Le conseguenze
Bassa libertà economica, bassa competitività e un ambiente poco favorevole alle attività imprenditoriali non potevano non avere conseguenze sulla crescita italiana.
GDP pro-capite, CAGR 1990-2009
PPP a valori costanti
Negli ultimi venti anni il tasso di crescita del PIL pro-capite italiano è stato tra i più bassi a livello mondiale. Se avessimo considerato il tasso di crescita del PIL la situazione sarebbe stata ancora peggiore. Anche nei confronti degli altri paesi dell’OCSE (quindi in condizioni di sviluppo comparabile) la performance è deludente: il PIL pro-capite è cresciuto a un tasso di crescita pari al 40% del tasso medio dei paesi OCSE.
E quindi?
Sia analizzando i risultati dell’Indice di Libertà Economica del Fraser Institute sia analizzando i risultati del Global Competitiveness Index e del Doing Business Index, emergono alcune considerazioni.
Il peso dello Stato e il ruolo del governo nell’ambito economico sono di gran lunga eccessivi. La possibilità di fruire di bassi tassi di interesse per tutto il primo decennio di esistenza dell’euro ha allentato i vincoli di bilancio, e gran parte degli sforzi che erano stati precedentemente fatti per sanare le finanze pubbliche sono stai vanificati.
Oltre ad assorbire eccessive risorse all’economia, questo eccesso di settore pubblico non ha neppure prodotto istituzioni efficienti. Burocrazia inefficiente, sistema giudiziario mal funzionante, incapacità di migliorare la regolamentazione dei mercati sono i fattori che emergono dai diversi indicatori.
Risolvere questi problemi farebbe bene all’Italia e potrebbe favorirne davvero la crescita, più di qualsiasi politica attiva per incentivare la ripresa. Forse la crisi obbligherà la classe dirigente del Paese a cercare di migliorare il background istituzionale per favorire lo sviluppo, ma finora è stato fatto troppo poco. È importante verificare se e cosa verrà fatto nei prossimi mesi.
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