Ci sono grosse novità nei mercati finanziari, che spiegano il disagio e lo smarrimento.
Gli scambi automatici sono le compravendite fatte in automatico dai computer, che, seguendo l’andamento dei prezzi di molte attività finanziarie – delle azioni e delle obbligazioni, dei cambi –comprano o vendono a seconda dei segnali che ricevono dai modelli, dagli algoritmi, che incorporano. Siccome i prezzi si muovono nel continuo, mentre i fondamentali – l’andamento degli utili e dei bilanci pubblici – si muovono lentamente (gli utili, per esempio, si conoscono con cadenza trimestrale), ecco che i modelli osservano e reagiscono essenzialmente ai mutamenti dei prezzi. Bene, gli scambi automatici sono sempre più importanti. Il loro volume giunge alla metà e oltre degli scambi. E gli scambi per di più sono sempre più a breve termine. Per i numeri e per approfondimenti, si veda (1).
Magari hanno ragione gli algoritmi e torto gli umani che usano solo il proprio cervello, che è lento, a differenza dell’intelligenza artificiale, che è velocissima. Può essere; ma, a guardar bene, non è detto. Se si osserva la serie storica dei rapporti fra prezzo e utile e la serie storica della Borsa con la demografia, si ha ancora una Borsa che segue all’incirca gli andamenti storici che l’hanno caratterizzata. Per i numeri e per gli approfondimenti, si veda (2). Dunque gli scambi automatici producono una grande – e spesso incomprensibile – volatilità nelle Borse, ma questa volatilità non ha ancora allontanato i prezzi dai binari storici, dettati dai fondamentali, che sono gli utili e la demografia. Potremmo quindi dire che è una volatilità «inutile», s’intende per tutti quelli che non muovono il portafoglio in nano-secondi, contando di guadagnare.
Mentre la Borsa è diventata molto volatile, anzi volatile come non è mai stata, le obbligazioni sono diventate carissime. Le obbligazioni, infatti, hanno ormai rendimenti nulli, se si considera l’inflazione. Questo fatto ci dice che prevale l’ipotesi di un forte rallentamento dell’economia. Si preferisce non guadagnar nulla pur di preservare il capitale. Per i numeri e per gli approfondimenti, si veda (3). La Borsa, pur volatile come non è mai stata, dopo ogni crisi degli ultimi anni ha perduto un pezzetto di premio per la crescita, che si misura con il rapporto fra il livello dei prezzi e quello degli utili (il P/E). Oggi il premio per la crescita è inferiore a quello del 2007 e del 2000, che sono i picchi del premio. La Borsa europea – a differenza di quella statunitense – lo ha poi perso del tutto, perché è tornata ai livelli di P/E degli anni Settanta e Ottanta. Per i numeri e per gli approfondimenti, si veda (4).
In conclusione: 1) la Borsa è influenzata dagli scambi automatici, e dunque si muove vorticosamente e spesso in maniera incomprensibile; 2) è sempre più volatile, ma, a ben guardare, è sempre meno cara, mentre 3) le obbligazioni scontano un forte rallentamento dell’economia, e dunque sono diventate carissime. La conclusione pratica è che si deve capire che cosa fare «scremando» la volatilità, per osservare la tendenza. Tendenza che potrebbe però essere al ribasso – nonostante la riduzione del premio per il rischio – se l’economia rallenta moltissimo, come si evince anche dai prezzi delle obbligazioni dei paesi detti «virtuosi».
(1) Sugli scambi automatici:
(2) Su prezzi, utili e demografia:
http://www.centroeinaudi.it/images/lettera_economica/peshiller.gif
http://www.centroeinaudi.it/images/lettera_economica/demografiaborsa.gif
(3) Sulla volatilità delle Borse e sulle obbligazioni:
(4) Sulla riduzione del premio per il rischio:
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