Dicono le statistiche che gli US payrolls stiano riprendendosi. In realtà, lo dicevano il mese scorso, e infatti Wall Street aveva smesso di correggere e aveva ripreso a salire con il consueto ottimismo (quello in cui non ha mai cessato di esagerare). Il punto è che la storia è, per così dire, mixed.

Tutti guardano i payrolls totali (grafico 1), mentre per una volta vi invitiamo a leggere separatamente quelli delle aziende manifatturiere (grafico 2) e quelli delle imprese di servizi (grafico 3).

Quattro considerazioni:

1) i payrolls sono in ripresa nel settore dei servizi, mentre sono stabilmente bassi nel settore manifatturiero;

2) l’economia dei servizi vale quattro volte quella manifatturiera. Essa è mossa prevalentemente dai consumi, che sono stati alimentati dal deficit pubblico;

3) i payrolls nel settore manifatturiero si sono contratti anche per effetto delle ristrutturazioni, volte a recuperare efficienza produttiva, equilibrio economico e competitività;

4) tuttavia, una ripresa è sostenibile quando c’è una crescita anche dei payrolls manifatturieri, perché vorrebbe dire che l’economia sta investendo e sta esportando. In definitiva, siamo sempre di fronte a una mezza ripresa, senza investimenti ed esportazioni.

Come proseguirà? A nostro avviso gli scenari sono tre:

a) se la banca centrale smette di comprare i titoli del debito pubblico, può accadere o che i consumi frenino perché privi del sostegno federale, o che i consumi frenino perché il governo federale ha aumentato le tasse. In entrambi i casi, se la ripresa non sarà sostenuta da investimenti ed esportazioni ci sarà una frenata (slowdown);

b) se mancassero gli investimenti (come mancano per ora) e le esportazioni, il governo federale potrebbe essere tentato di varare un QE3 per continuare a sostenere i consumi. In questo caso la ripresa resterebbe debole, ma i rendimenti da offrire sul debito pubblico americano ne accelererebbero la crisi e frenerebbero Wall Street (risky recovery);

c) gli investimenti e le esportazioni crescono, insieme ai payrolls (manifatturieri), il Pil cresce e permette al governo di tagliare i sussidi e aumentare le tasse senza deprimere il Pil, ma riducendo il deficit (lieto fine).

Lo scenario a) – slowdown – non è favorevole per Wall Street ed è favorevole per i bond solo in caso di aumento delle imposte. Lo scenario b) – risky recovery – non è favorevole per i bond ed è mixed per Wall Street. L’aumento dei rendimenti del bond e il maggior premio di rischio per le attività in dollari deprimono la Borsa. Il dollaro scende. Lo scenario non è a lungo sostenibile e cambia rapidamente in recessione con il crollo del dollaro. Lo scenario c) – lieto fine – è favorevole sia ai bond sia alle azioni.

Al momento, le probabilità (soggettive) a-b-c di chi scrive sono 40%-40%-20%. Bill Gross, il gestore di Pimco, pensa che il QE3 sia inevitabile, quindi punta tutto su b.

Link dei grafici citati:

http://www.centroeinaudi.it/images/lettera_economica/nfp.gif