Abbiamo a che fare con degli andamenti diversi dal passato ed anche più complessi. Prima di arrivare alla complessità dei mercati finanziari occidentali, mettiamo a fuoco il mondo del petrolio che mostra anch'esso una diversa e più elevata complessità rispetto al passato.
1 – Il petrolio sale, ma salirà ancora ?
Quel che emerge è la perdita della "presa" saudita sul prezzo del petrolio. Il prezzo del petrolio è ultimamente salito, ma le quote di produzione sono state solo congelate ai livelli massimi raggiunti negli ultimi tempi per molti paesi (Iran e, fuori dal cartello OPEC, dalla Russia ed altri Paesi minori), mentre solo i Paesi della Penisola arabica hanno deciso di tagliare (modestamente) la loro produzione. Con un prezzo intorno ai 50-60 dollari per barile una parte della produzione statunitense ottenuta frantumando le rocce (lo shale oil) torna economica. I Sauditi non sono così riusciti a tagliare l'offerta mondiale in misura significativa. Con il prezzo a questi livelli (vedi il grafico) e con il prezzo atteso per i prossimi anni all'incirca eguale (come dall'andamento del mercato dei future), la “rendita petrolifera” (il reddito che si ha tolti i costi di produzione in rapporto al PIL) si è di molto ridotta rispetto al passato, ciò che mette una seria ipoteca alla generosità del Welfare saudita e di molti altri Paesi.
1 - Link. Sulle quote di produzione e sui prezzi attesi: https://www.ft.com/content/bb618cca-bd5e-11e6-8b45-b8b81dd5d080. Sull'impossibilità di governare un cartello senza una potenza che possa alzare o tagliare la produzione a piacimento (lo "swing producer"): https://www.ft.com/content/5832b210-b7b3-11e6-961e-a1acd97f622d. Sui segnali di perdita di potenza saudita: http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21711529-kingdom-has-experienced-diplomatic-reverses-all-fronts-after-year. Sulla perdita di potenza dei sauditi verso il mondo sciita: https://www.lastampa.it/2016/12/09/cultura/nel-medio-oriente-in-guerra-la-grande-sconfitta-riad-57PsWhwwDqurH2tGKZOjHO/pagina.html
Il prezzo del petrolio mostra segni di rimbalzo ma non di ascesa:
2 – La borsa statunitense sale, ma salirà ancora ?
L'economia statunitense è in ripresa (circa il 2% annuo), mentre lo stimolo promesso da Trump (meno imposte e più spesa pubblica per infrastrutture) potrebbe alzare la crescita di un altro 1%. Avremmo quindi un 3%, a fronte di un deficit federale intorno al 5% (che passa dal 3% al 5% per effetto delle manovre di Trump sulle imposte e sulla spesa) con la conseguente maggior crescita del debito pubblico (che è già intorno al 100%). Con un'economia in ripresa di suo ed in presenza di uno stimolo fiscale, la banca centrale dovrebbe alzare i tassi. Il mercato ha formato un rendimento maggiore per i titoli biennali (i più sensibili ai tassi), ma questo rendimento è ancora appena sopra all'uno per cento. E' perciò possibile che i mercati finanziari continuino a sottostimare il rialzo dei tassi, perché i tassi futuri - per come emergono dalle riunioni della banca centrale - sono maggiori delle attese sui tassi che si formano sui mercati. Intanto, nel dubbio che un forte rialzo possa esserci, si ha chi sposta gli investimenti verso le obbligazioni a tasso variabile (l'equivalente dei nostri CCT).
Abbiamo avuto un forte rialzo dei rendimenti – da 1,4% fino a oltre il 2,2% - ed allo stesso tempo un forte rialzo della borsa. Solitamente (vedi il grafico) quando i rendimenti salgono la borsa o scende o si ammoscia (i rendimenti delle obbligazioni sono il fattore di sconto delle azioni e il rendimento alternativo). Il rialzo della borsa statunitense si spiega con le politiche (minori imposte e una minor regolamentazione) di Trump ? Sì, infatti, è salita la dispersione delle variazioni, con l'ascesa del prezzo dei titoli “favoriti” da Trump, ciò che curiosamente avviene mentre dilagano gli investimenti fatti attraverso gli ETF, che sono dei veicoli che riproducono paro paro gli indici. Questo “entusiasmo” verso alcuni settori/titoli è seguito alla grande “paura”. L'indice VIX, che misura le attese intorno alle variazioni dei prezzi, era esploso negli ultimi giorni che precedevano le elezioni presidenziali per poi contrarsi furiosamente.
2 - Link. Sulla crescita indotta dalle politiche di Trump: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4574-primi-appunti-di-trump-metria.html. Sui tassi dei mercati e della FED: https://www.ft.com/content/daec1670-bd2f-11e6-8b45-b8b81dd5d080. Sullo spostamento verso il tasso variabile: https://www.ft.com/content/daec1670-bd2f-11e6-8b45-b8b81dd5d080. Sugli ETF e sulla maggior dispersione del dopo Trump: https://www.ft.com/content/12dcd476-bc4e-11e6-8b45-b8b81dd5d080
L'ascesa furiosa (come variazione percentuale) del rendimento decennale (linea verde) e dell'indice delle azioni (linea rossa)
3 – L'Euro-zona è moscia, ma lo sarà ancora ?
La politiche monetarie continueranno ad essere espansive – oltre 80 miliardi di acquisti mensili della Banca centrale fino a marzo e poi 60 fino alla fine dell'anno, mentre quelle fiscali non mostrano segni di espansione, ma al massimo di mantenimento o di leggero rialzo dei deficit correnti. L'economia del'euro-zona cresce, ma modestamente. Intanto si ha una perdita di credibilità della costruzione europea. Nel 2016 è avuto il referendum in Italia, e, nel 2017 si avranno le elezioni in Olanda, Francia, e Germania. Una via d'uscita ci sarebbe, niente meno che un'espansione non monetaria guidata dalla Germania, ma è necessario del tempo affinché (eventualmente) si palesi. La Germania dovrebbe, infatti, alzare i salari, così contribuendo sia all’inflazione che alla domanda di beni europei, e investire parte o tutto il suo surplus nei paesi periferici.
Un modesto rialzo nel 2017 dei rendimenti è probabile. Esso è peraltro iniziato, sono, infatti, saliti i rendimenti più che gli spread ovunque, mentre i mercati delle azioni non dovrebbero esser trainati né dalla crescita (in generale, perché è moscia), né da dei temi legati alla nuova amministrazione (come negli Stati Uniti).
3 - Link. Qui trovate l'argomentazione per esteso sullo stallo dell'euro-zona. Quella economica: http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4562-l-anno-nero-dell-europa-prima-parte-riflessioni-di-politica-monetaria.html. E quella politica: http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4565-l-anno-nero-dell-europa-seconda-parte-riflessioni-di-politica-economica.html
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