La Cina - per mantenere elevato il proprio tasso di crescita - continua ad intervenire nella propria economia. Deve mantenere elevato il tasso di crescita, perché deve assorbire l'urbanizzazione dei contadini, senza che si creino favelas. L'intervento continuo non porta necessariamente a un risultato finale “ottimo”, per le ragioni che proviamo a esporre.
L'economia frena ed ecco che si costruiscono altre reti ferroviarie e nuove città. Ecco allora che l'economia riparte, ma non si sono ancora trovati i passeggeri in numero sufficiente per le nuove reti ferroviarie e nemmeno un numero sufficiente di inquilini per le città nate dal nulla. Nel periodo che intercorre fra la costruzione delle reti e delle città e il loro pieno utilizzo, il sistema bancario, che ha finanziato il tutto, si trova in difficoltà. Chi ha costruito non raccoglie abbastanza reddito (in forma di biglietti o di affitti) per ripagare il credito ricevuto.
Se ad ogni rallentamento dell'economia riparte la spesa in infrastrutture, e i rallentamenti e quindi le spese si accavallano, si hanno ondate spaventose di investimenti e un'esposizione altrettanto spaventosa del sistema bancario. Fino a quando gli investimenti non saranno ripagati, le banche saranno esposte. Se ci volesse molto tempo per ripagarli, il sistema bancario andrebbe in profonda crisi. Una storia simile a quella della Spagna – la costruzione di immobili a credito – con la differenza che la Cina è più grande. (Come che sia l'indice della borsa cinese dai circa 6 mila punti del 2007 è ora finito a 2 mila).
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