non possa che costituire una minaccia per la politica, che invece rappresenta il luogo in cui le persone sono esseri liberi per eccellenza. Lo spazio della politica, infatti, permette agli individui di trascendere le necessità naturali e costruire invece un mondo di interazione in cui è possibile discutere idee e preparare cambiamenti per la vita collettiva. L’argomentazione di Arendt si basa sull’analisi delle grandi rivoluzioni settecentesche e vuole dimostrare che il motivo per cui la rivoluzione americana è riuscita mentre quella francese è finita nel terrore è che la prima aveva come scopo la libertà, mentre la seconda la liberazione da bisogni. Il punto non è solo che quando i problemi della povertà e della questione sociali sono pressanti non c’è più spazio per la libertà, ma anche che tali condizioni sono propizie per confondere la libertà con la liberazione, l'emancipazione con la redenzione in terra.

Per questi motivi la situazione della Grecia è preoccupante. E il fatto che alcuni dirigenti di Alba Dorata siano stati arrestati non è necessariamente una notizia che dia solo conforto. Nella condizione sociale in cui versa la Grecia, il modo per sottrarre a movimenti autoritari quel bacino di voti deve necessariamente muoversi in parallelo con un l'allentamento della morsa sociale. Solo ridando un po’ di ossigeno ai singoli greci, la tempesta preoccupante di questi giorni potrà essere fermata. Il rischio che questi arresti possano trasformarsi in un boomerang per la democrazia greca esiste. L’eliminazione di questo pericolo dipende essenzialmente da cosa succederà adesso, in Grecia, ma anche nel resto dell’Unione.

3. Dalla situazione in Grecia si possono trarre due considerazioni. La prima riguarda ovviamente l’Europa. Se la Troika chiederà nuovi tagli a salari e pensioni, il punto di rottura non sarà più un semplice rischio, ma quasi una certezza. Finora la Germania non ha dimostrato di essere una vera potenza dominante, capace di assumersi oneri e responsabilità, insieme a onori e vantaggi. Adesso che le elezioni tedesche sono state vinte, Angela Merkel deve dare un segnale forte circa le richieste di austerità nei confronti dei paesi più in difficoltà. Gli sconquassi di questi giorni, infatti, sono la prova che la Grecia ha raggiunto il limite. E se ci sarà una deriva antidemocratica, la strategia tedesca di colpevolizzare la Grecia non potrà essere considerata come un semplice elemento accessorio a questo risultato. Se fino ad adesso il far parte dell’Europa ha permesso alla Grecia di non capitolare nell’autoritarismo, non è detto che sia così per sempre. Solo se l’Europa e la Germania capiranno le conseguenze politiche della situazione sociale greca, l’Unione potrà davvero funzionare da cuscinetto contro possibili e poco auspicabili derive antidemocratiche.

La seconda considerazione, invece, riguarda l’Italia. Sebbene non si possa paragonare la situazione economica e sociale della Grecia a quella italiana, non si può certo nascondere come il nostro paese versi anch’esso in una situazione sconfortante. In particolare, le vicende degli ultimi giorni, con l’apertura al buio della crisi di governo, la perdurante incertezza sulla necessità di una ulteriore stretta fiscale, la difficoltà ad affrontare le riforme necessarie, fanno pensare che anche per l’Italia i problemi non siano finiti. La perdita di credibilità politica fa crescere l’instabilità economica e le conseguenze della crisi rischiano di diventare più aspre e difficili da contrastare. Inoltre, è importante ricordare che anche in Italia esiste un segmento di elettori anti-sistema e anti-partiti decisamente numeroso – di cui sono prova tanto il successo del M5S quanto la crescita delle astensioni nelle elezioni politiche dello scorso febbraio. Si tratta di due indicatori importanti che segnalano come anche in Italia esista una fetta di mercato elettorale piuttosto cospicua, che potrebbe essere pronta a mettere da parte la libertà per avere la liberazione. Con tutti i rischi che ne conseguono.