Come noto, i deficit pubblici sono cresciuti per effetto della crisi. I deficit sono finanziati con l’emissione di obbligazioni e quindi è cresciuto il debito pubblico. Si potrebbe sostenere che, una volta che torna la ripresa, tutto si riequilibra: 1) scendono, infatti, le spese per sussidi, mentre aumentano le entrate fiscali e dunque i deficit si riducono; 2) i debiti di conseguenza crescono meno, e crescono meno di quanto, intanto, non cresca l’economia. I conti di breve termine potrebbero essere questi, e ciò potrebbe indurre ad «abbassare la guardia». I conti di lungo termine differiscono, perché la popolazione invecchia costantemente e quindi aumentano le spese legate all’invecchiamento, come quelle sanitarie.

La Banca dei Regolamenti Internazionali prende come riferimento (1) le proiezioni di spesa statale del Congressional Budget Office e della Commissione Europea e le mette in rapporto con il costo del debito pubblico e con la crescita. Si hanno così i numeri. Da notare che il costo del debito è – nella simulazione – simile a quello dell’ultimo decennio, così come il tasso di crescita è – nella simulazione – simile a quello dell’ultimo decennio. Ne viene fuori un quadro preoccupante.

I debiti pubblici – come si vede a pagina 8 del Rapporto – letteralmente esplodono (la linea rossa). Sono allora simulate delle politiche di rientro. Nel primo caso, delle politiche di rientro graduale del deficit (la linea verde). Nel secondo caso, delle politiche di rientro graduale del deficit – ossia come nel primo caso – ma con le spese legate all’invecchiamento, mantenute costanti nel tempo (la linea blu).

Il secondo caso dovrebbe mostrare un netto miglioramento dei conti. Eppure, anche così gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono messi malissimo. L’Italia è messa benissimo. Con politiche di correzione graduale e tenendo la spesa legata all’invecchiamento costante nel tempo, il debito pubblico italiano nientemeno (in rapporto al Pil) si dimezza. L’Italia è diventata (nelle proiezioni) un modello di virtù fiscale!

Ci si potrebbe chiedere come mai la crescita del debito pubblico è insostenibile. Come si vede dal Rapporto a pagina 9, oggi la Gran Bretagna spende per pagare gli interessi sul debito pubblico il 5% del Pil. Nel 2050 – in assenza di manovre di correzione – finirebbe col pagarne il 30%. Si capisce che un’economia in cui la spesa pubblica è tutta volta a pagare gli interessi sul debito non sta in piedi. Non potrebbe, infatti, pagare i soldati, i giudici e i poliziotti, ossia le figure professionali dello «stato minimo». Figurarsi lo «stato sociale».

(1)  http://www.bis.org/publ/othp09.pdf