L’asta di ieri dei titoli di stato greci a dieci anni ha registrato una domanda tre volte superiore all'offerta e i titoli sono stati comprati per tre quarti da fondi pensione, banche e assicurazioni. Il rendimento elevato – un 3% sopra quello dei titoli di stato tedeschi a dieci anni, dunque circa il doppio di quelli germanici – ha svolto il proprio compito. La disoccupazione negli Stati Uniti nel mese di febbraio – notizia comunicata oggi – è cresciuta appena, e il tasso di disoccupazione è rimasto invariato – appena sotto il 10%. Facendo dei conti diversi, ossia considerando come disoccupati anche coloro che svolgono involontariamente un lavoro «part time» e coloro che hanno smesso, sfiduciati, di cercare lavoro, il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è di gran lunga maggiore – appena sotto il 18%.

I titoli di stato che costano al Tesoro greco il 6% sono un fardello. La crescita attesa – nominale e reale – dell'economia dovrebbe essere almeno del 6%, perché questi rendimenti non pesino. Ma la crescita sarà di parecchio inferiore e dunque le manovre di correzione del bilancio pubblico dovranno essere molto pesanti. La disoccupazione di cui si parla – il tasso ufficiale di disoccupazione – è circa la metà di quella complessiva, sempre calcolata dal Ministero del Lavoro degli Stati Uniti, e include tutti gli «esclusi». Nel primo caso abbiamo una disoccupazione che ha smesso di crescere, nel secondo abbiamo una disoccupazione che continua a crescere.

Insomma, ieri e oggi non si è materializzato il caso estremo di un’asta andata a vuoto in Grecia e di una disoccupazione ufficiale in esplosione per effetto delle nevicate.