L’economia britannica è flessa nel terzo trimestre in rapporto al secondo (-0,4%), mentre le attese erano di un lieve rimbalzo (+0,2%). La sterlina è flessa, la borsa è salita, i rendimenti sulle obbligazioni lunghe non si sono mossi. Questa combinazione, che sembra insensata, non lo è. Se l’economia inglese non si riprende, allora i tassi di interesse saranno tenuti bassi, mentre potrebbe continuare l’acquisto di titoli del Tesoro a lungo termine da parte della banca centrale. La sterlina resterà debole e i prezzi delle obbligazioni sostenuti. Quasi la metà degli utili delle grandi imprese quotate si forma fuori dalla Gran Bretagna: così, con la sterlina che cade, le imprese registrano utili nominali maggiori. Le azioni sono quindi comprate.
La prima conclusione è che i mercati finanziari non riflettono gli andamenti reali dell’economia britannica. La seconda conclusione è che non si può dire che i mercati siano «ottimisti» sulla ripresa, ma solo che sfruttano la combinazione di tassi bassi e moneta debole. Se tale combinazione possa durare è il punto.
Proponiamo questo ragionamento. La ripresa sarà stentata. I mercati finanziari potranno per qualche tempo continuare ad «alimentarsi» di politica monetaria permissiva. Gli investitori che «trasudano ottimismo» in pubblico sanno «in cuor loro» che il tutto ha un termine. A un certo punto qualcuno inizierà a vendere. Allora si vedrà che non ci sono compratori. Allora tutti venderanno all’improvviso e senza una ragione apparente.
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