Il risanamento greco – assente la possibilità di risanarsi svalutando la propria moneta, senza dover pagare ancora di più il proprio debito – passa per una flessione dei salari. La Grecia non può far scendere i propri salari relativamente a quelli altrui attraverso la svalutazione della propria moneta. La Grecia può ottenere una maggior competitività – che di suo è molto modesta – solo facendo scendere i propri salari in termini assoluti. I minori salari potrebbero accrescere le esportazioni e comprimere le importazioni, ossia migliorare i conti con l’estero, in maniera tale che la Grecia smetta di dipendere dai finanziamenti esteri e dalla spesa pubblica per la propria crescita. Una sfida politica pesante.
Si noti che i paesi europei emettono debito al 3% circa (Germania, Olanda) e al 4% circa (Francia, Italia). Prestando alla Grecia al 5%, il premio per il rischio è pari al 2% e all’1%. Essendoci il premio possiamo parlare di una «scommessa» a favore del risanamento, non di un «sussidio».
Per gli approfondimenti sulla crisi greca rimandiamo alle precedenti otto puntate.
© Riproduzione riservata