Nel mese di maggio il nostro ragionamento era: “Da qualche tempo le cose sembrano essersi messe meglio sui mercati finanziari, per esempio l’indice della volatilità delle azioni, che misura le attese di escursione dei prezzi nel breve termine, è sceso verso i valori di inizio della crisi, così come è scesa di nuovo verso i valori di inizio della crisi la differenza fra il tasso di interesse cui le banche si prestano il denaro ed il rendimento dei titoli di stato con scadenza omogenea.

Sembra che siamo alla fine della parte peggiore della crisi iniziata l’estate scorsa, il cui picco è stato in marzo poco prima del salvataggio della Bear Stearns. Può darsi che la crisi finanziaria sia finita, ma questo non significa che tutto torni ad essere come prima. Va notato che il prezzo delle azioni delle banche protagoniste della crisi non si è mai ripreso, è solo rimbalzato dai minimi. Un andamento razionale, visto che le banche hanno bisogno di ricapitalizzarsi e quindi hanno un maggior numero di azioni che si divideranno gli utili, che per di più non potranno salire molto, dato che gli investimenti molto rischiosi non saranno popolari almeno per un pò”
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Da allora le cose sono andate in questo modo: si è un avuto un rimbalzo delle banche, che poi si è spento. E poi si è spento anche quello della borsa nel suo complesso. Bene, dove è la novità? Proprio nel fatto che il rimbalzo si sia spento, ossia che non vi sono compratori con forza sufficiente per far salire stabilmente i prezzi. E come mai non vi sono questi compratori? Probabilmente perché incomincia a prender corpo l’idea che la crisi non stia affatto finendo.
 
Una prova potrebbe essere la debolezza della borsa europea. Come dicevamo sempre in maggio: “Uno potrebbe investire nelle azioni europee, contando che la previsione della crescita degli utili è pari a zero. La revisione delle stime al ribasso dovrebbe essere inferiore a quella sulle imprese statunitensi. Inoltre, il rapporto fra il prezzo delle azioni e gli utili è in Europa pari a poco più di dieci volte, contro le oltre venti volte degli Stati Uniti. Questo significa che, se tutti gli utili fossero distribuiti, avremmo in Europa un rendimento intorno al 10%, contro un rendimento intorno al 5% negli Stati Uniti. Un rendimento alto come quello europeo è un pavimento per la caduta dei prezzi”.

Le borse europee ormai si stanno avvicinando ai valori minimi di marzo. Un brutto segnale, perché se cadono le borse meno care, si deduce che la propensione al rischio si sta proprio riducendo. In questi casi, conviene adottare la strategia di massima cautela. Naturalmente non milita a favore dell’investimento in attività finanziarie rischiose il comportamento delle banche centrali. Come dicevamo sempre in maggio: “La novità è il cambiamento di posizione della Banca d’Inghilterra, il cui governatore ha dichiarato che il periodo aureo dell’espansione del credito è terminato, mentre abbiamo davanti il rischio di una inflazione che sale, e che bisogna dedicarsi a ridurre la aspettativa di crescita dei prezzi”.
 
Dietro il timore dell’inflazione vi è l’ascesa del prezzo delle materie prime. La domanda di petrolio comincia appena a cedere. Non si vede perché i loro prezzi debbano cedere in misura significativa proprio ora. Infine, sempre a maggio dicevamo che: “prosegue la diversificazione delle riserve dei paesi emergenti dal dollaro, e quindi non si vede ragione perché esso dovrebbe uscire dalla banda 1,50-1,60 contro l’euro”.
 
La nostra conclusione in giugno parte dalla debolezza della borsa europea. E quindi modifichiamo la Asset Allocation di maggio. Essa era: “La cosa migliore è, ancora una volta, avere il “BOT in Euro”. I mercati finanziari si sono sempre ripresi nella storia. Alla fine una soluzione di politica economica la si trova, oppure, se non la trova, i prezzi cadono fino a scontare il peggio del peggio e quindi tornano attraenti. Quando saremo intorno al momento del dunque, potremmo investire i BOT in Euro in opzioni Call, ovviamente sulle azioni. In alternativa a questa strategia, che non corre rischi, ma rinuncia alla crescita dei prezzi nel breve termine, uno potrebbe avere una portafoglio fatto di BOT in euro per la gran parte, con una quota ancora modesta di azioni europee”. Bene, ora eliminiamo l’alternativa alla strategia principale.

 
Dicembre
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
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Obbligazioni Liquidità
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Gennaio
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
--
--
Obbligazioni Liquidità
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Febbraio
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
--
--
Obbligazioni Liquidità
-
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Marzo
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
--
--
 Obbligazioni Liquidità
 --
 --
Aprile
Stati Uniti
Europa Euro
 Azioni Obbligazioni
 --
 0
Obbligazioni Liquidità
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Maggio
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
--
0
 Obbligazioni Liquidità
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Giugno
Stati Uniti
Europa Euro
 Azioni Obbligazioni
--
 -
Obbligazioni Liquidità
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Quando la previsione è quella di un’attività finanziaria che va molto peggio di un’altra si ha un giudizio di “- - - “. Due meno o un meno sono solo giudizi meno negativi. Lo stesso vale con “+++”, e a discendere con due e con un “+”. Lo zero indica una condizione di neutralità, ossia che gli andamenti corretti per il rischio dovrebbero essere simili.



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