In Europa si hanno ancora delle tensioni. La Spagna avrà un disavanzo del bilancio pubblico maggiore delle attese e una crescita inferiore. Di conseguenza il suo debito pubblico sta andando sotto pressione. In Francia il candidato socialista alla Presidenza ha dichiarato che non vuole attenersi agli accordi detti di “Fiscal Compact” (quelli in cui i bilanci pubblici debbono essere in pareggio) e chiesto anche che la Banca Centrale abbia degli obiettivi di crescita (e non solo di controllo dell'inflazione). Negli Stati Uniti gli andamenti effettivi dell'economia sono tornati ad essere inferiori alle attese.

Nel primo trimestre del 2011 si ha un triplo shock: 1) la “Primavera Araba”. Il prezzo del petrolio incomincia salire per il timore che le sollevazioni popolari arrivino in Arabia Saudita, dove si ha quella capacità produttiva inutilizzata che è in grado di compensare la caduta della produzione libica. La Monarchia saudita però incrementa la spesa pubblica per avere consenso, e ci riesce. La maggior spesa pubblica è finanziata da un prezzo del petrolio che non scende sotto il 100 dollari al barile. Nel 2012 i Sauditi dichiarano che regoleranno la produzione per ottenere proprio questo prezzo. 2) Il gran terremoto in Giappone. I paesi sviluppati – quelli con un'economia e con le istituzioni sofisticate - reagiscono ai terremoti e dopo un qualche tempo tornano al punto di partenza, che è proprio quello che è accaduto in Giappone. 3) La crisi del debito greco. Essa sembrava essersi stabilizzata. I prezzi delle obbligazioni erano, infatti, caduti moltissimo, e perciò si avevano dei rendimenti che sembrano congruenti con il rischio. Poi, invece, emerge che l'economia va molto peggio, e che il bilancio pubblico non si risana velocemente. Riscoppia la crisi del debito greco, che si conclude solo nel 2012 con la ristrutturazione del debito detenuto dai privati.

Nel secondo trimestre del 2011 i mercati finanziari si stabilizzano: 1) quelli azionari negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone si muovono “lateralmente”, ossia non salgono e non scendono; 2) il prezzo del petrolio flette, proprio perché la crisi non si estende all'Arabia Saudita; 3) anche il cambio dell'euro con il dollaro si muove in laterale. Molti hanno incominciato a pensare a un ritorno alla normalità dopo il triplo shock. Ma era una previsione sbagliata.

Nel terzo trimestre del 2011 torna, infatti, la crisi. Negli Stati Uniti già nel secondo trimestre le previsioni erano sistematicamente superiori agli andamenti effettivi dell'economia. Ossia, i mercati azionari scontavano nei prezzi una crescita maggiore di quella effettivamente in corso. La differenza è misurata dall'Indice delle Sorprese (Surprise Index). Per inciso, la divaricazione fra previsioni e andamenti effettivi si ha, sebbene in misura meno marcata, anche nel primo trimestre del 2012. A settembre l'OCSE rivede le stime di appena tre mesi prima sulla crescita europea, dimezzandola. Una revisione di questa portata è un evento raro. Nel terzo trimestre del 2011 si ha perciò un deterioramento dell'economia reale. Le borse incominciano a flettere. Ma la crisi si estende ai debiti pubblici.

La crescita modesta o nulla ha, infatti, un forte impatto sui paesi molto indebitati, secondo questo meccanismo. Il deficit pubblico, che aumenta in caso di crisi, perché le entrate fiscali cadono, mentre le spese sono rigide, alimenta il debito, dal momento che il deficit è finanziato emettendo obbligazioni. Se la crescita del debito è maggiore della crescita dell'economia, allora il rapporto Debito/PIL aumenta. Il finanziamento del debito diventa perciò più oneroso, perché ci vogliono più risorse per pagare gli oneri da interessi. Queste risorse vanno tolte da altre parti, o aumentando il carico fiscale o tagliando le spese. Alla fine il sistema politico va sotto pressione. A meno che il sistema politico non reagisca velocemente e bene, i mercati finanziari finiscono per chiedere un maggior premio per il rischio, nella forma di maggiori rendimenti sul debito pubblico.

Ed ecco che l'Italia e la Spagna vanno sotto pressione. Le manovre di correzione nel terzo e nel quarto trimestre del 2011 dei conti pubblici in Italia sono state tre (due con Berlusconi e una con Monti), ma gli spread a breve e a lungo termine con la Germania non sono scesi nemmeno con la terza manovra. Essi sono scesi e molto velocemente solo dopo che la Banca Centrale Europea ha deciso di finanziare - con un interesse minimo - le banche di credito ordinario, affinché queste ultime comperino il debito dei paesi mal messi. La normalizzazione – ossia il ritorno ai valori precedenti la crisi del secondo semestre del 2011 - si ha perciò solo nel 2012, come mostra la tabella, dove si hanno i rendimenti dei debiti pubblici a breve e a lungo termine dell'euro-area che escludono i paesi messi peggio come la Grecia e il Portogallo, perché questi ultimi si muovo in un mondo proprio.

A marzo 2012

Massimo 2011

Media II sem 2011

A breve

1,02%

3,56%

2,24%

A lungo

3,35%

4,62%

4,05%

Credit Default Swap

245

465

160

Nel quarto trimestre del 2011 a manovra italiana approvata e con l'annuncio del finanziamento della Banca Centrale Europea alle banche di credito ordinario, le borse europee riprendono a salire. Ossia, una volta caduto il premio per il rischio dovuto al possibile deragliamento dei debiti pubblici, i prezzi delle azioni sono risaliti, tornando, nei primi mesi del 2012, al livello antecedente la crisi dell'estate del 2011. Negli Stati Uniti il mercato delle azioni è risalito, perché da giugno fino a dicembre l'Indice delle Sorprese ha mostrato un andamento effettivo dell'economia migliore delle attese.

E' finita la crisi del 2011? In Europa si hanno ancora delle tensioni. La Spagna avrà un disavanzo del bilancio pubblico maggiore delle attese e una crescita inferiore. Di conseguenza il suo debito pubblico sta andando sotto pressione. In Francia il candidato socialista alla Presidenza ha dichiarato che non vuole attenersi agli accordi detti di “Fiscal Compact” (quelli in cui i bilanci pubblici debbono essere in pareggio) e chiesto anche che la Banca Centrale abbia degli obiettivi di crescita (e non solo di controllo dell'inflazione). Negli Stati Uniti gli andamenti effettivi dell'economia sono tornati ad essere inferiori alle attese.