Il piano di salvataggio della Grecia è stato annunciato durante lo scorso fine settimana. Esso è abbastanza chiaro sul versante dei conti pubblici, mentre è oscuro sul piano dei conti privati (1). Abbiamo avuto due giorni per osservare le prime reazioni. Disponiamo i rendimenti greci secondo le scadenze – dai tre mesi ai trent’anni. A tre mesi abbiamo un rendimento del 4%, a due anni del 14%, a trent’anni dell’8%. Dunque il mercato delle obbligazioni pensa che fino a tre mesi la Grecia possa farcela, dubita che possa farcela a due anni, e ritiene che, se supera la crisi del secondo anno, è possibile che riesca a salvarsi. Il piano di salvataggio passerà sotto le forche caudine fra due anni circa, quando la Grecia dovrà mostrare di essersi risanata (2). Da qui gli elevati rendimenti sui titoli a due anni. I mercati sono interdipendenti, perciò i dubbi sulla Grecia si sono subito riverberati sulle banche greche e poi sulle altre, che detengono – seppur in misura diversa – una quota non modesta del suo debito (3).


(1) http://www.centroeinaudi.it/notizie/l-accordo-per-salvare-la-grecia.html

(2) Sono messi a confronto i risanamenti di alcuni paesi nel corso del tempo. Si ha la crescita attesa, l’effetto del cambio, la manovra fiscale richiesta. La Grecia ha una crescita attesa nulla, non può usare il cambio e deve varare una manovra fiscale di dimensioni inusuali. Nel grafico la Grecia è in alto a sinistra, nella posizione peggiore:
http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/Image%205.jpg
(3) Sommando il debito pubblico detenuto ed i crediti alle banche greche si arriva - per il sistema finanziario europeo - a 190 miliardi di euro:

http://ftalphaville.ft.com/blog/2010/05/05/219641/%e2%80%98the-ecb-will-be-forced-into-the-end-game/