La crisi non risparmia il Nord-Ovest. Malgrado alcune felici eccezioni, lo scenario complessivo è piuttosto pesante, soprattutto in Piemonte. Con questo breve intervento, getteremo uno sguardo sulla situazione economica di queste aree per cercare di capire quali ripercussioni politiche possa vere la crisi in atto.

1. Un recente studio della Banca d'Italia ha registrato un calo del fatturato nel 55% delle aziende piemontesi con oltre venti dipendenti, con il 22% di aziende si aspetta di chiudere il 2012 in perdita. Quello stesso studio ha poi fornito dati allarmanti anche sull'occupazione: con il suo 9,1%, il Piemonte ha il non invidiabile record di disoccupati tra le regioni del Nord, e del resto sono di più le aziende che prevedono di ridurre gli occupati rispetto a quelle che prevedono di aumentarli.

Quest’ultimo dato è confermato anche da uno studio promosso dalla sezione piemontese di Fermare il Declino (disclosure: movimento politico di cui chi scrive è esponente attivo). Da questo lavoro emerge come nei soli primi sei mesi del 2012, le chiusure di aziende siano state oltre 2000 più delle aperture, un dato che aggrava ulteriormente il saldo del 2011, negativo per 517 unità.

2. Resiste, se pur a fatica, il cuneese, che nonostante un calo del reddito pro capite a fine 2010 che ha portato la Provincia Granda, per la prima volta da tempo, al di sotto della media regionale, ha limitato la disoccupazione e registrato una crescita se pur contenuta (dati sempre riferiti al 2010). Questo dato positivo si deve in misura significativa agli investimenti fatti negli passati nell’agroalimentare di alta gamma, che consentono oggi all'agricoltura cuneese di essere molto forte nell'export e tenersi al riparo dai problemi degli segmenti di mercato del settore (l'agroalimentare è in grado di attirare interesse anche da zone remote, come dimostra il recente viaggio di una delegazione della contea svedese della Scania in Val d'Aosta, il cui obiettivo era di approfondire le collaborazioni). Le previsioni per il futuro comunque sono un campanello d'allarme anche in quest'area in grado di difendersi relativamente bene dalla crisi: il Centro Studi dell'Ance Piemonte dipinge uno scenario preoccupante nell'edilizia, con un'impresa su due che prevede di ridurre il proprio fatturato nei mesi a venire.

A patire la crisi non sono solo gli imprenditori e i lavoratori di qualificazione media o bassa (la Regione Piemonte ha lanciato l'allarme sull'esaurimento dei fondi per il pagamento della cassa integrazione in deroga): anche se il fenomeno non riceve considerevole attenzione, un'indagine di ManagerItalia testimonia che ben 4500 dirigenti hanno perso il lavoro in Piemonte dal 2008 ad oggi, circa il 90% dei quali concentrati a Torino; il dato peggiore è che solo la metà ha ritrovato un incarico da dirigente tra il 2009 e il 2011.

In discesa anche il mercato immobiliare: l'Ufficio studi di Tecnocasa ha rilevato un calo tra 2 e 7% dei prezzi medi degli appartamenti in Piemonte, e una drastica riduzione dei mutui collegati all'acquisto di un'abitazione (-61% tra gennaio e marzo 2012): le compravendite, del resto, da gennaio a giugno sono calate in Piemonte del 22%, con il Biellese maglia nera della classifica (-31,4%).

Il tutto a fronte di un'inflazione dei prezzi rilevata in Piemonte a settembre al 3,3%, sopra la media nazionale, e di un disagio sociale che si acuisce: il problema-casa si fa molto pressante, con le conseguenti occupazioni abusive e resistenze organizzate agli sfratti messe in atto da frange dell'estremismo di sinistra; ma il disagio si manifesta anche nel problema del gioco d'azzardo, la dipendenza patologica dal quale è in aumento anche in Piemonte.

Uno studio di Confindustria dipinge uno scenario di crisi anche in Val d'Aosta, con una riduzione del tasso di utilizzo degli impianti, 4 aziende su 10 che a ottobre prevedevano un calo della produzione entro dicembre, e un'impresa su quattro che prevedeva di ridurre la propria forza lavoro; i dati Istat del resto confermano un aumento durante il 2012 del ricorso alla cassa integrazione.

Quanto alla Liguria, accanto a scenari difficili come quello della Bombardier Transportation e a un turismo che inevitabilmente risente di una situazione di contrazione generalizzata dell'economia, è stata davvero emblematica a ottobre la vicenda del Salone Nautico di Genova, con l'imprenditoria nautica che per la prima volta in oltre cinquant'anni ha disertato l'inaugurazione, in polemica con i recenti provvedimenti governativi come la cosiddetta tassa sul lusso che hanno assestato un durissimo colpo alle aziende e ai lavoratori settore (peraltro facendo perfino registrare un calo di gettito fiscale complessivo). In controtendenza l'edilizia, che un'indagine di settembre 2012 di Anaepa Confartigianato ha mostrato in crescita (anche se l'aumento di produzione non si è riflesso sui livelli occupazionali).

3. I tempi di crisi sono anche inevitabilmente tempi di fibrillazione sul piano politico. Il Presidente piemontese Cota sembra esser stato sul punto di revocare le deleghe all'assessore Giordano: tale revoca non si è poi verificata ma la vicenda è stata comunque un ulteriore atto di una lunga serie di tensioni interne alla maggioranza di centrodestra, minata all'origine dal peccato originale delle firme false per una lista decisiva alla sua vittoria, e alle prese con un buco di 10 miliardi in sanità in misura rilevante dalle giunte precedenti, ma che neppure l'autorevole manager Monferino sembra essere stato in grado di aggredire. Comuni importanti come Torino e Alessandria sono anch'essi strangolati dagli ingentissimi debiti contratti nel corso degli anni, con la seconda cittˆ che ha addirittura dichiarato il dissesto per evitare il commissariamento, e che fatica a pagare gli stipendi dei dipendenti. Torino è impegnata in un difficile tentativo di ripianare i debiti con la vendita di alcune partecipate (anche se i partner prediletti sono sistematicamente società in mano pubblica, con il risultato di spostare fuori bilancio i debiti ma non mutare in modo sostanziale la situazione per il contribuente).

Anche nel centrosinistra, il primo turno delle primarie Pd mette in luce significative divisioni, con il capoluogo Torino roccaforte bersaniana e Renzi che quasi pareggia il conto complessivo battendo il segretario nella maggior parte delle restanti aree del Piemonte.

La Valle d'Aosta si prepara a votare nel 2013 e la sensazione è che anche il Piemonte, vuoi per decisione dei giudici, vuoi per implosione sul piano politico, tornerà alle urne prima della naturale scadenza del 2015.