La Lega è passata da 5 milioni e mezzo di voti a oltre 9 milioni. Il Movimento Cinque Stelle è passato da quasi 11 milioni di voti a 4 milioni e mezzo. Il Partito democratico ha mantenuto i suoi 6 milioni di voti, ma questi - su un'affluenza più bassa - valgono il 22.7% e non – come lo scorso anno - il 18.7%. Forza Italia passa da 4 milioni e mezzo a 2 milioni e 300 mila voti. Insomma, il risultato elettorale delle europee, se misurato come numero di voti, appare del tutto evidente. Molto meno chiaro, invece, è provare a immaginare che cosa potrà mai accadere.
Da tempo avevamo evocato la possibilità di un “risucchio bipolare”. Ecco il testo paro paro: “Non si può escludere che dopo le elezioni europee - in presenza di una ulteriore caduta dei consensi del M5S e di una ulteriore ascesa della Lega a danno sia dell'alleato di governo sia della coalizione di Centro-destra, si possa andare – prima della manovra finanziaria? - verso le elezioni politiche anticipate. Elezioni che sarebbero chieste dalla Lega come suggello della propria ascesa. Né si può escludere che l'esito elettorale possa alimentare una spinta verso una doppia aggregazione – verso un nuovo “bipolarismo”: un Centro-destra a trazione Lega ed un Centro-sinistra a tradizione M5S. Ossia un neo-bipolarismo che vede i protagonisti del bi-polarismo della Seconda Repubblica – il PD e FI - “risucchiati” dalle forze populiste ormai emerse ai loro lati. Laddove, nel caso del nuovo Centro-destra, potremmo avere in campo economico una maggiore attenzione alle necessità produttive a scapito di quelle distributive, entro una cornice in qualche misura “sovranista”. Laddove, nel caso del nuovo Centro-sinistra, il PD andrebbe alla ricerca della “costola di sinistra” presente in un M5S, ormai indebolito, per trovare un accordo che lo rimetta in gioco. Difficile che in questo caso possa emergere in campo economico una maggior attenzione alle necessità produttive a scapito di quelle distributive”.
Questa previsione va aggiornata. Si tenga ovviamente conto che le elezioni europee non alterano la composizione del parlamento italiano, laddove i M5S sono il doppio dei Leghisti, proprio il contrario di quanto emerso domenica.
Intanto non si hanno i numeri del risucchio “a sinistra”: il PD e il M5S arrivano al 40% dei voti. Intanto si hanno i numeri del risucchio “a destra”: la Lega, Fratelli d'Italia, e Forza Italia arrivano quasi al 50%. Tenendo conto del “premio di maggioranza” il risucchio a destra potrebbe dar vita ad un governo.
Alla Lega potrebbe però tornare utile non andare subito alle elezioni per evitare di spendere troppo tempo nella formazione di una alleanza di destra e quindi preferire premere sul governo in carica per ottenere – fra le altre cose - la flat tax e le infrastrutture.
In questo caso, il M5S, se si piegasse, pur di tenere in vita il governo, s'affloscerebbe in quanto partito dalle ambizioni “decrescitiste-con-sensibilità-pauperiste”.
Esiste una via di uscita? Assumiamo che 1) si abbiano degli scontri interni al Movimento Cinque Stelle, che decide di “non piegarsi”, e 2) Salvini che vuole sì passare “all’incasso” del risultato elettorale europeo anche nel parlamento italiano, ma teme una crisi finanziaria.
Ecco allora che potrebbe nascere un governo “ponte”, come “governo del presidente” noto nel linguaggio pop italiano come "balneare". Sei mesi per fare una Legge Finanziaria austera che sarebbe “figlia di nessuno”, in quanto partorita da un “governo ternico”, e che eviterebbe una crisi grave, di cui si possono intravvedere i contorni, per, poi, subito dopo, ossia nei primi mesi del 2020, andare a votare con lo slogan del riottenimento della sovranità perduta: Italy First.
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