Nelle due settimane di convention in vista delle elezioni del 6 novembre, gli americani hanno ascoltato molti numeri. Numeri veri, numeri finti, numeri manipolati, numeri esagerati, numeri inventati.
Se dovessimo fare la classifica dei numeri che più sono stati chiacchierati, al primo posto ci sarebbe il tempo con cui Paul Ryan, candidato vicepresidente per i repubblicani, ha corso una maratona in Minnesota (lui ha detto sotto le tre ore, i risultati ufficiali lo danno oltre le quattro ore: oggi comunque non ne corre più, ha mal di schiena (1)) e al secondo posto l’interpretazione dei dati sull’occupazione dell’ultimo mezzo secolo data dall’ex presidente democratico, Bill Clinton, nel suo splendido discorso a Charlotte (2): “Dal 1961 a oggi, i repubblicani sono stati alla Casa Bianca per 28 anni, i democratici per 24. E in questi 52 anni, la nostra economia ha prodotto 66 milioni posti di lavoro nel settore privato. Sapete qual è il risultato netto? I repubblicani ne hanno creati 24 milioni, i democratici 42”.
Gli esperti si sono avventati su questi numeri e hanno decretato che non erano del tutto corretti, ma ogni speculazione è stata spazzata via qualche ora dopo, quando sono usciti i dati ufficiali sulla disoccupazione nell’agosto scorso, quelli che secondo tutte le analisi da convention avrebbero oscurato e attutito il grande impatto di Obama (3). 96 mila posti di lavoro aggiunti, meno dei 130 mila attesi (anche le stime di giugno e luglio sono state riviste al ribasso): il tasso di disoccupazione scende al’8,1 per cento per via di quelli che smettono di cercare lavoro. La creazione di posti di lavoro è una delle issue più importanti di questa campagna elettorale, e riporta all’idea di fondo che le due parti in campo hanno rispetto al rilancio economico.
Paul Ryan è considerato il “game changer”, quello che ha introdotto nuovi temi di discussione nel grande e più importante ambito: l’economia. “Mitt Romney e io abbiamo un piano per creare 12 milioni di posti di lavoro in quattro anni. E lo faremo riducendo la spesa pubblica sotto il 20 per cento del PIL”, ha detto il giovane politico del Wisconsin alla convention di Tampa. (4). Per ridurre la spesa Ryan propone la privatizzazione quasi totale del Medicare, il sistema che assicura gli anziani in campo sanitario, stimolando la crescita con un abbassamentodelle tasse, a partire da quelle dei ricchi – scontro frontale con il mondo ddi Occupy WWall Street e dintorni. I dettagli non sono stati forniti – non è la priorità delle convention fornire dettagli, nonostante gli elettori li chiedano a gran voce – e così l’effetto rivoluzionario è rimasto contenuto (5).
Perché anche il Rivoluzionario in Chief, il presidente Obama, nel frattempo assalito dalla realtà della vita quotidiana (da leggere il libro di Bob Woodward su come sono fallite le negoziazioni tra presidente e repubblicani al Congresso sul tetto sul debito (6)), ha detto che per migliorare la situazione economica ha bisogno di quattro anni ancora: come scrive il premio Nobel Paul Krugman (7), nel prossimo mandato potrebbero esserci più novità e miglioramenti, ma quattro anni non saranno comunque sufficienti.
(1) http://www.huffingtonpost.com/2012/09/01/paul-ryan-marathon-time_n_1848715.html
(4) http://www.youtube.com/watch?v=_guIft_LKGc
(6) http://theweek.com/article/index/232989/bob-woodwards-price-of-politics-4-talking-points
(7) http://www.nytimes.com/2012/09/07/opinion/krugman-cleaning-up-the-economy.html?ref=opinion
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