La Banca Centrale degli Stati Uniti (FED) ha deciso di alzare i tassi (di poco, dello 0,25%), e di calibrare i rialzi successivi sugli andamenti economici effettivi. Ogni membro della FED deve esprimere la propria opinione, e così si sa che la previsione mediana sui tassi è - alla fine del prossimo anno - intorno al 1,5%, la stessa previsione che era stata fatta a settembre. Inoltre, la FED ha dichiarato che non venderà i titoli di stato che aveva comprato in abbondanza fino a che le cose non si saranno chiarite.
Insomma, poco è cambiato, i tassi saranno rialzati leggermente nel corso del tempo fino ad un livello intorno al 1,5% a fine 2016 (1), livello appena inferiore a quello dell'inflazione corrente, se si escludono i beni volatili come il petrolio ed il cibo (2). Alla fine i tassi reali saranno intorno allo zero, sempre che il prezzo del petrolio e del cibo non salga.
Insomma, la decisione è stata quella di mandare un segnale, ma non quella di iniziare una politica di forti rialzi dei tassi. Perciò i mercati finanziari possono continuare ad essere alimentati da una liquidità abbondante.
Lo scenario dei tassi è quello di una crescita economica moderata senza spinte inflazionistiche. Ciò che pare ragionevole. Alberga però sardonico il dubbio su che cosa accadrebbe semmai la crescita fosse inferiore e l'inflazione maggiore (3).
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https://next.ft.com/content/2723a5f7-5301-3a4a-b408-83deb19ef5b5
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https://next.ft.com/content/ad531e9c-afd7-3032-978c-a5c8ff4897b6
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http://bepperusso.com/usa-il-2016-e-la-mini-stagflazione/
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