I bonus pagati ai finanzieri saranno tassati con un’aliquota speciale in Gran Bretagna e sembra anche in Francia. Gli avidi finanzieri sono di nuovo in prima pagina. Un cinico potrebbe fare questo ragionamento: 1) i bonus sono il frutto delle politiche monetarie e fiscali lasche – politiche che hanno fatto guadagnare con poco sforzo molti denari all’industria finanziaria; 2) la tassazione dei bonus è un modo di finanziare una parte della spesa pubblica che li ha – insieme alla politica monetaria - prodotti; 3) alla fine, si ha una «partita di giro», che presenta il vantaggio di mostrare che si stanno punendo gli avidi.

I contribuenti saranno contenti, perché si sono puniti i cattivi, mentre si continua, perché non si hanno ancora le idee chiare, a lasciare le cose così come sono. Brown potrà perciò mostrare che «il carico fiscale è sulle spalle di chi può reggerlo», e Sarkozy sottolineare con i fatti che porta avanti la campagna contro il «capitalismo anglosassone».

La notizia è uscita su:

http://www.chicago-blog.it/2009/12/10/i-bonus-dei-finanzieri/


Nota aggiunta alle 19.30:

Sembra che Goldman Sachs per i suoi maggiori dirigenti abbia deciso di pagare i bonus in azioni e non in contanti. Con le azioni che non si possono ritirare prima di cinque anni, a condizione che non si siano commessi errori nella valutazione dei rischi. Insomma, si possono ritirare le azioni se si è fatto bene nel tempo. Questo era il sistema in uso una volta. Goldman Sachs, infatti, era, sino alla fine dello scorso decennio, un'impresa di partner, dove uno guadagnava molto ma solo alla fine della carriera, quando si ritirava vendendo le proprie quote ai nuovi partner. In questo modo non si prendevano rischi di breve termine – un reddito da centometrista, perché uno guadagnava molto solo alla fine, un reddito da maratoneta.