Si celebra il rimbalzo dei mercati azionari, che dal minimo di marzo è stato del 25%. Il numero impressiona, se osservato fuori contesto.

Si prenda l’indice di riferimento, lo Standard & Poor’s, dal massimo del 2007. Il primo grafico che mostriamo è di The Chart Store. Si disegni una retta per ogni ascesa e discesa. Si vede che questo è il settimo rimbalzo dal 2007. Dal massimo del 2007 fino all’estate del 2008, le ascese e le cadute erano state sia contenute sia di lunga durata. Dall’estate del 2008 le ascesa e le cadute sono molto marcate e di breve durata. Il rimbalzo di quest’ultimo mese assomiglia ai due rimbalzi precedenti, se lo misuriamo come variazione percentuale.


Alla lunga, i prezzi delle azioni seguono l’andamento degli utili e dei rendimenti. Vediamo i primi. I numeri del secondo grafico sono della Federal Reserve di New York, tratti da The Global Economic Indicators. Gli utili non finanziari statunitensi, escludendo gli utili che sono di pertinenza delle imprese estere negli Stati Uniti e di quelle statunitensi che si formano all’estero, si sono dimezzati in rapporto al reddito nazionale. Le previsioni sono quelle di una ripresa anemica (1).
 

I rendimenti delle obbligazioni sono in caduta dal 1999, come mostra il terzo grafico. La caduta ha accelerato alla fine del 2008, ma poi si è avuto un rimbalzo. Se si tiene conto della fragilità del bilancio pubblico statunitense (1), si arriva alla conclusione che i rendimenti dovrebbero salire. Un futuro di utili anemici e di rendimenti in ascesa sembra quello più probabile.

 

Il rimbalzo in corso assomiglia a quelli precedenti. Inoltre, la dinamica degli utili e dei rendimenti non milita a favore di una borsa in ripresa stabile. Non è però semplice decidere, se si gestisce il denaro altrui. Soprattutto se il denaro altrui è quello di chi non segue analiticamente i mercati, ma di chi legge i giornali non specialistici e di chi guarda la televisione, dove appaiono leader fiduciosi. Chi ha investito desidera vedere i prezzi salire. Se salgono, è spinto a leggere l’andamento come un’uscita dalla crisi (bottoming out), e non come un normale rimbalzo dei mercati nei cicli di correzione (bear rally). Quando si hanno rimbalzi come gli ultimi tre, ecco che riappaiono, sorta di fiume carsico, coloro che affermano che i prezzi non sono mai stati così bassi e che si ha un’occasione per il lungo termine. In realtà, i prezzi non sono bassi in rapporto agli utili (2) e il lungo termine è concetto indefinito – dura qualche anno o molti decenni? (3).

 
(1) http://www.centroeinaudi.it/notizie/la-solidità-dei-bilanci-pubblici.html
  

(2) http://www.centroeinaudi.it/ricerche/stati-d’-animo-e-diagnosi-complesse / III.html

(3) http://www.centroeinaudi.it/ricerche/capire-la-crisi.seconda-parte.novembre-2008.html


zig_zag_da_inizio_crisi
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profitti_domestici_-_fedny
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dieci_anni_di_trentennale
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