Dopo il referendum in Crimea, dove si è “scelto” fra l'indipendenza e l'annessione alla Russia, potrebbero scattare le sanzioni degli USA e della UE contro Mosca, perché quest'ultima ha imposto la consultazione popolare con una spedizione militare priva di riconoscimenti e insegne. Proviamo a immaginare le mosse e le contromosse. Proviamo a immaginare lo scenario in cui tutto si ripiana, ed uno in cui lo scontro riprende.

Intanto i punti a favore della Russia. 1) La Russia ha delle cospicue riserve valutarie che può usare per evitare che la fuga dei capitali – sia degli investitori esteri sia del russi – affossi le obbligazioni e il rublo. Le riserve valutarie però possono contrastare temporaneamente degli squilibri, ma non possono fissare la direzione. 2) Sul ricatto energetico – la Russia produce ed esporta il 10% delle materie prime di origine mineraria del mondo – si dovrebbe essere scettici, perché le esportazioni russe sono quasi tutte di materie prime e perché importano pressoché tutto, incluso i generi alimentari. Mosca non può rinunciare a importare, a meno che non si arrivi a uno scontro molto più duro. 3) La Russia ha molti denari all'estero sia come debito pubblico statunitense detenuto, sia come attivi dei propri cittadini – da intendersi come privati e come imprese. Il debito statunitense può anche venderlo – si dice che ammonti a circa 135 miliardi di dollari, che sembra tanto, ma il debito pubblico complessivo degli USA è di 16 mila miliardi. Gli attivi privati dei russi possono essere venduti, ma è difficile che rientrino in Russia, perché il Paese non eccelle nel campo della “certezza del diritto”. Dunque, alla fine, Vladìmir Putin non ha molte munizioni di tipo economico.

Siamo ai punti a favore dell'Occidente. 1) A differenza dei tempi sovietici, i russi hanno molti beni all'estero, beni sia finanziari sia immobiliari. Non pochi membri della classe dirigente hanno le famiglie che vivono all'estero. I loro beni potrebbero essere congelati e i loro visti di soggiorno ripensati. 2) La Russia ha un PIL di circa 2 mila miliardi di dollari, mentre la UE e gli USA insieme arrivano a circa 30 mila miliardi di dollari. Ossia la Russia è un quindicesimo delle economie dell'Occidente. Le sanzioni e le contro sanzioni non sono perciò un vero problema economico per l'Occidente.

Conclusioni. Il rischio in caso di inasprimento delle tensioni è di natura politica: la Russia che annette la Crimea (e questo però è scontato nei prezzi, perché il Referendum con il suo esito pro Mosca è “nelle cose”), ed anche la parte orientale dell'Ucraina (e questo non è scontato). Se la vicenda finisse con il Referendum, avremmo una mezza sconfitta dell'Occidente, perché si sono cambiate le frontiere di uno stato sovrano, ma le “cose finirebbero lì”. Diverso è il caso della annessione della parte Orientale dell'Ucraina. In questo secondo caso, avremmo il segnale che Mosca vuole tornare alle frontiere dell'Unione Sovietica. E questo è un evento ben più grave della vicenda della Crimea. Quali sono le variabili cruciali da osservare nei prossimi tempi? Gli eventuali sanguinosi incidenti – più o meno orchestrati - nell'Ucraina orientale, dove le vittime russofone chiedono la protezione di Mosca.