Si è aperta la nuova fase della trattativa per la definizione delle caratteristiche che dovrà avere il sistema bancario europeo, unificato sotto la supervisione della Banca Centrale Europea. Tema decisamente complesso da maneggiare, senz’altro in termini politici ma anche per le difficoltà tecniche dell’argomento. Le implicazioni sono veramente numerose ma un filo comune lega tutti i paesi partecipanti a questo processo: sembra che nessuno sia in grado di partire da una posizione di particolare forza essendo tutti portatori, in misure e con tipologie differenti, di situazioni bancarie non esaltanti.

Ci sarà tempo e modo per addentrarsi nei meandri delle innumerevoli opzioni che si affacceranno prima di trovare un punto di mediazione. Ci auguriamo che quest’ultimo permetta di affrontare meglio, rispetto al recente passato, il tema della misurazione della solidità e solvibilità del sistema bancario e finanziario. Possiamo dare un occhiata proprio a questo recente passato per misurare la dimensione del fenomeno che ha provocato l’avvitamento su se stesso del sistema bancario internazionale. Il supporto è fornito dal Fondo Monetario Internazionale.

La crisi delle banche ha comportato un esborso per le finanze pubbliche dei paesi avanzati superiore ai 1.700 miliardi di dollari (per orientarsi, il PIL italiano nel 2012 è stato poco superiore ai 2.000 miliardi di dollari). Il paese maggiormente colpito è stato l’Irlanda, con un peso dell’intervento di salvataggio da parte del governo superiore al 40% del PIL. Seguono Grecia, Olanda, Germania e Cipro con interventi tra il 20% e il 10% del PIL. Per gli Stati Uniti l’impatto è stato inferiore al 5%.

Ad oggi oltre la metà dei 1.700 miliardi iniziali è rientrata nelle casse delle finanze pubbliche ma, anche in questo caso, in misure differenti. Se il governo federale degli Stati Uniti ha quasi interamente recuperato i soldi dei contribuenti messi al servizio dei vari salvataggi, diversa è la situazione in Europa. L’Olanda ha recuperato due terzi degli impegni finanziari mentre Cipro non ha ancora recuperato nulla. L’Irlanda è il paese con l’esposizione ancora percentualmente più elevata (36% del PIL), seguita dalla Grecia (11% del PIL) e dalla Germania la cui esposizione verso istituzioni finanziarie da risanare è pari al 10% del PIL, circa 350 miliardi di dollari. L’assenza dell’Italia dalla tabella non è una dimenticanza ma è un fatto, derivante dall’assenza di fenomeni di salvataggi bancari a carico dei contribuenti.

 

banche europee 28 10
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