Nella fasi di forte nervosismo, non solo finanziario, diventa particolarmente difficile trovare il modo di affrontare qualunque argomento. Si corre il rischio aggiuntivo di apparire superficiali o fuori tema se non si intende assecondare la tendenza prevalente, ma forse vale la pena cercare qualche appiglio che aiuti nel momento della burrasca a restare a galla.

 

La prima reazione degli analisti al fenomeno del coronavirus si è concentrata sulla riduzione secca delle aspettative di utili dei settori primari - energia e materie prime in particolare, ma anche il settore dei beni durevoli compreso il settore automobilistico. Bisogna premettere che da inizio anno le revisioni degli utili al ribasso sono aumentate e quelle al rialzo sono diminuite costantemente – ci si riferisce all’indice complessivo americano S&P500 (grafico 1) – evidenziando un peggioramento complessivo della percezione delle prospettive delle società quotate. Probabilmente questa tendenza si accentuerà a causa dell’improvvisa espansione del coronavirus.

In alcuni casi questa tendenza potrebbe essere eccessiva, a prescindere dagli effetti incerti dell’impatto economico dell’epidemia. E’ il caso, ad esempio, proprio del settore petrolifero. Le valutazioni relative del settore sono ormai talmente depresse da avere raggiunto i livelli del 1941 (grafico 2). Per essere precisi, significa che la performance di Borsa del settore petrolifero americano è stata talmente modesta, a partire dalla Grande Crisi Finanziaria, rispetto all’indice complessivo S&P500 da annullare qualunque vantaggio accumulato in ottant’anni.

Per alcuni questo fenomeno potrebbe essere ovvio in virtu’ della forza trainante delle società tecnologiche, già manifestata durante la bolla internet del 2000 e diventata praticamente definitiva nell’ultimo decennio. Fenomeno che sembra aver reso non solo matura ma persino obsoleta, sebbene forse non ancora inutile, l’attività legata al petrolio e ai suoi derivati.

Una visuale opposta potrebbe ritenere paradossale la sottostima di questo settore primario, data la evidente importanza che ancora ricopre nell’economia globale – petrolio e gas rappresentano ancora la metà della produzione e dei consumi di risorse energetiche (*). In ogni caso, se effettivamente i mercati finanziari dovessero possedere una particolare capacità nel cogliere le direzione prospettica dell’economia globale, e non è detto che sia vero, si dovrebbe ritenere che l’era del petrolio sia quasi conclusa.

(*) https://www.iea.org/data-and-statistics/data-tables

 

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