Le imprese che vanno male licenziano, quelle che vanno bene assumono. L’occupazione si sposta dai settori in declino a quelli in ascesa. Mettendo in rapporto i «nuovi disoccupati» con i «nuovi occupati», si ha una misura di quanto un sistema sia dinamico. Negli Stati Uniti si aveva in media un nuovo disoccupato per ogni nuovo occupato dal 1950 fino alla crisi ultima (1). Durante le recessioni il rapporto cresceva fino a 2 nuovi disoccupati per ogni nuovo disoccupato, ma poi le cose tornavano nella norma. Dal 2008 si è avuto un picco di 6 nuovi disoccupati, e ora siamo sopra 4. Il sistema statunitense sembra molto meno dinamico.

Potrebbe diventarlo in futuro? La capacità manifatturiera degli Stati Uniti sta diminuendo. Inoltre, il disavanzo commerciale con l’estero (escludendo il petrolio) non riesce a ridursi (2). In futuro gli Stati Uniti potrebbero non produrre abbastanza merci per il consumo interno e per le esportazioni. Gli Stati Uniti, per ripagare il debito estero, debbono, infatti, diventare un «esportatore netto» di merci e servizi. Come potrà mai ridursi il loro debito estero? Al di là di questo aspetto non secondario, il «Patto Americano» era la piena occupazione con consumi individuali crescenti (3).

La modesta dinamicità dell’economia – come misurata dal succitato rapporto nuovi disoccupati/nuovi assunti – insieme al notevole debito delle famiglie, non giocano a favore del «Patto».

Questi sono ragionamenti di lungo termine. Come stanno andando le cose nel breve termine? Prendiamo il traffico ferroviario statunitense nel campo delle merci (4). Nel 2006, nel 2007 e nel 2008 fino all'autunno, non si registrano variazioni di rilievo. Dall’autunno del 2008 sino alla fine dell'anno abbiamo una forte caduta. Nel 2009 si ha un «sali e scendi» senza tendenza. Nel 2010 assistiamo a una ripresa e poi a un indebolimento. Siamo comunque lontani dal livello antecedente la crisi – circa un 15% al di sotto.

Insomma, se il traffico ferroviario fosse una buona approssimazione dell’andamento dell’economia, potremmo affermare che non si vede dove stia la ripresa.

Il mercato azionario statunitense come si esprime di questi tempi? Si misurino le escusioni dai massimi relativi ai minimi relativi di ogni sottoperiodo del 2010. Si vede bene che non solo non si ha una direzione, ma che le escusioni sono notevoli (5). Non meraviglia che un mercato così indeciso registri degli scambi molto modesti.



(1) http://www.centroeinaudi.it/images/lettera_economica/distruzione%20creatrice.jpg

(2) http://economistsview.typepad.com/timduy/2010/07/deficitwidens.html

(3) http://www.ft.com/cms/s/0/39c67712-8eb1-11df-8a67-00144feab49a.html

(4) http://calculatedriskimages.blogspot.com/2010/07/rail-traffic-june-2010.html

(5) http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/trichet/Market%20Volatility%207.14.jpg