Le vicende politiche italiane ed americane, ma non solo, stanno attirando l’attenzione per le particolari difficoltà che la moderna gestione della cosa pubblica sta affrontando. Il blocco nella fornitura dei servizi pubblici di competenza del governo federale americano (quindi il governo centrale e non dei singoli stati federati) è senz’altro un evento non così frequente.

Comporta una serie di disservizi più o meno rilevanti come, ad esempio, il blocco dell’emissione di titoli di debito da parte del Tesoro americano. Inoltre, può diventare rilevante l’impatto sul funzionamento generale dell’economia soprattutto nel caso in cui l’assenza di determinati servizi si prolunghi nel tempo. Alcuni esempi. Alla NASA, il famoso ente spaziale americano, lavorano 18.134 persone. Circa il 96% di loro sono sospesi dal lavoro con esclusione degli scienziati attualmente operanti nelle stazioni spaziali. All’opposto, l’agenzia governativa che si occupa dei veterani sospende una quota modesta di addetti, circa il 4%, garantendo la continuità dell’assistenza. Ovviamente non vengono sospese categorie come gli agenti dei servizi segreti, i controllori di volo, i servizi alla persona, oltre agli addetti ai sottomarini nucleari, ai vivai marini e agli animali da laboratorio. Stanno a casa i lavoratori della TV della NASA, gli economisti, gli statistici, i guardiani dei parchi (e della Statua della Libertà), gli attuari e altre categorie i cui compiti sono sospendibili.

La situazione, causata dalla mancanza di accordo sull’innalzamento del livello di debito pubblico, è evidentemente fonte di incertezza in quanto genera una situazione di eccezionalità che impedisce il regolare pieno svolgimento delle attività a cui l’amministrazione pubblica è preposta. All’impatto immediato potrebbe associarsi un effetto ulteriore in grado di influenzare il regolare funzionamento di tutta la macchina economica americana. Ci sono alcune analisi interessanti che mettono in relazione l’incertezza (sicuramente generata dall’impasse sul debito e il conseguente blocco del governo federale) con altre variabili.

La correlazione più intuitiva riguarda la produzione industriale ed abbina l’incertezza alle politiche di investimento delle imprese. Considerando la variazione semestrale dell’incertezza politica, abbinata alla variazione delle intenzioni ad investire in nuova capacità produttiva o in ricerca o in personale da parte delle aziende, si nota come queste due variabili si muovano nella stessa direzione. Non è strano bensì ragionevole che le decisioni delle aziende in tema di investimenti a lungo termine richiedano un terreno favorevole con regole valide e durature oltre che un governo pienamente operativo e in grado di fornire le necessarie garanzie politiche.

La meno intuitiva e più legata alle dinamiche finanziarie associa la solita incertezza politica all’andamento del rischio azionario (vedi l'icona). Quest’ultimo viene misurato come differenza tra il rendimento implicito delle azioni (utili attesi su prezzi) e il tasso del titolo a dieci anni. Maggiore è questo valore, maggiore è il rischio che si corre nell’investire in azioni, e viceversa. Anche in questo caso sembra che la capacità del principale indice azionario americano, S&P500, di prendere una direzione piuttosto che un’altra risenta decisamente dell’aria che tira ovvero della sensazione, misurata statisticamente, di stabilità e solidità dell’amministrazione pubblica. L’analogia con la temperatura è molto semplice ed immediata, anche considerando le possibili differenze tra instabilità effettiva e percepita.

La misura dell'incertezza è ricavata da qui:

http://www.policyuncertainty.com/