Un paese come la Spagna entra nella catena di salvataggio dell'euro area. Esso chiede aiuto, che gli può essere accordato – attraverso il fondo “salva stati” - condizionatamente ad una manovra di controllo dei bilanci pubblici. A quel punto, se gli è accordato, e se, nonostante questo, i mercati “tentennano”, interviene la banca centrale dell'area valutaria comune che compra le sue obbligazioni (fino a tre anni di durata) sul mercato secondario per stabilizzarne il prezzo (e quindi il rendimento e quindi il costo del debito alle aste).
Come può sorgere o non sorgere una crisi? Non sorge, se la catena di salvataggio funziona. Madrid chiede aiuto, Bruxelles lo accorda, e, se il caso, Francoforte interviene. Sorge, se la catena di salvataggio non funziona. Madrid chiede aiuto, Bruxelles lo accorda, ma il piano di stabilizzazione non funziona per ragioni economiche (perché spinge l'economia in recessione) e politiche (perché c'è troppa opposizione). A quel punto la banca centrale interviene o non interviene comprando le obbligazioni del paese in crisi? Se non interviene, ecco che i rendimenti di quel paese salgono pericolosamente (perché rendono ancora più costoso l'onere del debito), se, invece, interviene, ne finanzia il deficit, il che metterebbe in imbarazzo tutti. Nell'area in questione, infatti, è vietato, o comunque quasi vietato, alla banca centrale il finanziamento del deficit (in maniera diretta e indiretta).
L'altro ieri con l'annuncio delle elezioni catalane che mettono in discussione i trasferimenti fra regioni e stato centrale, e ieri con lo sciopero in Grecia abbiamo degli eventi che mostrano come possa essere messa alla prova la “catena di salvataggio”, di cui parliamo da più di un anno.
In Catalogna vi è chi desidera separarsi dal resto della Spagna. L'origine del desiderio è l'uso distorto delle risorse: secondo alcuni, i trasferimenti allo stato centrale sono eccessivi in questo momento di crisi. Dovremmo avere in un paio di mesi delle elezioni locali anticipate che si giocano intorno all'indipendenza catalana.
La notizia dal punto di vista del governo dell'euro area non è delle migliori. Potrebbe prender corpo l'idea che i “ricchi” vogliano separare i propri destini dai “poveri”. In quasi tutti i paesi europei vi sono regioni più ricche e altre più povere. Per quale motivo un investitore dovrebbe preoccuparsi se i catalani si separano dai castigliani ?
Il motivo è legato al debito pubblico. Supponiamo che la ricca Lombardia si stacchi dall'Italia, portandosi via il proprio debito pubblico (= il debito pubblico italiano diviso per il numero di italiani e poi moltiplicato per il numero dei lombardi). Il debito pubblico per lombardo è di circa 30 mila euro, con un reddito pro capite di 35 mila euro. L'Italia resta composta dalle altre regioni. Prendiamo a esempio la Sicilia. Il debito pubblico per siciliano è sempre di circa 30 mila euro, con un reddito pro capite di 17.500 euro.
Il debito pubblico/PIL dei lombardi sarebbe inferiore al 100%, mentre quello dei siciliani tenderebbe al 200%. Il debito siciliano sarebbe (forse) scambiato solo con dei rendimenti astronomici, ossia con una caduta del prezzo dell'obbligazione siciliana astronomica (la cedola è fissa, per cui il rendimento sale, se il prezzo cade). Tutti vorrebbero il debito lombardo, e nessuno quello siciliano. Ma il debito lombardo o siciliano non esiste, perché oggi c'è solo quello italiano. Ergo, temendo che un giorno l'Italia possa separarsi, il debito italiano verrebbe scambiato solo con dei rendimenti maggiori, perché la base imponibile ricca potrebbe andarsene via, lasciando quella povera oberata dal debito.
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