Di questi tempi si parla della crisi nell’Europa dell’Est. Esponiamo anche il percorso della crisi che si allarga dall’Est all’Ovest. Alla fine si hanno dei debiti pubblici maggiori.
(1) Narrativa della crisi dei paesi dell’Est
Si prende il debito estero di questi paesi. Si mostra quanto sia elevato. Si prende il disavanzo della bilancia dei pagamenti correnti. Si mostra quanto sia elevato. Si tirano le prime somme: non solo sono dei paesi indebitati, ma il loro debito continua a crescere. Come faranno? Siamo davanti al bivio: o qualcuno li salva o debbono accettare delle svalutazioni “selvagge”. Li potrebbe salvare l’Unione Europea. (In quasi tutte le analisi qui arriva di solito la denuncia: ma questi sono dei burocrati, non si mettono mai d’accordo, ecc. Dopo molti anni che si leggono queste cose uno si convince che esiste un “qualunquismo” finanziario). Ergo, la prima possibilità, il salvataggio europeo dei paesi dell’Est, è scartata. Non resta che la svalutazione. Questa non potrebbe risolvere granché trattandosi di paesi con un apparato industriale modesto, difficili da rilanciare con la svalutazione, come accadde con l’Italia nel 1992 e con la Corea nel 1997. Ed, infatti, la svalutazione non è raccontata come un evento risolutivo. La svalutazione come scelta di politica economica non interessa. Interessa quali prezzi andranno giù o su. Il candidato sono le monete di questi paesi che saranno ancora deboli.
Si mostra che quasi tutto il debito dell’Europa dell’Est è con le banche dei paesi dell’Europa Occidentale. Si ricorda quanto enorme sia l’esposizione - un trilione d’euro - e si fa l’elenco dei paesi esposti con le proprie banche. Si fanno i conti. Ci si chiede quanto costerebbe salvare le banche esposte. Si fa il conto e si aggiunge il conto del salvataggio al debito pubblico dei paesi creditori. Alcuni debiti pubblici crescono moltissimo. Il Belgio, la Svizzera, la Gran Bretagna, la Svezia sono fra i paesi con la maggior dimensione degli attivi bancari in rapporto al reddito nazionale. Ergo il salvataggio delle loro banche aumenta il loro debito pubblico in rapporto al reddito nazionale. I conti dicono dal 20% fino al 30%. (Lo stesso conto porta il debito pubblico italiano a crescere del 10%, quello tedesco del 5%). La conclusione? I rendimenti delle obbligazioni nei paesi con le banche più esposte non potranno non crescere, per l’offerta di molte nuove obbligazioni emesse per sottoscrivere il salvataggio delle banche.
Nella narrativa circoscritta all’Europa dell’Est il prezzo sotto potenziale pressione è quello della loro moneta, nella narrativa allargata all’Europa dell’Ovest il prezzo sotto potenziale pressione è quello delle obbligazioni. Fra crisi valutarie in corso ed attese e rendimenti delle obbligazioni attesi in tensione, ben si capisce che le borse europee, soprattutto nel comparto bancario, non riescano a starsene serene. Se i paesi dell’Est fossero aiutati dall’Unione, la crisi potrebbe essere meno grave e meno grave sarebbe il costo del salvataggio. Nel prossimo futuro vedremo.
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