I clienti più facoltosi di Merrill Lynch, intimoriti dalla crisi, si sono messi a comprare oro. Da notare, l’oro fisico, i lingotti, non i derivati, ossia quegli strumenti finanziari che hanno un prezzo collegato a quello dell’oro fisico, come i future o gli ETF. La ragione di questa scelta è ovviamente il timore che le cose del mondo prendano una piega molto brutta.

Se le cose prendono una brutta piega, ecco che tutto finisce col valere poco, mentre l’oro, si sa, mantiene il proprio valore: cade il prezzo di tutto, mentre quello dell’oro non cade, e quindi, alla fine della crisi, con l’oro si comprano molte cose. Uno potrebbe pensare che, poiché i ricchi sono più informati dei comuni mortali, essi vanno presi sul serio quando decidono che cosa fare. Qui si hanno due asserzioni da analizzare, la prima è se è vero che i ricchi ne sanno di più, la seconda e se è vero che l’oro mantiene il proprio valore in ogni circostanza.
 
Il prestigio dei ricchi, questi ultimi vanno intesi nel nostro ragionamento come gli umani portatori di una maggior sapienza in economia, è stato scosso dalla vicenda del finanziere statunitense Bennie Magoff, che ha mostrato a tutto il mondo che i ricchi, ed i consiglieri dei ricchi, sono creduloni tanto quanto i poveri: essi hanno, infatti, creduto a dei risultati finanziari che erano da anni sempre in ascesa e senza scosse. Non si può generalizzare una vicenda per concludere che i ricchi ed i loro consiglieri ne sanno quanto gli altri. Serve un argomento solido. Proponiamo quello di un economista degli anni cinquanta, S. Kuznets. Se ci fosse stata una famiglia al mondo capace di investire al tasso d’interesse prevalente nei millenni, che è stato pari ad un misero 1,5%, 1 euro, o meglio, una moneta che cambiava nel corso del tempo, bene, oggi, se facciamo i conti, essa comprerebbe, come minimo, l’economia mondiale. Nessuno è mai riuscito a fare una cosa apparentemente così semplice. Non una famiglia aristocratica, non una plebea, è mai riuscita ad investire nei millenni al tasso d’interesse che si poteva ottenere. Il ragionamento porta alla conclusione che è impossibile per una famiglia sopravvivere nei secoli, mantenendo o accrescendo la propria ricchezza. La prova è data dall’assenza di qualcuno assurdamente ricco, perché erede di gente capace di investire per secoli, al tasso prevalente, una somma inizialmente misera. Altrimenti detto, qualunque sia la ricchezza, essa, nel corso del tempo, è spesa o derubata. Se così non fosse, oggi avremmo gli eredi degli antichi romani che con i denari investiti sarebbero in grado di comprare molte volte il PIL mondiale.

Insomma, i ricchi ne sanno quanto gli altri. Qualche ricco guadagna e diventa più ricco, qualche ricco perde e diventa povero, qualche povero guadagna e quindi diventa ricco, qualche povero perde e quindi resta povero. Nessuno riesce però ad accumulare sapere economico da trasmettere alla progenie. Segue che, se quest’anno il mondo andasse male e l’oro bene, i ricchi di Merrill Lynch avrebbero ragione, ma questo prova nulla. Un povero, preoccupato per come va il mondo, che ha venduto le sue poche quote di un volgare fondo comune per comprare un anello d’oro alla moglie, potrebbe dire di essere stato altrettanto lungimirante.
 
Infine l’oro. Si dimentica spesso che l’oro non distribuisce dividendi o cedole, dunque non ha un prezzo che si forma a partire dal valore attuale di un flusso di reddito. Flusso incerto quanto si vuole, ma reale. Il suo prezzo dipende dalla domanda e dall’offerta, in assenza di fondamentali, ossia di variabili esterne che ci dicano anche “a spanne” quanto vale una cosa. Insomma, l’oro non ha una base solida, o, se vogliamo, razionale. L’oro vale e quindi può essere sicuro in certe circostanze solo “per convenzione”. Nel caso in esame, i ricchi della Merril Lynch pensano che, se tutto va male, venderanno l’oro nel prossimo futuro ad un prezzo maggiore a qualcuno che avrà ancora più paura di loro. Costui lo comprerà perché pensa di venderlo ad un prezzo maggiore a chi avrà ancora più paura, e così via. Una “speculazione”, insomma. L’ultimo che ha comprato l’oro, forse a meno di una glaciazione o di un’invasione di marziani, si troverebbe in mano una cosa che ha pagato tantissimo. E non è nemmeno detto che quel che gli è costato tantissimo valga tantissimo, perché in caso di glaciazione il carbone varrebbe più dell’oro, e perché i marziani forse non credono nell’oro come riserva di valore, ma pensano che sia solo un metallo raro con cui costruire dei pezzi d’astronave.
 
Pubblicato su L'Opinione il 17 gennaio 2009