Il prezzo delle azioni flette perché l’aspettativa di crescita dell’economia si sta ridimensionando (1). Per lo stesso motivo il prezzo delle obbligazioni sale (se il prezzo sale, il rendimento si riduce, perché la cedola è fissa). Si suppone, infatti, che lo stato possa sempre pagare le cedole, anche se l’economia va male, perché può alzare fin da subito le imposte, oppure, in alternativa, non alzare le imposte ed emettere altre obbligazioni per pagare le cedole. In futuro il maggior flusso cedolare sarà comunque pagato, a meno di una crescita vorticosa, con le maggiori imposte. I rendimenti delle obbligazioni in alcuni paesi sono ormai diventati così bassi che il loro acquisto si giustifica solo se i prezzi salgono ancora, il che, a sua volta, si giustifica solo con una recessione prolungata. Uno scenario di tipo giapponese, insomma. Chi compra le obbligazioni a lungo termine con dei rendimenti che tendono al 2,5%, perché desidera fuggire dal rischio, corre lo stesso dei rischi.

 


Il primo rischio si avrebbe con l’economia che inaspettatamente riprende. Il secondo rischio si avrebbe per effetto dell’emissione di un gran debito pubblico, volto a impedire che le cose peggiorino. Un gran debito pubblico potrebbe, infatti, essere sottoscritto solo con dei rendimenti maggiori (2). 



(1) http://www.centroeinaudi.it/ricerche/un-futuro-quaresimale-/-ii.html

(2) http://www.centroeinaudi.it/ricerche/la-resa-dei-conti.html