1. Come un’ideale terra di mezzo, l’Ohio è al centro non solo della carta geografica statunitense, ma anche del Super Tuesday che si apre oggi. Qui i due “eserciti” di Mitt Romney e Rick Santorum si incontrano ad armi quasi pari, se è vero che tutti i sondaggi li danno accostati, nessuno in grado di prevalere sull’altro. Qui vengono scelti 66 degli oltre 2000 delegati per la convenzione di agosto, mentre nello stesso giorno si voterà anche Georgia (76 delegati), Tennessee (58), Virginia (49), Oklahoma (43), Massachusetts (41) e in altri quattro Stati più piccoli.

2. Il Super Tuesday è entrato nell’immaginario americano in tempi relativamente recenti: negli anni Ottanta, quando una visione più colorata e di intrattenimento, modellata su partite di football e baseball trasmesse televisivamente, ha prevalso sui vecchi riti della politica, fondati su tempi lunghi e passaggi graduali. Da allora, c’è un martedì di febbraio o di marzo in cui si concentrano molte sfide numericamente importanti, ed è convinzione comune che il “Super Martedì” possa essere in grado di determinare dove pende l’ago della bilancia. E ciò anche se così non è stato nel 2008 per Barack Obama e Hillary Clinton, la cui estenuante competizione andò avanti a oltranza ben oltre il Super Tuesday.
Il Gop, diviso e incerto, ripeterà la scena nel 2012: Romney dovrebbe ottenere una discreta maggioranza in diversi contesti, ma Santorum e Newt Gingrich sono tutt’altro che azzerati.
 
3. Con molte delle competizioni già decise in partenza (Romney vincerà nel Massachusetts di cui è stato governatore; Gingrich dovrebbe farcela nella “sua” Georgia; Santorum è in vantaggio negli Stati più conservatori), la suspense e l’attesa si concentrano in Ohio, il cuore del Midwest transitato attraverso le molte generazioni e le rigenerazioni dell’America novecentesca.
Undici milioni di abitanti, l’Ohio è stato raccontato nelle sue componenti esistenziali, così atomizzate e isolate nel microcosmo delle piccole città, da Sherwood Anderson in “Winesburg, Ohio” (1919, pubblicato in Italia da Einaudi). Una galleria di personaggi ordinari e assertivi, che rivelano altrettanti punti di vista e multiple verità, come in un caleidoscopio, capace però, infine, anche di restituire un’immagine collettiva.
L’Ohio, luogo informe e poco attraente con la sua grande pianura corrugata, è un po’ un crocevia d’America, dove letterariamente i destini si ritrovano intorno all’oblio di sé, al desiderio di ricominciare. Ed economicamente, in modo speculare, trovano incarnazione le varie fasi del mito americano: la frontiera, i granai, il commercio, e poi le ciminiere, l’industrializzazione, il terziario.
L’Ohio dei grandi stabilimenti dell’acciaio e dell’industria pesante ha dato luogo alla suggestiva considerazione avanzata dagli storici di essere il vero responsabile della vittoria alleata contro Hitler: il motore industriale delle democrazie. Di sicuro, lo Stato del Midwest in questi decenni si è trovato in una sorprendente coincidenza con gli umori dell’elettorato americano, se è vero che ha sempre votato il candidato presidente che poi è stato eletto, con le sole eccezioni del 1944 e del 1960.
 
4. In Ohio, Romney ha dispiegato il suo efficiente meccanismo di coagulazione del consenso. È uno sforzo a lungo termine: l’obiettivo è sì strappare lo Stato a Santorum, ma soprattutto per auspicabilmente sottrarlo in novembre a Obama, magari insieme alla Florida, facendo così la differenza per la destra rispetto a quattro anni fa. Ma l’impressione è che questo partito repubblicano così lacerato stia perdendo tempo prezioso. La macchina obamiana è già in pieno movimento, qui come negli altri swing states dove il risultato è incerto e si sta dimostrando infinitamente più organizzata di quella dello stesso Romney.
Nella pianura del Midwest, mentre i conservatori strepitano e si affannano, gli attivisti democratici edificano silenziosi le fondamenta per la sfida dell’autunno.